Noè Ponti è tornato: «Dopo Parigi 2024 avevo bisogno di liberare la testa»
Noè Ponti è un atleta felice. Il ticinese, 23 anni, è tornato dall'Asia con un bagaglio carico di fiducia e successi. Ponti, nel dettaglio, ha vinto una serie di gare di Coppa del Mondo fra Shanghai, Incheon e Singapore. Il tutto, attenzione, stabilendo due record mondiali nei 50 metri delfino e un record europeo nei 100 metri delfino. Un'incredibile, e doppia, «figata pazzesca» pensando ai due primati mondiali e volendo riprendere le parole dello stesso Ponti. All'indomani del suo rientro in Svizzera, Noè ha preso armi e bagagli per affrontare la scuola reclute riservata agli sportivi d'élite, a Macolin. Qui, si è intrattenuto con il colleghi di Keystone-ATS.
Noè Ponti, innanzitutto: che emozioni ha provato, in queste ultime settimane, in Asia?
«È stata un'esperienza incredibile, fra le migliori della mia vita. In Asia sono successe molte cose, ho vinto e battuto dei record. Direi che ho provato mille emozioni. E poi ho incontrato tanti amici e conosciuto altrettante, nuove persone. È stato, semplicemente, fantastico».
In Asia ha gareggiato contro Léon Marchand, reggendo bene il confronto con il quattro volte campione olimpico. Essere al livello di un tale campione è l'obiettivo per cui ci si allena, non è così?
«Sarebbe stato meglio aver retto il confronto anche a Parigi. Comunque sì, ho retto ed è anche per questo che le ultime sono state settimane positive. Léon, attualmente, è uno dei migliori atleti al mondo. Non solo nel nuoto. Mi sono avvicinato a lui ed è positivo, ma allargando il discorso è stato un piacere nuotare contro i più forti».
A Shanghai, durante la prima tappa della Coppa del Mondo, lei ha stabilito una prima volta il record del mondo nei 50 m delfino. Ha notato subito la portata dell'impresa?
«Conoscevo il tempo di questo record, perché ci pensavo oramai da un anno o più. Sapevo che, quest'anno, mi ci sarei potuto avvicinare. Quando sono arrivato al traguardo e mi sono girato, ho visto apparire sullo schermo il tempo di 21'67". Ho subito pensato: "Ok, fantastico, record del mondo!"».
È molto raro che un nuotatore svizzero detenga un record mondiale. L'ultimo era stato Dano Halsall nei 50 metri stile libero, nel 1985...
«Il pensiero di detenere un record mondiale e di poter dire di essere il più veloce al mondo su questa distanza, in effetti, sembra un po' folle. È difficile esprimere a parole la sensazione che si prova: il mio miglior tempo è il record del mondo. Wow, fantastico! Ma, allo stesso tempo, significa anche che devo continuare ad allenarmi per migliorare, perché se non lo faccio, gli altri nuotatori mi porteranno via questo record».
Ha detto di aver pensato a questo primato per oltre un anno. Non tutti gli atleti svizzeri hanno ambizioni così alte.
«Si potrebbe pensare che la Svizzera sia un Paese piccolo e che non abbia molti nuotatori. Ma, di recente, ne sono emersi di bravi. Detto ciò, è chiaro che uno svizzero capace di battere un record mondiale non è una cosa che capita tutti i giorni, anzi, quasi mai. Per questo, sono felice della mia impresa. Spero in ogni caso di poter battere altri primati in futuro».
Beh, a Singapore, due settimane dopo Shanghai, ha ritoccato il suo stesso record. E in maniera netta.
«Per concludere queste gare, ho nuotato in 21''50. È stata una gara perfetta. Complessivamente, ho abbassato il record di 25 centesimi. È una cosa enorme su una distanza come i 50 metri. Comunque, penso di poter andare ancora più veloce».
Dice così perché non si è allenato molto prima di queste gare autunnali?
«Potrei essere più in forma, è vero. Prima della prima tappa di Coppa del Mondo, a Shanghai, mi ero allenato solo per tre o quattro settimane. Dopo le Olimpiadi, mi sono preso una pausa di un mese e mezzo».
Quindi è tornato in piscina intorno al 20 settembre?
«Sì, e ho iniziato dolcemente con un allenamento al giorno. Il feeling in acqua è stato immediato. Non mi ero posto grandi obiettivi per la Coppa del Mondo, perché sapevo di non essere in forma ottimale. Ma per la mia testa questa lunga pausa è stata molto utile. Ero rilassato prima delle gare, senza alcuna pressione. In queste condizioni si può nuotare velocemente».
Pressione da una parte, testa sgombra dall'altra. È forse questa una delle lezioni che ha imparato da Parigi, cioè riuscire a trovare il giusto bilanciamento?
«Quando si perde, si impara sempre qualcosa. Con il senno di poi, ti dici che avresti potuto fare meglio. Il quarto e quinto posto (nei 100 e 200 delfino) non erano quello che volevo a Parigi. Ma credo che migliaia di atleti firmerebbero per un quarto posto alle Olimpiadi. Tuttavia, quando hai già ottenuto una medaglia olimpica (bronzo nei 100 m delfino a Tokyo nel 2021, ndr), il tuo obiettivo non è arrivare quarto. Vuoi vincere. È così che deve essere, altrimenti non ha senso continuare a nuotare. Tuttavia, anche se non ho raggiunto l'obiettivo a Parigi ho comunque nuotato molto bene».
Qual è, quindi, il giudizio sui suoi Giochi olimpici?
«A settembre ho incontrato i miei allenatori e abbiamo parlato a cuore aperto. Ho detto loro cosa pensavo non avesse funzionato e cosa avremmo potuto migliorare. Siamo arrivati alle stesse conclusioni».
In termini pratici, che cosa cambierete o avete già cambiato?
«Nei prossimi due anni sperimenteremo alcune novità. L'obiettivo è non sbagliare nulla nei due anni che precedono Los Angeles 2028. Ma, appunto, credo che nei prossimi due anni avremo il tempo di sperimentare».