St. moritz

Olympia Bob Run: un lungo brivido che regala adrenalina pura

Alla scoperta della storica pista in ghiaccio naturale engadinese, tempio di bob e skeleton
L’area della partenza dell’Olympia Bob Run in territorio di St. Moritz. (Foto Viesturs Lacis)
Nicola Bottani
Nicola Bottani
12.01.2019 06:00

ST. MORITZ/CELERINA - È unica al mondo perché solo lei, ogni inverno, viene costruita ripartendo da zero, ammucchiando e compattando neve che viene poi scavata e trasformata in un toboga di ghiaccio. Potremmo anche considerarla come una vecchia signora che il suo fascino non lo perde mai ma anzi lo rinnova sempre e comunque. È l’Olympia Bob Run, che parte in territorio di St. Moritz e arriva a Celerina, con un dislivello in discesa di 130 metri e una pendenza media dell’8,1%. Potrebbe anche sembrare nulla di che, in base a questi pochi dati. E invece la pista engadinese di bob e skeleton, con il suo sviluppo di 1.722 metri, garantisce un lungo e intenso brivido, quando si viene lanciati lungo questa bianca canna di fucile. Ben presto si superano i cento chilometri orari, raggiungendo magari i 145 – bene o male siano lì attorno a questo numero – della velocità massima di un bob a quattro da gara. Senza contare i 4-5 G con cui il corpo dei bobbisti si deve confrontare in curva, con il loro peso che quindi aumenta di quattro-cinque volte rispetto a quando se ne stanno tranquilli sulle proprie gambe.

La vecchia signora engadinese è un vero e proprio tempio di bob e skeleton e se porta quel nome, appunto Olympia Bob Run, è perché ha ospitato le gare olimpiche dei Giochi invernali andati in scena nel 1928 e 1948. Senza comunque scordare le molte edizioni di campionati mondiali ed europei a cui ha dato vita nel corso della sua affascinante storia. Alcune delle sue curve portano i nomi di grandi protagonisti della storia dello sport, cosa tutt’altro che casuale, verrebbe da dire. Andando a ripescare una nostra pagina pubblicata sul Corriere del Ticino una decina di anni fa, ci sono tornati tutti alla mente. Come la nostra prima discesa con un bob-taxi, affrontata proprio allora sull’Olympia Bob Run. Era stata un’esperienza forte, anzi fortissima. Non per niente chi si cimenta in questo esercizio – quello di passeggero su un bob-taxi a quattro posti condotto da un pilota e un frenatore esperti – quando è arrivato in fondo può provare sentimenti del tutto opposti: o la discesa gli è piaciuta così tanto da volerne fare un’altra il più presto possibile oppure si dice «mai più!» perché il brivido di un minuto e una manciata di secondi provato fra la partenza e l’arrivo si è trasformato in paura e non in un’eccitante scarica di adrenalina.

Alcuni grandi dello sport ricordati curva dopo curva
Ogni curva dell’Olympia Bob Run è denominata con il corrispettivo in lingua inglese di «corner», perché all'inizio erano inglesi i villeggianti appassionati di bob che soggiornavano in Engadina, tanto che sono stati loro a fondare nel 1897 il St. Moritz Bobsleigh Club. Quindi, ecco che alcune centinaia di metri dopo la partenza si affronta la Sunny Corner, situata nel punto più soleggiato del tracciato e seguita poi dall'Horse Shoe, la celebre curva a ferro di cavallo sulla strada che porta da St. Moritz a Celerina e che precede a sua volta la Telephone Corner, chiamata così perché nei suoi pressi, ai tempi d'oro, era stato installato il primo telefono della pista, così da poter segnalare i vari passaggi di chi si lanciava dall’alto verso il basso. Tra la Sunny Corner e la Horse Shoe un’altra curva è invece intitolata ai britannici Tony Nash e Robin Dixon, gli unici membri del St. Moritz Bobsleigh Club a essersi fregiati di un titolo olimpico di bob, nel due ai Giochi andati in scena nel 1964 nella città austriaca Innsbruck. Un alloro che per Dixon e Nash, passando invece ai Mondiali, era stato preceduto l’anno prima dal bronzo centrato a Igls, nei pressi della stessa Innsbruck, ed era stato seguito dal titolo iridato conquistato a St. Moritz nel 1965 e dal terzo posto staccato nel 1966 nella località dolomitica di Cortina d’Ampezzo, dove le infrastrutture della pista sono state smantellate ormai da anni.

Dal pilota automobilistico Alfonso De Portago al playboy Gunther Sachs
Poco prima del punto in cui viene fermato il cronometro – in frenata, però, si percorrono ancora alcune centinaia di metri in salita, prima di arrestarsi – c’è inoltre la Portago Corner. Ricorda il marchese spagnolo Alfonso De Portago, pilota che trovò la morte alla Mille Miglia del 1957, in un tragico incidente che segnò la fine della celeberrima corsa automobilistica di durata italiana, poiché oltre al suo copilota, il giornalista statunitense Edmund Gurner Nelson, rimasero uccisi anche nove spettatori, cinque dei quali bambini. Il settore dell'Olympia Bob Run dedicato ad Alfonso De Portago ne porta il nome perché la fondazione a lui intitolata ha finanziato la ristrutturazione della parte inferiore del toboga di St. Moritz. Prima della Portago Corner c’è invece la Martineau Corner, con la quale si è voluto onorare Hubert von Martineau, presidente del locale club di bob dal 1922 al 1969. E poiché il successore di Hubert von Martineau alla testa del St. Moritz Bobsleigh Club è stato il tedesco Gunther Sachs, negli anni Sessanta e Settanta del secolo passato assurto a prototipo del gentleman-playboy, ecco che non poteva mancare neppure la Gunther Sachs Corner, lungo questo tracciato ormai unico nel suo genere. Infatti, è l'ultimo al mondo, fra le piste di bob, ad avere un manto di ghiaccio del tutto naturale e che dunque viene creato e mantenuto senza l'ausilio di mezzi artificiali di raffreddamento.

L’immenso fair-play dell’asso italiano Eugenio Monti
Più recentemente, un nuovo settore della pista è stato dedicato a un altro asso del bob del passato. È il Monti’s Bolt, ossia la partenza intermedia creata a metà percorso per permettere ai giovani che imparano a condurre bob – nella versione monoposto – e skeleton di affrontarla senza raggiungere velocità per loro eccessive ma che comunque sono già più che apprezzabili. Ebbene, Monti’s Bolt significa Bullone di Monti e si rifà a un episodio che vide protagonista il grandissimo pilota italiano Eugenio Monti, classe 1928 e scomparso nel 2003, nel bob un uomo capace di mietere titoli e medaglie in ogni ambito, dai campionati del mondo alle Olimpiadi. Durante quelle del 1964 a Innsbruck a Tony Nash e Robin Dixon si ruppe un bullone dell’asse posteriore del bob e Monti gli prestò uno dei suoi per sostituirlo. Era la gara del due che abbiamo già ricordato qui, che vide i britannici salire sul gradino più alto del podio ed Eugenio Monti chiudere al terzo posto insieme al frenatore Sergio Siorpaes. Monti per il suo gesto – onorato in seguito con la medaglia Pierre de Coubertin, che premia il fair-play in ambito olimpico ed è stata assegnata per la prima volta nella storia proprio a lui – era stato criticato dalla stampa italiana alla quale, però, rispose così: «Nash non ha vinto perché gli ho dato il bullone. Ha vinto perché è andato più veloce».

I legami fra il Ticino e il toboga engadinese
Anche il Ticino ha i suoi bei legami con la Olympia Bob Run (fra l’altro, per tutte le informazioni sulle attività che vi si svolgono si può consultare il sito internet www.olympia-bobrun.ch). Già perché qui, lungo il toboga che porta da St. Moritz a Celerina, attorno agli anni Ottanta dello scorso secolo, si sfidavano i portacolori del Bob Club Lugano, fondato da Elvio Giani. Dopo di che, in tempi più recenti, il testimone è stato idealmente raccolto dal Bob Club Svizzera Italiana, per quel che riguarda la passione per bob e skeleton nella parte italofona del nostro Paese. Discipline sportive affascinanti per la loro lunga storia e che continuano ad affascinare anche le nuove generazioni, ragazzi e ragazze che sull’Olympia Bob Run imparano a destreggiarsi con questi mezzi.

Ed è un’esperienza, quella di una discesa, che chiunque di noi può assaporare almeno una volta nella vita, regalandosene appunto una a bordo di un bob-taxi, dopo di che la direzione della pista offrirà un brindisi e soprattutto rilascerà un diploma che attesta quello che per molti sarà stato un vero e proprio battesimo del fuoco. Intanto, mentre pensate a questa eventualità, possiamo offrirvi un assaggio della vita all’Olympia Bob Run – il cui amministratore delegato è Damian Gianola – grazie ai video di ENJY.TV St. Moritz (www.enjy.tv), società che gestisce anche un canale televisivo dedicato all’Engadina e alle sue variegatissime tematiche. Inoltre, vi consigliamo di dare un’occhiata al documentario realizzato da ENJY.TV e dedicato a storia e attività della pista engadinese.