Rosse di vergogna, la Fia non perdona

Non era mai accaduto nella storia della Ferrari che due piloti venissero squalificati, per motivi diversi, nello stesso gran premio. Ma ora è successo: Charles Leclerc e Lewis Hamilton hanno lasciato Shanghai, dopo aver lottato e rischiato per un’ora e mezza a 201 orari, senza neppure un punto e con l’amarezza di un’esclusione dalla classifica che pesa e addolora. Leclerc si era piazzato quinto a 23’’6 dal vincitore, l’australiano Oscar Piastri, e Hamilton era giunto sesto a 25’’3. Niente di eccezionale, per carità. Tre ore dopo è arrivata la mazzata dei commissari tecnici, ovvero la squalifica di Charles per la vettura sotto peso di 1 kg e quella di Lewis per il pattino consumato di mezzo millimetro più del dovuto. Parliamo di cifre esigue. Ma fuori dalle regole. Non ci sono stati né sconti né tolleranze da parte della Fia e il risultato è che la Ferrari ha dovuto accettare l’affronto con le pive nel sacco. Errori tecnici – umani, sia chiaro – pesanti, sui quali un tipo tosto e rigido come Enzo Ferrari sarebbe stato inflessibile nella condanna. Ed è evidentissimo che al rientro del team a Maranello il responsabile Frédéric Vasseur sarà chiamato a dare spiegazioni esaustive.
Sviste intollerabili
Si tratta di errori che hanno agevolato il risultato di Leclerc e Hamilton? Certamente no, perché con un chilo e un millimetro di fondo in più i piazzamenti sarebbero stati i medesimi. Ma certe sviste non sono tollerabili, benché sul duplice tema del sotto peso e dello «skid» più usurato del consentito vi siano precedenti illustri da parte di tanti team. La Ferrari ha giustificato il peso in meno di Leclerc con un’eccessiva usura delle gomme: e gli altri che hanno corso nelle stesse condizioni? Sul fondo troppo levigato c’è da dire che la Ferrari, per avere aderenza, è costretta a mettere in pista una monoposto che stia il più possibile incollata all’asfalto: era accaduto anche in Australia, il venerdì, quando si era capito che il rischio di finire sotto i limiti consentiti era in agguato. A Shanghai si è andati oltre, purtroppo. In compenso, le cose erano filate lisce nella gara Sprint che aveva dato a Hamilton il primo trionfo in rosso: chilometraggio limitato, meno benzina a bordo, meno peso, meno possibilità di «limare» il fondo.
Una monoposto quasi perfetta
Non era una Ferrari vincente, quella vista in Cina. Impacciata, alle prese con un bilanciamento carente, a differenza della McLaren pressoché perfetta con la quale Piastri e Norris hanno dominato la scena dalla terza curva in poi, nell’ordine. I pregi delle monoposto arancio? Un’ottima tenuta di strada nelle curve lente e in quelle veloci, una limitata usura degli pneumatici. Sono qualità che le rivali fanno fatica a mettere insieme. La Mercedes, al momento, è più vicina alla McLaren, ma l’elevata velocità massima non le basta per colmare il divario, nonostante gli sforzi dell’ottimo Russell, il «primo degli altri» a 11 secondi da Piastri. Poi c’è la Red Bull, quarta, che deve tutto alla bravura di Verstappen, in attesa di una revisione profonda della macchina. La Ferrari non è distante come in certi momenti del 2024, però qualcosa deve cambiare nell’aerodinamica, altrimenti addio sogni di poter lottare per il titolo, specialmente dinanzi a svarioni come quello che abbiamo appena descritto.
«Meglio far passare Charles»
Leclerc, comunque, continua a dare tutto, spingendosi spesso oltre i limiti della vettura. Oggi ha urtato in modo involontario Hamilton, che lo precedeva alla terza curva, poi ha corso solo in difesa subendo nel finale il sorpasso inevitabile di Verstappen, che ne aveva di più. Hamilton, perfetto sabato nella Sprint, ha disputato una gara strana e diciamo pure lenta, tanto che ad un certo punto gli è stato dato l’ordine via radio di lasciar passare Leclerc. Con una vettura più «alta», a Lewis è mancata l’aderenza della gara della vigilia e ne ha sofferto. Hamilton ora chiede un passo avanti alla Ferrari: tra due domeniche si correrà sulla difficile pista di Suzuka, in Giappone. E sarà già un esame: di riparazione.