La storia

Roberto Rolfo: «I miei fantastici 44 anni»

Il 23 marzo Rolfo ha spento 44 candeline, il suo numero fortunato - In un 2024 speciale ha coronato il sogno di partecipare alla 8 Ore di Suzuka ed è nato il suo primogenito Aragon
Roberto Rolfo ha avuto la possibilità di gareggiare con il Team Étoile BMW alla 8 Ore di Suzuka grazie al forfait di un altro pilota.
Maddalena Buila
07.08.2024 06:00

Il Giappone. Il Paese del sol levante. La Nazione che affascina per la sua cultura e per il suo predominio nell’ambito delle scoperte tecnologiche. Per non dimenticare l’aspetto culinario. In tutto il mondo spopola da anni uno dei suoi piatti più tipici, il sushi. I nipponici hanno poi un’altra grande, grandissima passione. Quella per i motori. Sul territorio sono infatti stati costruiti moltissimi circuiti motoristici. Tra i più famosi c’è sicuramente quello di Suzuka. Ubicato a circa cinque ore a sud di Tokyo, questo autodromo rientra tra i più importanti e originali al mondo. Uno dei tracciati più spettacolari e tecnici, grazie alla varietà delle sue curve. Aspetti che hanno rubato il cuore a molto piloti. Tra questi c’è anche Roberto Rolfo che, sulla pista giapponese, ha aperto la sua carriera e che, forse, l’ha anche chiusa proprio lì. «Corro nel Mondiale Endurance dal 2018 - ci racconta il torinese di nascita e ticinese di adozione -, ma non ho mai avuto l’occasione di partecipare alla tappa delle 8 Ore di Suzuka. Una gara prestigiosa e anche particolare. Non è infatti mai stata veramente parte della mia categoria Superstock, questo perché non tutti i team hanno la possibilità finanziaria per prenderne parte. Dunque, per me, ha sempre costituito una sorta di sogno. Da tempo mi ero detto che entro i 44 anni, il mio numero fortunato, sarei riuscito ad avverarlo. E, guarda un po’, proprio nella stagione in cui ho spento 44 candeline, sono riuscito a essere sulla linea di partenza. Che bel regalo di compleanno (sorride, ndr). Spero non sarà la mia ultima gara ad alto livello, ma se così fosse andrebbe bene. Sarebbe un cerchio che si chiude. Proprio a Suzuka, infatti, ho fatto il mio debutto nel Motomondiale. Questa 8 Ore è una gara che forse alle nostre latitudini non è così seguita, ma vi assicuro che per i padroni di casa ha un valore incredibile e attira moltissimo pubblico. Con l’andare degli anni le mie speranze di partecipazione si erano via via affievolite, fino a quando, a fine aprile, un team giapponese mi ha proposto di inserirmi nel loro gruppo. Il tutto è nato casualmente, dato che nessuno poteva prevedere che un pilota desse forfait per dedicarsi ad altro. Io, naturalmente, ho subito accettato di buon grado. Sono però partito con poche aspettative, ero infatti fuori dal giro dalle competizioni ad alto livello da parecchio tempo. E invece è arrivata la sorpresa: uno splendido secondo posto».

Il fascino spagnolo

Ma le casualità che hanno accompagnato gli ultimi mesi della vita di Rolfo non si fermano qui. «Un mese dopo aver ricevuto la notizia che avrei fatto parte del Team Étoile BMW, è nato anche il mio primogenito Aragon. Anche lui ha fatto dunque parte del mio speciale compleanno numero 44. Né io né la mia compagna Michelle, infatti, avevamo pianificato l’arrivo di un bimbo, ma così è stato. Ed è stata una splendida sorpresa. Per non farci mancare nulla abbiamo inoltre deciso di portarlo con noi per la gara giapponese, quando lui aveva poco più di due mesi. D’altronde Aragon è un bebè molto dolce e per nulla complicato, siamo fortunati (sorride, ndr)». E per restare nella sfera delle casualità, anche la scelta del suo nome è arrivata in modo un po’ inaspettato. «Io ammetto di non essere per nulla forte quando si parla di fantasia dell’onomastica (ride, ndr). Di conseguenza la decisione rispetto a come chiamare il nostro piccolo si stava rivelando un po’ ardua. Da Michelle è poi arrivata l’illuminazione. Mi ha proposto Aragon, ricordandomi di quanto fosse importante per me il circuito spagnolo. L’idea mi piacque molto. In Aragona non ho mai vinto, ma non è questo il punto. Si tratta di una pista che porto nel cuore perché l’ho vista nascere. Era il 2010 quando si è corso lì per la prima volta e io, guarda caso, ero sul posto per i test della Moto2. Trovo che quella zona della Spagna, composta prevalentemente da lande desertiche, sia estremamente affascinante. L’ho girata un po’ e mi è sempre rimasta impressa la grande quiete che regna su tutto».

Da una generazione all’altra

Spostiamoci nuovamente in Giappone, dove, al contrario, Roberto Rolfo non ha mai avuto tempo di fare chissà quale giro turistico nonostante le 21 tappe a cui ha partecipato su suolo nipponico. Almeno fino a qualche settimana fa, quando il vicecampione del mondo delle 250 nel 2003, si è imbarcato alla volta di Suzuka con una compagnia tutta speciale. «Essendo partiti tutti e tre insieme, abbiamo deciso di cogliere l’occasione per visitare Tokyo e Osaka in famiglia. Come detto, per fortuna Aragon è molto tranquillo, ci ha accompagnati senza essere per nulla un peso. Anzi, averlo al mio fianco è stata per me un’enorme motivazione. In pista ho dato tutto, sia per me sia per lui. Al contempo però, ho gareggiato come mai prima. Direi quasi con una certa tranquillità e voglia di divertirmi. Lo scopo rimaneva comunque quello di fare bene e ottenere un bel risultato, ma mi ritenevo già soddisfatto per aver potuto gareggiare con uno spettatore così speciale nel mio box. Anche se purtroppo lui non ricorderà nulla (sorride, ndr). Sono estremamente grato che Aragon fosse presente in una delle ultime, o forse l’ultima, corse della mia vita a questo livello. La mia felicità probabilmente deriva anche dal fatto che quando sono nato io, nel 1980, mio papà mi portò con sé ad una gara. Avevo 21 giorni. Esistono anche le foto che lo dimostrano (ride, ndr). Quell’anno vinse addirittura il campionato italiano nella classe 500. Serbo questo ricordo con grande affetto e pensare che tra qualche tempo potrò raccontare ad Aragon una storia simile mi fa sorridere». A questo punto una domanda sorge spontanea. Roberto Rolfo vorrà introdurre il suo bimbo al mondo delle due ruote? «Sicuramente proverò a trasmettergli la mia grande passione per le due ruote. Detto questo, però, ammetto che preferirei non facesse competizioni. Sarei troppo preoccupato (sorride, ndr). D’altronde sarà lui a decidere cosa vorrà fare nella vita».

Un’occhiata alla MotoGP

E a proposito di competizioni. Dopo la pausa estiva, il weekend scorso il Motomondiale è tornato in pista. Il massimo campionato sta regalando spettacolo e prevederne il vincitore non è affatto scontato. «A mio modo di vedere questo è uno dei migliori Mondiali di sempre - analizza il commentatore della RSI -. Dal punto di vista tecnico è fantastico vedere una così grande varietà di piloti che sale sul podio. Dopo la vittoria di Bastianini dello scorso weekend a Silverstone, poi, il tutto si fa ancor più intrigante. Non vedo l’ora di godermi la seconda metà della stagione, con Marquez che dovrà ridurre a zero gli errori che finora l’hanno penalizzato - anche se non completamente tagliato fuori dalla corsa al titolo - e Bagnaia che è pronto a mettere le mani sul terzo sigillo consecutivo facendo valere la grande esperienza. Sono però convinto che nel corso delle prossime corse vedremo emergere anche altri protagonisti. Il Mondiale sarebbe ancora più interessante se davanti non ci fossero soltanto moto Ducati, ma accontentiamoci (sorride, ndr)».

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