Natalie Hayward, dagli USA al Ticino trent’anni dopo mamma e papà
Da brava palleggiatrice, Natalie Hayward è il punto di connessione del Volley Lugano. Ma trasferendosi in Ticino, la 24.enne statunitense si è anche connessa con il passato. Trent’anni fa, infatti, sua mamma Laurie e suo papà Mike convivevano e giocavano qui da noi, rispettivamente nella Pallavolo Bellinzona e nella SAV Vacallo Basket.
Go Huskies!
Alla fine degli anni Ottanta, Laurie Wetzel e Mike Hayward si incontrarono a Seattle, alla University of Washington. Lei stella della pallavolo, lui della pallacanestro, entrambi con la maglia viola degli Huskies. Sette anni d’amore, poi il matrimonio. E ancora tanto sport. Mike fu il primo ad approdare in Ticino dopo un’esperienza in Finlandia. Il Basket Club Lugano lo ingaggiò a campionato inoltrato, alla fine di gennaio del 1993. Arrivò insieme al connazionale Dion Brown per sostituire Reggie Owens e Kenney Toomer, cacciati tra mille problemi, compresa una bolletta telefonica di 18 mila franchi. Dopo quel primo scorcio di stagione in bianconero, Hayward si spostò qualche chilometro più a sud, a Vacallo, dove dominò sotto i tabelloni per altri due anni, sfiorando la promozione in LNA. Nel 1994 venne raggiunto dalla moglie Laurie, accordatasi con la Pallavolo Bellinzona, che al termine di quel campionato retrocesse in LNB. «Non conosco molti dettagli sportivi dell’avventura ticinese di mia madre», ci dice Natalie. «So che rimase per un solo campionato e poi tornò negli USA ad allenare. Mio padre, invece, visse un’esperienza più lunga e so per certo che l’ha adorata. Credo che se avesse avuto la possibilità di vivere qui anche dopo la carriera cestistica, lo avrebbe fatto. Lo scorso agosto, quando sono venuta per iniziare la preparazione con il Volley Lugano, i miei genitori sono rimasti qui con me per una settimana. Ho così avuto la possibilità di conoscere alcuni vecchi compagni di papà. Sembrava una rimpatriata di famiglia. È stato molto bello».
Un paio di settimane fa, Natalie ha anche incontrato il primo coach ticinese di suo padre: Alessandro Cedraschi, oggi presidente dei Tigers. «Sono andata a vedere una loro partita e mi sono presentata. Gli ho anche spedito una mia foto con papà. Già a fine settembre, alla posa della prima pietra del palazzetto, avevo intuito che Cedraschi potesse essere in qualche modo coinvolto nel basket luganese del 1993».
Non è una coincidenza
Mike e Laurie Hayward non hanno mai bisticciato per trascinare Natalie verso la pallacanestro o la pallavolo: «Da piccola ho provato il basket, papà mi ha anche allenata per un po’, ma in realtà ero più coinvolta dal softball. Poi mia sorella maggiore ha iniziato con il volley e io l’ho seguita».
Era destino, insomma. Così come era destino che Natalie finisse a giocare in Ticino. «Se sono venuta qui, 30 anni dopo i miei genitori, non è una coincidenza. Proprio per questo legame familiare, Lugano era nel mio radar. Due anni fa, una volta finito il college alla Tennessee University, ho giocato 4 mesi da professionista a Porto Rico. Lì ho capito di poter trasformare la pallavolo nel mio mestiere, così ho iniziato a sondare il mercato europeo. Lugano era in cima alla lista dei desideri e quando si è presentata l’opportunità, io e il mio agente abbiamo spinto affinché si concretizzasse. Già lo scorso anno ci furono delle discussioni, ma non se ne fece nulla e andai in Svezia». Con la maglia dell’Örebro, Natalie ha vinto il campionato. «È stato bello e difficile allo stesso tempo. Un gran cambiamento, con tanto da imparare. Ma quando vinci e sei circondata da belle persone, tutto diventa molto più semplice. Sento di essere cresciuta, in campo e fuori».
Un gruppo speciale
Dopo sei partite (con quattro vittorie), Natalie Hayward si è già fatta un’idea sul campionato svizzero: «In Svezia c’erano soltanto tre squadre in grado di competere per le posizioni di vertice, mentre qui, mediamente, il livello mi sembra più alto», osserva. «Siamo reduci da tre vittorie per 3 a 0 e abbiamo trovato un bel ritmo. All’inizio non è stato semplice, abbiamo subito affrontato squadre forti e sempre in trasferta, con tanti viaggi. Siamo quasi tutte nuove, stiamo imparando a conoscerci, ma abbiamo già fatto progressi importanti. Adesso giochiamo meglio insieme, da squadra. Abbiamo capito cosa funziona per noi. E i recenti successi ci hanno permesso di lavorare con ancora più entusiasmo. Fino a tre mesi fa eravamo delle sconosciute, è normale che ci voglia un po’ di tempo per trovare la chimica. Possiamo ancora crescere tanto, ma tra di noi c’è già un grande rispetto. Non è scontato quando giochi con delle professioniste provenienti da tutto il mondo. Il nostro è un gruppo speciale e amiamo passare del tempo insieme fuori dal campo».
Prospettive americane
Natalie vive nello stesso appartamento della sua connazionale Jacquie Armer, centrale, capitana e topscorer del Lugano. «Ha tre anni in più di me e ha già giocato una stagione in Svizzera, con lo Sciaffusa, per cui so di potermi appoggiare a lei per qualsiasi cosa. Mi ha aiutata sin dal primo giorno e sta aiutando tutta la squadra con la sua esperienza, la sua leadership e i suoi punti».
Negli USA, lo sport femminile sta registrando successi importanti. La WNBA di basket ha raggiunto cifre mai viste e la stessa pallavolo vanta il record di 92 mila spettatori per una partita di college, giocatasi in Nebraska nel settembre del 2023. Presto, inoltre, scatterà la pre-season della League One Volleyball (LOVB), la nuova, ambiziosa lega professionistica femminile che tra i suoi finanziatori vanta l'ex sciatrice Lindsey Vonn e l’asso dell’NBA Kevin Durant. «Per le giovani pallavoliste americane le prospettive stanno cambiando», osserva Natalie. «Io, una volta uscita dall’università, non avevo alternative all’Europa per sviluppare la mia carriera e sognare un futuro in questo sport. Un giorno mi piacerebbe chiudere il cerchio negli USA, ma prima intendo giocare all’estero il più a lungo possibile». A un’ora da Lugano c’è la Serie A italiana: «Sarebbe fantastico anche solo poterla guardare dal vivo. Non vedo l’ora di andarci». Chi invece non vede l’ora di tornare in Ticino è Mike Hayward: «Papà verrà in dicembre per trovare me e qualche vecchio amico». Un’altra bella rimpatriata.