Motori nascosti nelle bici?

MILANO - Il «Corriere della Sera», nella sua edizione di ieri, ha rilanciato l'annosa questione delle bici con il motorino. Immagini di telecamere termiche camuffate da attrezzature di ripresa del canale pubblico France Télévisions hanno scandagliato due prove ciclistiche italiane, la Strade Bianche di Siena e la Coppi e Bartali di Riccione: i risultati parlano di sette corridori potenzialmente coinvolti nello scandalo. Secondo l'inchiesta, in cinque casi i motorini erano sistemati nel movimento centrale e spingevano sui pedali. Gli altri due si celavano invece nel pacco pignoni, per fornire trazione posteriore alla bici.Il canale televisivo, a supporto del documento, ha interpellato numerosi esperti: tutti concordano nel dire che le variazioni di calore riscontrate dalle telecamere nelle zone sensibili del mezzo sono da ricondurre al calore generato dai famigerati motorini.Del cosiddetto «doping a motore» si parla dal 2010, quando il nostro Fabian Cancellara vinse Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix grazie a delle impressionanti progressioni finali. Ma contro il bernese non c'è mai stata nessuna prova: solo sospetti e voci. Da allora, solo un corridore è stato pizzicato con un motorino nascosto: si tratta del belga Van den Driessche, beccato ai Mondiali di cross dello scorso dicembre. L'Unione ciclistica internazionale (UCI), come scrive il «Corriere della Sera», utilizzò il caso «per sbandierare l'efficienza dei controlli». Tuttavia, l'UCI fu messa in discussione da Jean-Pierre Verdy, direttore uscente dell'Agenzia francese antidoping: «Lo scorso luglio ci arrivarono informazioni attendibilissime sull'uso di motori al Tour, con nomi e cognomi di atleti di primo piano. Avvertimmo l'UCI: nessuna risposta, nessun controllo».Il quotidiano milanese rilancia: perché l'UCI non utilizza telecamere termiche? La Federazione internazionale da tempo si è dotata dei cosiddetti «teslametri» per verificare la presenza di motori spenti nelle bici dei professionisti. Ma l'inchiesta spiega che questi attrezzi sono inaffidabili, sostenendo che le tecnologie delle frodi meccaniche sono avanti rispetto a quelle utilizzate dall'UCI per effettuare i controlli. Siamo di fronte a un nuovo scandalo nel ciclismo?