L'intervista

Noè Ponti: «Finalmente posso festeggiare, ma ho anche bisogno di staccare»

Il nuotatore ticinese, triplice campione del mondo in vasca corta, ci racconta le emozioni vissute a Budapest e ci parla dei suoi prossimi obiettivi
© KEYSTONE/PATRICK B. KRAEMER
Fernando Lavezzo
15.12.2024 19:14

Come ha detto Markus Buck, responsabile di Swiss Aquatics, i Mondiali in vasca corta di Budapest sono stati «storici per il nuoto svizzero». E il merito è tutto di Noè Ponti, che nel giro di quattro giorni ha vinto tre medaglie d’oro (50 m delfino, 100 m misti e 100 m delfino) e firmato tre record del mondo (due volte nei 50 e una nei 100 delfino). Oggi il 23.enne ticinese ha chiuso le sue fatiche con la staffetta 4x100 misti, mancando la finale, ma centrando il nuovo primato nazionale. Ora, per il campione del Gambarogno, è tempo di festeggiare e riposare. Domani, alle 16.35, sarà accolto dai tifosi all’aeroporto di Kloten.

Noè, ora che tutto è alle spalle, quali sentimenti prevalgono?
«Sono molto felice e tranquillo. È andato tutto benissimo, anche meglio di come ci si poteva aspettare. Ho vissuto tante belle emozioni, tra record del mondo e medaglie d’oro. La definirei una settimana al limite della perfezione».

C’è stato anche spazio per l’incredulità? O in fondo, questo scenario, era già da qualche parte nella tua testa?
«Incredulità non direi, perché conosco il mio valore e prima dei Mondiali ero ben consapevole di poter raggiungere questi traguardi. Ci si spera sempre, insomma, ma poi le cose vanno fatte in piscina. E quello non è mai scontato, perché non puoi sbagliare».

Medaglie d’oro e record del mondo ti hanno proiettato ad un altro livello. Gestire questo nuovo statuto sarà complicato?
«Vedremo. Però la cosa non mi spaventa. Intanto, sono contento di averlo raggiunto, questo statuto. Lavorerò per conservarlo. Per restare in alto».

Il Mondiale di Budapest è stato il culmine di un’ascesa iniziata lo scorso 20 ottobre con la tournée di Coppa del mondo in Asia. Cosa è scattato in te?
«Quei giorni trascorsi tra Cina, Corea del Sud e Singapore, durante i quali ho ottenuto i miei primi record del mondo nei 50 metri delfino, mi hanno fatto bene soprattutto a livello mentale. Ho potuto gareggiare ad alto livello, sì, ma in un contesto molto rilassato, senza alcuna pressione. Ho trascorso tanto tempo con altri atleti, mi sono divertito. Quella – insieme al lavoro svolto in vasca corta – è stata la chiave dei successi ottenuti in questo periodo intenso».

Hai mai temuto che l’inizio della scuola reclute per sportivi d’élite, a fine ottobre, potesse in qualche modo spezzare l’incantesimo asiatico e soprattutto la tua routine?
«Sì, ci ho pensato. Ho avuto opportunità che una recluta normale non ha, ma a Macolin non ho potuto seguire il mio abituale piano d’allenamenti, andando in acqua una sola volta al giorno. Alla fine, però, non ho perso troppo, infatti è andato tutto bene. Mi hanno anche liberato prima, per permettermi di preparare al meglio i Mondiali di Budapest. Insomma, ho trovato buona disponibilità da parte dell’esercito».

Tra vittorie e record del mondo, in questa settimana hai messo da parte anche un bel gruzzoletto in termini di premi in denaro. Quanto pesano quegli assegni sull’economia di un nuotatore?
«Sono cifre importanti. Nel nuoto, soltanto i migliori ci sono abituati. Ogni entrata è di aiuto per me e per tutto il mio team, ed è anche una spinta in più per andare forte. Sono felice che il nostro sport stia diventando sempre più importante e seguito dal pubblico. I premi in denaro sono dunque una conseguenza di questa popolarità».

Anche la tua, di popolarità, aumenta sempre. Sei pronto all’abbraccio di parenti, amici e tifosi che ti hanno seguito da casa?
«Sì, sono felice di poter finalmente festeggiare. Ma ho anche voglia di staccare un po’, di andare in vacanza e passare del tempo lontano da tutto e da tutti. Non tanto per il fisico, ma per liberare la mente».

Dopo aver vinto per la quarta volta il premio di miglior sportivo ticinese dell’anno, sei pronto a contendere a Marco Odermatt quello di miglior svizzero agli Sports Awards del 5 gennaio?
«Non è un mio obiettivo, non dipende da me e di certo non mi cambierà la vita. Quello che potevo fare, l’ho fatto, ora sarà il popolo a votare. Sinceramente, credo che Odermatt si meriti di vincere ancora. Il suo 2024 è stato eccezionale. Comunque vada, io sarò d’accordissimo con il televoto».

Cosa ti attende nel 2025?
«Il prossimo grande obiettivo sono i Mondiali in vasca lunga di Singapore, tra fine luglio e inizio agosto. Il mio programma di avvicinamento non è ancora stato definito nei dettagli per quanto riguarda le partecipazioni ai meeting. Adesso, come detto, farò un po’ di vacanza. Tornerò in acqua solo in gennaio. Nella mia agenda, ci saranno di sicuro i campionati svizzeri in marzo e i campi d’allenamento, dapprima in altura, a St. Moritz, poi due volte a Lanzarote, il primo tra fine febbraio e inizio marzo, il secondo in aprile-maggio. All’inizio del nuovo anno mi sederò a un tavolo con il mio team per definire il tutto».

Hai chiuso alla grande l’anno dell’amarezza olimpica, con i Giochi che ti hanno visto ai piedi del podio. Il Noè di oggi, così forte mentalmente, è stato forgiato anche dai momenti difficili?
«Assolutamente. Ogni percorso, nello sport e nella vita, è fatto di alti e bassi. Senza quegli inciampi, non sarei diventato quello che sono, come nuotatore e come persona. Ogni difficoltà mi ha fatto crescere, ogni sconfitta è diventata carburante per migliorare»

E se il vero segreto dei tuoi recenti successi fosse il cane Loki, che hai preso in settembre? Da allora sei diventato invincibile...
«È vero, ma non è un segreto: lo sanno tutti che un cane ti dà tanta spensieratezza».

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