Hockey

Maillet, dal giardino di ghiaccio in Canada alla Gottardo Arena

Il nuovo straniero dell’Ambrì Piotta è pronto a conoscere il campionato svizzero: «Non ho mai giocato su piste così grandi, ma il mio stile di gioco può giovarne, perché avrò più spazio per essere creativo in fase offensiva»
© CdT/ Chiara Zocchetti
12.08.2024 21:00

Avete in mente quelle piste da hockey costruite «fai da te» che si vedono spesso nei film ambientati in Canada? Quelle all’aperto, illuminate dalle stelle in cielo e qualche lucina. E ovviamente decorate con qualche bandiera con la foglia d’acero al centro. Ecco, il nuovo straniero dell’Ambrì Piotta Philippe Maillet ha mosso i suoi primi passi nel mondo dell’hockey in un’ambientazione simile. «Mio papà costruiva sempre una pista di ghiaccio in giardino – racconta lui –. Dato che in Québec in inverno faceva molto freddo, gli bastava annaffiare la neve e il gioco era fatto. Ho iniziato lì a pattinare. Giocavo a hockey da solo o con alcuni amici, e così è nata la mia passione. Mi sono iscritto a una squadra quando avevo cinque anni». Uno scenario difficilmente immaginabile alle nostre latitudini. «Anche qui si sente però la passione per l’hockey, e mi hanno parlato del calore dei tifosi biancoblù. Sì, sono davvero entusiasta di essere qui».

Aspettative alte

Philippe Maillet, classe 1992 (178 cm x 84 kg), ha trascorso gran parte della sua carriera in AHL, dove ha disputato 288 partite condite da 82 reti e 132 assist. Durante la stagione 2020-21 esordì anche in NHL con la maglia dei Washington Capitals, senza però riuscire a trasferirsi stabilmente nel maggiore campionato nordamericano. «Credo di aver fatto tutto il possibile per entrarci. Ma non è facile, devi essere forte anche mentalmente. Quando poi non sei più un giovane talento, vieni considerato meno», ci spiega.

Il centro canadese ha anche già assaggiato l’hockey europeo tra il 2021 e il 2023, dopo il trasferimento al Metallurg Magnitogorsk in KHL. «Inizialmente lo shock culturale fu grande, ma ricordo che si creò un gruppo unito. Il primo anno, dopo aver vinto la regular season, perdemmo a gara-7 la finale dei playoff». Un’esperienza, quella in Russia, che potrebbe rendere più facile il suo adattamento a un nuovo campionato: «Mi ha insegnato soprattutto a gestire la pressione che c’è su un giocatore straniero. So che le persone si attendono molto da me, e lo stesso faccio io con me stesso. Tuttavia, non ho mai giocato su piste così grandi e mi servirà un po’ per abituarmi. Ma il mio stile di gioco potrebbe poi anche giovarne, perché avrò più spazio per essere creativo in fase offensiva. Trovo che sia anche un campionato più maturo - perfetto per me che ho ormai 31 anni - dove si gioca però un hockey veloce che porta a segnare molte reti. E questo è ciò che mi piace fare, tenendo comunque sempre un occhio alla difesa».

«Perfetto per la mia famiglia»

Il suo contratto con l’Ambrì è valido solo per una stagione. «È stato un accordo reciproco, che permetterà loro di testare il mio livello e a me di provare la National League. In ogni caso, ho spesso avuto contratti di solo un anno e la cosa non mi preoccupa per nulla. Anche perché do sempre il massimo», chiarisce Maillet sorridendo.

L’attaccante, in Leventina, può contare sulla guida dei connazionali René Matte e Eric Landry, assistenti di Cereda. «Prima di firmare ho naturalmente parlato con entrambi, che sono qui da molto tempo, e anche con altri giocatori del campionato. Tutti mi hanno detto la stessa cosa, ovvero che si gioca un buon hockey, e che è anche un ambiente confortevole per la famiglia». A raggiungere Maillet in Ticino saranno, infatti, anche la fidanzata e il loro neonato. «L’anno scorso in Nordamerica è stato bello, ma l’Ambrì penso sia la decisione migliore per la nostra giovane famiglia. Qui il calendario presenta meno partite da giocare, e le trasferte sono meno lunghe. La squadra, inoltre, è competitiva, e quindi penso sia tutto perfetto».

Il numero capovolto

La maglia biancoblù che vestirà il 31.enne avrà il numero 61, una cifra che già lo ha accompagnato nelle ultime stagioni. «Il mio numero al college, in AHL e a Washington era però il 16. Quando sono atterrato in Russia, l’ho semplicemente capovolto. E dato che quelle stagioni sono andate piuttosto bene, ho deciso di mantenerlo. Ha anche il vantaggio di non essere spesso scelto, quindi è sempre disponibile». Il québécois non si definisce però superstizioso: «Mi piace avere una routine prima delle partite. Ma a parte questo, direi proprio che non faccio caso a queste cose».

Lontano dal ghiaccio, si definisce ridendo un «padre a tempo pieno»: «mi piace prendermi cura del mio bambino e della mia compagna. Tra i miei hobby però ci sono il golf e gli scacchi. Mi piacciono perché sono anche un allenamento mentale e mantengono il mio spirito competitivo, dato che devo sfidare altre persone online. Per il resto, penso di essere una persona calma e ordinaria».

Durante la prima amichevole estiva - disputata venerdì scorso a Visp - è stato inserito in linea con l’altro canadese della rosa Jonathan Ang. «Direi che è andata abbastanza bene. Sto familiarizzando con i nuovi compagni». E Philippe Maillet - cresciuto nel suo giardino ghiacciato come nei film - proverà a trasformare il suo periodo in biancoblù in una pellicola a lieto fine.

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