Otto medaglie e tre mosse per crescere: il bilancio di Swiss Olympic
Otto medaglie rossocrociate. Un risultato in linea con gli obiettivi di inizio Giochi, ma un passo indietro rispetto alle tredici conquistate nel 2021 a Tokyo. A Parigi è arrivato un solo oro, quello di Chiara Leone nella carabina 50 m tre posizioni. Erano stati tre in Giappone, tre a Rio 2016, due a Londra 2012 e due a Pechino 2008. Il bilancio di Ralph Stöckli, capo missione di Swiss Olympic, è comunque positivo: «Otto medaglie rappresentano un risultato complessivo solido». Allo stesso tempo, Stöckli vede delle possibili misure per sfruttare ancora meglio il potenziale dello sport elvetico.
Eroi rossocrociati
Nel comunicato stampa di fine rassegna, Swiss Olympic ripercorre i successi rossocrociati all’ombra della Tour Eiffel, sottolineando la determinazione di Chiara Leone, ma anche l’imperturbabilità di Julie Derron nel triathlon e l’esperienza di Steve Guerdat nel salto ostacoli, valsi due argenti. I cinque bronzi sono arrivati grazie al sangue freddo di Audrey Gogniat (carabina 10 m), alla resistenza di Roman Mityukov (200 m dorso), al dinamismo di Zoé Claessens (BMX Racing), alla potenza dei canottieri Andrich Gulich e Roman Röösli (due senza) e all’intesa tra Tanja Hüberli e Nina Brunner nel beach volley. «Queste prestazioni di alto livello testimoniano la diversificazione dello sport elvetico», afferma Stöckli. «Sono molto fiero della nostra delegazione. Quelli che hanno vinto una medaglia, non sono stati i soli a sfoderare il meglio».
Tra quarti posti e diplomi
Ralph Stöckli ammette di aver emesso qualche gemito di dolore per i molti svizzeri (9) finiti ai piedi del podio: «Questo dimostra che è molto difficile raggiungere il massimo livello sulla scena olimpica. Non sono sempre gli atleti migliori o più conosciuti a vincere le medaglie. Un quarto posto è sempre una delusione, ma anche una fonte di motivazione per il futuro. Inoltre, i quarti posti di Annik Kälin, Angelica Moser, Simon Ehammer o Noè Ponti hanno grande valore in discipline universali come atletica e nuoto. La speranza è che tra quattro anni si riesca a indirizzare le cose a nostro favore nei momenti decisivi».
Per Swiss Olympic, il numero di diplomi olimpici è notevole: sono 32 gli atleti e le atlete che hanno chiuso tra il quarto e l’ottavo posto. «Una medaglia ha certamente più visibilità e anche un valore emozionale molto elevato, sia per gli atleti, sia per i tifosi. Ma dal punto di vista della promozione dello sport, i diplomi sono preziosi, perché mostrano il potenziale nascosto in ogni disciplina», spiega Stöckli.
Potenziale di crescita
Secondo il capo missione, il sistema sportivo svizzero deve insistere per colmare il divario con i podi. «La Svizzera – afferma – è leader nella ricerca e nell’innovazione. Dobbiamo integrare ancora meglio queste conoscenze nello sport d’élite, sfruttando pure le sinergie con l’economia». Swiss Olympic sta percorrendo questa via con il «Parco olimpico svizzero», una rete di forze innovative provenienti da sport, economia e scienza.
Stöckli vede potenziale di crescita anche nella promozione degli allenatori: «Il nostro obiettivo deve essere quello di proporre ai coach un percorso di carriera concreto e garantire che le conoscenze tecniche permettano loro di lavorare il più a lungo possibile nelle nostre federazioni e nel sistema sportivo svizzero».
Non è tutto: Ralph Stöckli, che a Parigi ha parlato con numerosi funzionari di altri Paesi, sottolinea come la promozione individuale degli atleti stia diventando sempre più importante. «Possiamo fortunatamente contare sul sostegno di Aiuto Sport Svizzero, dell’esercito, della Confederazione e dei Cantoni. L’obiettivo di Swiss Olympic, in quanto associazione mantello e Comitato olimpico nazionale, deve essere quello di offrire questa promozione individuale in modo più mirato, in collaborazione con le federazioni».
Risorse importanti
Per attuare le tre misure principali menzionate sopra (sfruttamento delle sinergie, promozione degli allenatori e incoraggiamento individuale), sono necessarie risorse importanti. «Ma sono convinto che valga la pena investire in questo settore. Lo sport svizzero in tutta la sua diversità ne trarrà vantaggio e gli atleti scriveranno nuove grandi storie ai grandi eventi», conclude Stöckli.