L'intervista

Olivier Senn sulla morte di Muriel Furrer: «Quella discesa non era più pericolosa di altre»

Il direttore sportivo dei Mondiali di ciclismo di Zurigo, profondamente colpito dalla tragedia, ha affrontato la stampa: «L'UCI aveva approvato il percorso»
©ENNIO LEANZA
Red. Online
28.09.2024 15:30

Olivier Senn, oggi, ha affrontato la stampa. Lo ha fatto all'indomani della morte di Muriel Furrer, caduta giovedì nella gara iridata femminile juniores e sul cui decesso le autorità competenti stanno cercando di fare chiarezza. Il direttore sportivo dei Campionati del Mondo di ciclismo di Zurigo si è detto colpito dalla tragedia.

Signor Senn, deve continuare a svolgere le sue mansioni dopo questo terribile incidente. Innanzitutto, come sta?
«Ovviamente non è facile. Sto lavorando punto per punto, ma è come essere in un tunnel».

Quali sono le priorità?
«Innanzitutto, le gare si svolgeranno come previsto, secondo la volontà della famiglia di Muriel. In secondo luogo, in questa situazione bisogna prendersi cura di tutta la squadra, soprattutto dei giovani che si trovano ad affrontare una cosa del genere per la prima volta. Altri avevano già sperimentato una situazione simile con Gino Mäder. Dobbiamo assicurarci che lo staff e i volontari siano pronti a svolgere la loro missione nonostante le emozioni. Infine, come Comitato organizzatore, stiamo collaborando pienamente con la Procura».

Le indagini su come e dove si è verificato l'incidente sono in corso. Venerdì non erano disponibili informazioni confermate. Possiamo dire di più sabato?
«No. Non sappiamo ancora come e dove sia avvenuto l'incidente. Sappiamo dove è stata trovata Muriel, ma non abbiamo idea del luogo esatto dell'incidente. Quello che sappiamo, e che possiamo dire, è che è successo durante la discesa attraverso la foresta verso Küsnacht».

Qual è stata la divisione dei compiti tra la Procura e il Comitato organizzatore, inizialmente?
«La Polizia e il Pubblico ministero si sono occupate, subito, di cercare di stabilire le circostanze dell'incidente. La nostra area di responsabilità comprendeva invece la catena dei soccorsi e la gestione dei media».

Pochi minuti dopo l'annuncio dell'incidente, il medico è arrivato sul posto con un'ambulanza e ha potuto prestare i primi soccorsi. Anche l'elicottero era pronto

La catena dei soccorsi ha funzionato?
«Sì, molto bene. Pochi minuti dopo l'annuncio dell'incidente, il medico è arrivato sul posto con un'ambulanza e ha potuto prestare i primi soccorsi. Anche l'elicottero era pronto».

Ma Muriel è rimasta a terra per molto tempo...
«Inizialmente si trattava di fornire un primo soccorso di emergenza. Inoltre, il luogo dell'incidente non era accessibile all'elicottero. Dovevamo anche assicurarci che Muriel potesse essere trasportata».

A quanto pare, sulle prime nessuno sapeva dove si trovasse esattamente Muriel Furrer. Ma esistono dei localizzatori GPS per le biciclette, no?
«Sì, ma le informazioni di solito vengono utilizzate principalmente per le trasmissioni televisive».

Avete corso dei rischi nella scelta del percorso?
«La scelta del percorso è stata fatta nell'ambito del processo di candidatura, avviato nel 2019. Dopo esami molto approfonditi, anche per quanto riguarda la sicurezza del traffico, i percorsi sono stati approvati dall'UCI».

Non c'erano timori per questa discesa nella foresta?
«Mai. Né dall'UCI, né dalle squadre che si sono allenate sul percorso. Non abbiamo ricevuto un solo commento negativo su questo passaggio. E durante questi Campionati del Mondo ci sono stati 1.500 passaggi. Si è verificato un solo incidente, purtroppo tragico. Questo percorso non comporta rischi maggiori rispetto alla media».

Molte domande rimangono senza risposta. Quando ne sapremo di più?
«Come ha dimostrato il caso di Gino Mäder, questo tipo di indagine richiede molto tempo prima di poter ricostruire con precisione le circostanze di un incidente».