Basket

Nicolò Isotta, un talento ticinese in Italia: «Che emozione a Bologna contro la Fortitudo»

Intervista al ventenne cresciuto nella SAM Massagno, oggi in forza alla UEB Cividale, squadra di A2 con cui sfiderà Cantù nei playoff
© FOTO FULVIO/MARCO PREGNOLATO
Romano Pezzani
02.05.2024 06:00

Un ventenne ticinese corona con i playoff la sua prima stagione nell’A2 italiana. Nicolò Isotta, prodotto del vivaio della SAM Massagno, racconta la sua esperienza in un campionato di alto livello a Cividale, dove si vive il basket a 360 gradi.

Nicolò, la UEB Cividale ha raggiunto l’obiettivo stagionale della salvezza con 10 vittorie consecutive, entrando fra le elette per i playoff di A2. Una bella soddisfazione anche per te che sei sempre stato convocato.
«Non era evidente ritagliarsi uno spazio in questa squadra che è stata promossa solo due anni fa. Nel 2024, abbiamo perso soltanto due partite su 14 e ho avuto pure la possibilità di partire nel quintetto-base a Roma contro la Luiss, segnando 10 punti. È stata sicuramente una stagione istruttiva».

Come sei approdato in Friuli?
«Stefano Pillastrini, un allenatore molto quotato in Italia, mi ha voluto a Cividale dopo avermi visto in uno scontro diretto dei playoff con Bergamo, dove ho giocato per due anni in B. Avevo un’offerta pure dall’Agrigento in A2, dove era passato Devis Cagnardi, il tecnico che mi aveva lanciato. È stata una decisione difficile».

Che ambiente hai trovato?
«Qui a Cividale, una cittadina storica di 10 mila abitanti, si vive di basket e ogni partita porta 4 mila spettatori al palazzetto. Il club è organizzato molto bene, ho potuto beneficiare di un staff di qualità che mi ha assistito nella preparazione individuale e nell’alimentazione, tanto da aumentare di 8 chili la massa muscolare. L’entusiasmo della “marea gialla”, i nostri tifosi, mi ha coinvolto in questa cavalcata della UEB Cividale verso la salvezza».

Come valuti il tuo bilancio personale?
«Per un giovane svizzero di 20 anni al debutto in A2 è sicuramente positivo, anche perché la concorrenza in Italia è notevole. Sono orgoglioso di aver giocato nello storico PalaDozza di Bologna davanti a 5.500 spettatori, dove ho avuto una statistica di 4 su 4 dai 3 punti. Una serata per me memorabile, nonostante la vittoria della Fortitudo».

Qualche rammarico?
«È chiaro che ogni giocatore vuole avere sempre più spazio, anche se la formula di quest’anno con sei retrocessioni ha aumentato notevolmente la pressione. L’allenatore si è spesso affidato all’esperienza e il risultato finale gli ha dato ragione. Ho un contratto da professionista ancora per un anno, con opzione a mio favore, i compagni mi stimano e i tifosi mi vogliono bene. Queste sono le certezze che mi stimolano ogni giorno».

Domenica iniziate i quarti di finale a Cantù, contro una squadra che avete già battuto per 82-59 lo scorso mese a Cividale. Nuovo obiettivo?
«Dieci vittorie di fila hanno portato una fiducia straordinaria in tutto l’ambiente, possiamo far bene. Da parte mia, voglio farmi trovare pronto se l’allenatore riterrà di schierarmi anche nei playoff».

In Svizzera, come è stata recepita questa tua esperienza all’estero?
«Quando ho deciso di lasciare la SAM Massagno a 15 anni per trasferirmi a Bergamo, il mio percorso poteva suscitare qualche perplessità. Oggi, con un titolo di studio e una formazione di basket che mi permette di non incidere sul contingente straniero, le prospettive sono cambiate. Desidero continuare a questi livelli per crescere ancora in Italia e giocare regolarmente nella nazionale svizzera».

Che rapporto hai con l’allenatore rossocrociato Ilias Papatheodorou?
«Mi ha convocato una volta sola per uno stage, durante il quale sono poi partito per dar man forte alla Under 20 impegnata nel Campionato Europeo B in Macedonia. È stata una bella esperienza, finita purtroppo a un niente dalla promozione. Nei quarti, eravamo avanti di 11 punti contro la Svezia, ma nel finale non abbiano retto al ritorno degli avversari, che si sono imposti per 84-72. Ho giocato insieme al mio grande amico Massimiliano Dell’Acqua e mi sarebbe piaciuto festeggiare con lui il passaggio alle semifinali. Spero di ritrovarlo presto nella nazionale maggiore. Sono spesso in contatto pure con Tommaso Facchinetti, un altro compagno di tante avventure nel basket giovanile».

Quella rossocrociata sembra l’ultima scommessa che ti manca per completare un quadro da sogno…
«Mi ritengo fortunato perché ho sempre trovato molto spazio nelle squadre in cui ho militato, giocando spesso in due categorie. Aver raggiunto la A2 con le mie forze è un nuovo punto di partenza e l’Italia rimane un trampolino di lancio. Ritengo di poter dare ancora molto e sono grato a chi ha creduto in me. Vado avanti più motivato di prima».

Come vedi la finale della SAM Massagno contro l’Olympic?
«Adesso ci vuole un’impresa e il rientro di Marko Mladjan per la terza sfida sarà determinante. I miei amici, che sento spesso, hanno dimostrato di reggere il confronto con il favorito Friburgo anche senza il loro capitano, che avrebbe potuto fare la differenza già nelle prime due partite in trasferta. La chiave di volta rimane la forza mentale, condizionata finora da passivi troppo pesanti da recuperare. È difficile giocare con lucidità quando sei sotto di 12 punti dall’inizio e ti ritrovi con lo stesso passivo a 5 minuti dalla fine, dopo una notevole gara di rincorsa. La percentuale al tiro ne risente inevitabilmente. Mi auguro che Marko possa dare una scossa a tutti i compagni e garantire il suo bottino a doppia cifra che rilanci la finale della SAM».

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