Hockey

Per l’Ambrì è il momento di puntare più in alto

L’obiettivo dichiarato dei biancoblù è la qualificazione ai play-in, ma questa squadra ha i mezzi per andare oltre e deve nutrire questa ambizione
Fernando Lavezzo
10.09.2024 06:00

Diciamocelo tra di noi, pur sapendo che a Paolo Duca e Luca Cereda fischieranno le orecchie: non entrare nelle prime dieci della regular season, per questo Ambrì Piotta, sarebbe imperdonabile. Ufficialmente, l’obiettivo è proprio questo: accedere ai play-in. Ma i play-in – dovrebbe averlo insegnato l’amarezza percepita al termine della scorsa stagione – non possono essere considerati un traguardo finale. Può starci un po’ di prudenza verso l’esterno (tifosi, stampa), ma vogliamo sperare che all’interno dello spogliatoio ci sia una sola ricompensa in testa: tornare a giocare quei playoff che in Leventina mancano dal 2019, quando a trascinare i biancoblù a suon di reti c’era un giovane ceco: Dominik Kubalik. Non si tratta di arroganza, ma di consapevolezza. Si può essere ambiziosi senza perdere di vista i valori, l’etica del lavoro, la propria storia. Accontentarsi: questo sì che sarebbe un problema per una realtà in pieno sviluppo come l’Ambrì. L’HCAP sta crescendo sotto tutti i punti di vista, societari e sportivi (ci riferiamo anche ai risultati ottenuti l’anno scorso dalla squadra Under 20). I debiti accumulati, tra prestiti COVID e Gottardo Arena, costringono il club del presidente Lombardi a tenere d’occhio i conti, ma già oggi Luca Cereda dispone di una rosa profonda e di qualità, con ben otto stranieri (almeno inizialmente). L’età media è giovane, certo, ma può contare su abbastanza veterani nei ruoli giusti e comprende almeno quattro «duemila» già in grado di assumersi responsabilità importanti: De Luca, Landry, Pezzullo e Terraneo. Il ritorno di Kubalik, poi, ha portato l’attacco leventinese a un altro livello.

Sulla carta, tutti gli astri sono allineati per una stagione ricca di soddisfazioni. Se ne sarà reso conto ogni tifoso che in questi giorni si è divertito ad abbozzare il «line-up» titolare su un foglio di carta o sulle note dello smartphone. La strada per il successo, questo va concesso ai più prudenti, è però lastricata di «se». Se Kubalik resterà fino a fine stagione, se André Heim e Jonathan Ang torneranno quelli di due anni fa,se Philippe Maillet supererà indenne l’impatto con il campionato svizzero, se Dominik Zwerger sarà quello ammirato agli ultimi Mondiali con l’Austria, se Bürgler e Pestoni garantiranno ancora un buon bottino di punti, se i giovani (compresi i nuovi e promettenti Müller e Muggli) faranno ulteriori passi avanti, beh, allora questa squadra potrebbe persino flirtare con un posto tra le prime sei e a una qualificazione diretta ai quarti di finale.

Durante l’estate, lo staff biancoblù ha individuato nella difesa il settore più vulnerabile della squadra. Ed è corso ai ripari con l’ingaggio del canadese Kodie Curran, terzo «import» del reparto arretrato dopo gli intoccabili Virtanen e Heed. Il pacchetto difensivo è completato dai giovani Pezzullo e Terraneo, da Wüthrich, dall’esperto Zgraggen (anche lui rientrato all’ovile) e dai fratelli Dotti. Rispetto alle squadre più blasonate manca certamente qualcosa, ma Virtanen e Heed sono i migliori del campionato nel loro ruolo, insieme a Vatanen del Ginevra. E considerando che entrambi possono tranquillamente accollarsi 25 minuti di ghiaccio a partita, significa che l’Ambrì giocherà 50 minuti su 60 con un grandissimo difensore in pista. Nella gestione degli otto stranieri, sarà poi decisivo il rendimento di Gilles Senn tra i pali. Se l’ex Davos si dimostrerà un’alternativa valida a Juvonen, Cereda potrà schierare sei stranieri di movimento in almeno metà delle partite. E la difesa, con Curran, potrebbe diventare un punto di forza. Altro che decimo posto.