Atletica

Mondo Duplantis non perde mai, neppure allo sprint

Al Letzigrund di Zurigo il fenomeno del salto con l’asta si è cimentato nei 100 metri battendo il norvegese Karsten Warholm, recordman dei 400 m ostacoli - Di tutto rispetto il tempo: 10’’37
© KEYSTONE/MICHAEL BUHOLZER
Fernando Lavezzo
04.09.2024 22:15

Chissà cosa pensavano i vicini della famiglia Duplantis a Lafayette, in Louisiana, a metà degli anni Novanta. Non era insolito avere un canestro da basket montato sopra il garage. O una porta da calcio in giardino. Ma un vero materasso per il salto con l’asta nel cortile sul retro, beh, quello non si era proprio mai visto. «Eravamo diversi, unici, e di questo andavo fiero», racconta Armand «Mondo» Duplantis nel documentario Born to Fly. A 4 anni, aveva già le idee chiare. Per lui esisteva solo il salto con l’asta, il «pole vault», lo sport di suo padre Greg, uno dei migliori specialisti americani degli anni Ottanta e Novanta. «Diventerò il più forte, vincerò le Olimpiadi, batterò il record del mondo», diceva il piccolo di casa, che si allenava anche in soggiorno atterrando su un morbido «pouf». Ce l’ha fatta. Ha raggiunto ogni traguardo.

Un eccentrico show

Quello che neppure Armand Duplantis avrebbe immaginato, né allora, né mai, è che in un mercoledì di inizio settembre del 2024, nell’ambito della prestigiosa Weltklasse di Zurigo, avrebbe corso i 100 metri contro un’altra stella dell’atletica. È successo stasera. Un mese dopo aver vinto il suo secondo oro olimpico. E dieci giorni dopo aver battuto per la decima volta il primato mondiale, in Polonia, portandolo a 6,26 metri. Sulla pista del Letzigrund, alla vigilia del meeting di Diamond League in programma domani, il fenomeno svedese-americano ha sfidato in un imprevedibile sprint il norvegese Karsten Warholm, tre volte iridato nei 400 m ostacoli, oro olimpico a Tokyo 2020 e argento a Parigi, pure lui detentore del record mondiale (45’’94). Come è andata a finire? Ha vinto Duplantis in 10’’31, precedendo il rivale di 10 centesimi. Due performance di tutto rispetto in quello che è stato soprattutto un grande ed eccentrico show.

Spirito competitivo

Duplantis ci teneva a vincere. Lo aveva dichiarato alla vigilia dell’evento: «Non importa il tempo, mi basta tagliare il traguardo per primo». Il guanto di sfida, del resto, lo aveva lanciato proprio lui. Insomma, lo spirito competitivo che lo anima sin da quando si allenava in cortile con papà («Già da bambino non prendeva bene i fallimenti», ricorda il genitore e coach) non lo ha abbandonato neppure in una bizzarra operazione di marketing tra due campioni con due sponsor in comune. «L’idea di affrontare Karsten nei 100 mi ha motivato in questo finale di stagione, dopo le fatiche olimpiche», ha spiegato. Ma non è tutto. Allenarsi sui blocchi per un paio di settimane potrebbe averlo aiutato a migliorare il suo record il 25 agosto in Polonia. «Perché la velocità è alla base di tutto».

Un centimetro alla volta

Armand Duplantis è cresciuto negli USA, in una famiglia in cui lo sport è sempre stato tutto. La madre Helena, a cui deve il passaporto svedese, lasciò il suo Paese a 20 anni per trasferirsi alla Louisiana State University, dove ottenne una borsa di studio per l’atletica (era specialista dell’eptathlon) e la pallavolo. E proprio sulla pista conobbe Greg Duplantis. Insomma, Mondo ha la competizione nel DNA. Ai tempi del liceo, quando si allenava in solitudine, circondato da giocatori di football americano incuriositi da quello strano personaggio, non aveva rivali. E questo poteva essere frustrante. Ma a 17 anni, dopo aver scelto di rappresentare la Svezia, iniziò finalmente a misurarsi con i migliori, a partire dal suo idolo Renaud Lavillenie, detentore del record del mondo (6,16 m). Il primo impatto, ai Mondiali di Londra del 2017, fu tremendo. Chiuse al nono posto, fallendo tre volte a 5,65 m. «Non sei ancora pronto», disse suo padre. Un anno dopo, vinse gli Europei di Berlino superando per la prima volta i 6 metri e andando oltre, con un 6,05 al primo tentativo. Ai Mondiali di Doha 2019 perse contro Sam Kendricks, ma da quella sconfitta è poi nato il leggendario Mondo di oggi. Quello degli ori e dei record. Il primo lo stabilì l’8 febbraio 2020 a Torun: 6,17. Una settimana dopo, a Glasgow, arrivò a 6,18. E chissà che domani al Letzigrund, nella sua vera gara, non voli a 6,27 m. Aiutato dalla velocità.

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