Pogacar cambia i suoi piani e punta alla Parigi-Roubaix

Il tanto atteso annuncio, infine, è giunto. Per la felicità di molti - ossia tutti gli appassionati di ciclismo - e la tristezza di pochi altri - ovvero i suoi rivali - Tadej Pogacar prenderà parte alla Parigi-Roubaix, prevista il 13 aprile. Lo ha comunicato ufficialmente la sua squadra, la UAE Team Emirates-XRG, che ha illustrato la nuova programmazione del fenomeno sloveno. «In seguito a delle discussioni interne, è stato deciso di modificare il suo calendario per concentrarsi sul Giro delle Fiandre e sulla Parigi-Roubaix». Pogacar, dunque, ha rivoluzionato i suoi piani, rinunciando così alla E3 Saxo Classic e alla Gent-Wevelgem.
Rischio non indifferente
Qualche indizio, agli albori della nuova stagione, c’era già stato. A inizio febbraio, infatti, il campione del mondo era stato avvistato - in compagnia del suo scudiero Tim Wellens - proprio nella Foresta di Arenberg, dove si disputa la Regina delle Classiche. Una ricognizione che, inevitabilmente, aveva dato adito a diverse speculazioni che poi si sono rivelate fondate. I dirigenti della UAE, invero, si erano espressi in modo contrario all’ipotesi di adattare un calendario primaverile già particolarmente impegnativo.
Partecipare alla terza Monumento dell’anno, significa automaticamente prendersi dei rischi non indifferenti, poiché all’Inferno del Nord è rinomato il rischio di incorrere in cadute rovinose. Il pensiero del team principal e CEO della compagine, Mauro Gianetti, è razionalmente condivisibile: la corsa è pericolosa e Pogacar è giovane, ha 26 anni, per cui ha ancora parecchio tempo per provare a conquistare un gioiello che ancora manca alla sua già straordinaria collezione.
Debutto assoluto
Il punto, in fin dei conti, è proprio questo e cioè che «Pogi» vuole colmare i pochissimi vuoti presenti nel suo palmarès. Non solo il talento di Komenda non si è mai imposto nella celebre corsa francese, ma sinora non vi ha mai nemmeno partecipato. Per chi, come lui, punta forte sulla conquista del Tour de France, questa non è un’eccezione, anzi. L’ultimo ad aver gareggiato nell’Inferno del Nord da campione uscente della Grande Boucle, è stato Greg LeMond, nel 1991. Prima dello statunitense, per intenderci, avevano puntato alla doppia impresa due leggende dello sport: Bernard Hinault ed Eddy Merckx.
Nomi di assoluto prestigio che fanno intendere la portata dell’evento. La presenza di Pogacar, insomma, va considerata come un lusso, un regalo per tutti i tifosi. Lui, ha deciso di non fossilizzarsi sulla tipica programmazione puramente improntata ai Grandi Giri. È un corridore talmente polivalente da poter uscire dalla propria zona di comfort ed essere comunque considerato come uno dei favoriti.
Insegue la storia
Sì, perché Pogacar, pur correndo in maniera incredibilmente spettacolare, punta solo alla vittoria. Assieme alla Milano-Sanremo - che gli è recentemente sfuggita a discapito di Mathieu van der Poel - la Parigi-Roubaix è l’altra Monumento che ancora gli manca. Soltanto in tre, nella storia, sono riusciti a fare l’en plein e conquistare tutte le cinque Classiche. Pogacar è a caccia di record e in caso di un eventuale trionfo il prossimo 13 aprile, agguanterebbe due primati. Nella storia moderna, nessuno ha vinto la Parigi-Roubaix da debuttante e mai qualcuno l’ha conquistata con la maglia iridata e al contempo da campione in carica del Tour.
Vederlo con le braccia al cielo negli ultimi metri nel velodromo sarebbe straordinario, eppure non sorprendente. Pogacar - imponendosi al Giro delle Fiandre nel 2023 - ha già dimostrato di saper addomesticare l’insidiosissimo pavé. Non a caso, lo sloveno è già considerato il terzo favorito per la prova. Davanti a lui, figurano solamente il già citato van der Poel - vincitore di 7 Monumento in appena 19 apparizioni totali - e Wout van Aert. Inoltre, le presenze di Philipsen, Pedersen e Ganna garantiscono un vero e proprio «parterre de roi». L’attesa, insomma, sta crescendo a dismisura e con dei protagonisti del genere è lecito aspettarsi anche l’impossibile.