Mbappé, il Real e un sì che era scritto nelle stelle

Kylian Mbappé e il Real Madrid. Forse, dopo quello del principe William e Catherine Middleton nel 2011, il matrimonio più discusso di questo millennio. Ormai da anni la stella francese viene accostata ai Blancos e oggi, a pochi giorni dall’annunciato addio ufficiale al Paris Saint-Germain del 25.enne, «Marca» è uscita allo scoperto. Stando al quotidiano iberico, infatti, il fenomeno parigino avrebbe posto la fatidica firma sul contratto quinquennale offerto dal club di Florentino Pérez. Le cifre? Circa 20 milioni di euro di stipendio netto all’anno fino al 2029, più una cinquantina di bonus alla firma. Comunque meno di quanto il classe 1998 percepisce attualmente al PSG, ma abbastanza per convincerlo a sbarcare nel rinnovato Santiago Bernabéu. «Al netto dei dettagli, comunque, il passaggio di Mbappé al Real era ormai divenuto un segreto di Pulcinella - ci dice Alessandro Grandesso, corrispondente a Parigi per la Gazzetta dello Sport -. Anche perché si sapeva già da tempo che per lui la scelta era tra i Blancos e il PSG. Eliminata un’opzione, non poteva che rimanere l’altra».
Dei «Galácticos in divenire»
Del resto già nel 2022, anno dell’ultimo rinnovo di Mbappé con «les Rouge-et-Bleu», si era capito che difficilmente il talento parigino sarebbe rimasto alla corte di Nasser Al-Khelaïfi oltre il nuovo accordo. «Ed è tutto sommato logico - prosegue Grandesso -. È infatti naturale che dopo sette anni in seno al PSG, un campione del suo calibro voglia vivere una nuova esperienza. Specie se a bussare alla sua porta è il Real Madrid, la squadra più forte al mondo. Mbappé è nel pieno della sua carriera, e a 25 anni ha deciso di investire i prossimi cinque cercando di conquistare quanto - per ora - gli è sempre sfuggito con il suo attuale club: la Champions League e il Pallone d’Oro. Al Parc des Princes, peraltro, non avrebbe quasi più avuto nulla da dire. Certo, avrebbe potuto entrare ancor più nella leggenda del club divenendo un simbolo storico, ma esclusi i due trofei citati poc’anzi di fatto ha già vinto tutto quello che c’era da vincere, tagliando ogni traguardo significativo». Il passaggio al Real Madrid, da questo punto di vista, potrebbe consentirgli l’accesso a una nuova dimensione. Personale e di squadra. «Innanzitutto va sottolineato che sin da ragazzino Kylian sognava di vestire la maglia dei Blancos - ci dice il nostro interlocutore -. Poi certo, al netto del côté umano non va altresì sottovalutata la traiettoria del club di Florentino Pérez, il cui progetto per il futuro è ambiziosissimo. Il Real ha infatti tutto per trionfare nelle prossime stagioni, a partire da uno stadio rinnovato e all’avanguardia che dovrebbe garantire introiti annui per centinaia di milioni di euro. Il vero piatto forte è tuttavia la rosa, impreziosita dalla presenza di diversi tra i talenti più brillanti di questa generazione: Bellingham, Vinicius Junior, Rodrygo, Tchouaméni, Camavinga, Valverde, Militão, ecc. Un collega spagnolo li ha definiti dei “Galácticos in divenire”, nel senso che rispetto alle star già in parte appagate che composero i “Galácticos” originali, i giovani citati poc’anzi potrebbero dare vita a un ciclo interessante, vincente e soprattutto duraturo. Mbappé, all’interno di questo disegno, sarà il faro dell’intero progetto. Anche perché il suo spessore è decisamente più elevato rispetto a quello di ogni giocatore citato in precedenza. Persino di un fenomeno in rampa di lancio come Bellingham».
Guai a parlare di macerie
Detto di ciò che attenderà il parigino nel club della capitale spagnola, cosa resterà invece a quello in cui milita attualmente dopo il suo addio? Un cumulo di macerie? «Il colpo incassato dal PSG è di quelli duri da digerire, inutile nasconderlo - rileva Grandesso -. Anche perché perdere il miglior giocatore del mondo a parametro zero non è mai un grande affare. Tuttavia non trovo corretto affermare che al Parc des Princes rimarranno soltanto macerie dopo la partenza di Mbappé. La base della rosa resta infatti buona e già nelle ultime sessioni di mercato la società aveva lasciato intendere di voler cambiare rotta e politica rispetto al passato. L’intento, chiaro, è quello di evitare la precedente logica che vedeva il PSG puntare - e comprare - tutti i migliori giocatori al mondo, finendo poi con lo strapagarli. Fatta questa premessa, ad ogni buon conto, è indubbio che dopo l’addio dell’attuale attaccante numero 7 la società tornerà a investire per sostituirlo. Del resto proprio la sua partenza aprirà scenari interessanti anche dal punto di vista economico, considerato il cospicuo tesoretto - fino a 300 milioni di euro - risparmiato grazie al mancato rinnovo. Verosimilmente nel corso della prossima estate il club lo reinvestirà effettuando diversi nuovi acquisti, puntando a svariati talenti per puntellare ogni reparto». A pochi mesi dal tramonto di un ciclo storico, viene però da chiedersi se lo stesso - tra i vari Mbappé, Neymar e Messi - non sia infine da bollare come «fallimentare». Nessuno di questi campioni è infatti riuscito a portare a Parigi l’agognata Champions League. «Beh, innanzitutto il club è ancora in corsa per vincere l’attuale edizione - chiosa Grandesso sorridendo -. Ma anche se così non dovesse essere, a mio avviso sarebbe sbagliato parlare di flop o fallimento. Non totalmente, quantomeno. In primis perché nelle stagioni in oggetto il PSG ha comunque disputato una finale (2020) e una semifinale (2021) di Champions, e poi perché l’eredità di questi campioni va al di là dei meri trofei. Negli ultimi dieci anni la società è infatti riuscita in qualcosa che solitamente richiede il doppio, se non il triplo del tempo: ritagliarsi un ruolo nell’élite del calcio mondiale. Un successo che trascende i titoli».