Ambrì Piotta

Pauli Jaks, un talismano in panchina tra consigli e pacche sulle spalle

Da un po' di tempo il preparatore dei portieri segue le partite al fianco di Cereda: «Ho iniziato alla Spengler perché non c'era posto in tribuna stampa. Ci siamo trovati bene e quindi andiamo avanti»
© Ti-Press/Samuel Golay
Fernando Lavezzo
14.01.2023 11:30

Sui social Pauli Jaks è stato soprannominato «Il talismano». Da quando ha iniziato ad andare in panchina al fianco di Luca Cereda e René Matte, infatti, il preparatore dei portieri biancoblù ha portato bene all’Ambrì Piotta: 6 successi in 8 partite, una Coppa Spengler in bacheca e un derby vinto a Lugano dopo 3 anni. La scaramanzia, però, c’entra poco o nulla.

Un jolly prezioso

«Davvero avevamo il Pauli in panchina? Non me ne sono mica accorto...». Daniele Grassi ha voglia di scherzare. Al fianco di Cereda e Matte, infatti, Jaks non passa di certo inosservato. Un po’ per la lunga barba grigia. Un po’ per le vigorose pacche sulle spalle distribuite a destra e a manca. «Pauli vive le partite con tante emozioni, ma sa controllarle bene. La sua presenza ci infonde tranquillità», spiega il capitano biancoblù. «Inoltre lui conosce benissimo l’hockey e può dare piccoli consigli a tutti quanti, difensori e attaccanti. È un jolly prezioso».

Un po’ per caso

Tutto è cominciato lo scorso 26 dicembre a Davos, all’esordio nella Spengler 2022. «Normalmente mi siedo in tribuna stampa, ma all’Eisstadion non c’erano più posti liberi», racconta divertito il preparatore dei portieri leventinesi. «Il Cere mi ha quindi proposto di andare a bordo pista con lui e René. L’ho fatto volentieri e ho capito di poter dare un colpo di mano. Così è iniziato tutto. Rientrati dai Grigioni, abbiamo deciso di andare avanti. Non per scaramanzia, ma perché ci siamo trovati bene».

Luca Cereda ce lo conferma: «È successo per caso, sì, ma ha funzionato benone. Pauli porta energia positiva e competenza. Anche prima ci dava imput preziosi seguendo la partita dall’alto, ma poteva condividere le sue opinioni solo negli intervalli. Ora, invece, è tutto istantaneo. Fino a quando se la sentirà, continueremo a contare su due occhi e sua una voce in più. Un bell’aiuto».

Motivatore, ma non solo

Jaks è felice di poter proseguire: «Mi fa piacere, mi diverto, se lo staff è contento non vedo alcun motivo per smettere. Guardare la partita a livello del ghiaccio è tutta un’altra cosa. Hai una percezione diversa del gioco, soprattutto della velocità. Il mio ruolo principale è quello di motivare i ragazzi e di tenerli sempre attivi, svegli. Cerco di dare un contributo in questo senso, ma so di poter dire la mia anche sul piano tecnico-tattico. Luca ha sempre apprezzato i miei feedback, non solo per quanto riguarda la gestione dei portieri. All’interno del nostro staff possiamo discutere di tutto, siamo molto uniti».

Pauli Jaks ha un passato da head coach, sia nel settore giovanile dell’Ambrì Piotta (U17 e U20), sia in Prima Lega con il Chiasso: «Onestamente non rimpiango di aver abbandonato quel percorso. Sono contento del mio ruolo attuale».

Esistono esempi di ex portieri diventati allenatori ai massimi livelli, anche se in Svizzera si ricorda soprattutto del canadese Glen Hanlon, coach della Nazionale tra il 2014 e il 2015. «Non ne rammento altri nel nostro campionato, ma i nomi illustri, soprattutto in Nordamerica, non mancano», dice Pauli. «Basti pensare a Patrick Roy, che in NHL ha guidato per tre stagioni i Colorado Avalanche prima di tornare a occuparsi dei Québec Ramparts a livello juniores. Non dovrebbero esserci pregiudizi in questo senso, perché la maggior parte dei portieri conosce benissimo il gioco e ha le sue idee in merito. Nessuno, in pista, vede la partita meglio di un portiere».

Fortuna un corno

La scaramanzia non c’entra, è assodato, ma per i tifosi Pauli Jaks è ormai diventato un talismano. La cosa lo diverte, ma la sua verità è un’altra: «Non abbiamo vinto la Spengler o il derby grazie alla fortuna. Ci siamo fatti trovare pronti e abbiamo fortemente voluto questi successi. A Davos, in un torneo di sei giorni, le possibilità di riuscita sono maggiori rispetto a un intero campionato. Abbiamo avuto il merito di prepararci meticolosamente e di aver gestito al meglio energie ed emozioni. Tornati alla realtà della National League, abbiamo faticato a Berna e a Friburgo, poi la squadra ha saputo reagire, ritrovando freschezza nelle gambe e nella testa. Anche per questo siamo riusciti a imporci contro il Bienne e a espugnare la Cornèr Arena dopo quasi tre anni».

Sempre in giro

Come detto, prima della Spengler Jaks seguiva le partite dalla tribuna stampa. Solo in casa, però. In trasferta, infatti, la sua presenza non era prevista. «Ora viaggio di più, ma questo non mi ha cambiato la vita. In precedenza, quando la prima squadra dell’Ambrì giocava oltre Gottardo, io restavo qui a seguire le partite della U20, della U17 o dei Ticino Rockets. Lo facevo per osservare i nostri portieri, di cui sono responsabile anche a livello giovanile. Insomma, ora vado volentieri in trasferta, ma non sarei comunque rimasto sul divano».

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