Quel legame inscindibile tra calcio e cultura popolare

Quello tra calcio e cultura popolare è un legame forte, inscindibile quasi. Ma in che modo l’uno influenza l’altro (e viceversa)? Per trovare una risposta a questa domanda siamo andati a visitare la mostra immersiva e interattiva Football Fever: Play. Compete. Repete, aperta fino al 31 agosto al FIFA Museum di Zurigo.
Un gioco anche fuori dal campo
Appena iniziamo a visitare la mostra emerge subito in maniera evidente quanto il calcio abbia influenzato l'industria ludica. Numerosi sono infatti i giochi a tema calcistico esposti: si va da quelli antichi a quelli moderni. Una chicca, in questo senso, è un calciobalilla risalente agli anni Trenta del Novecento. Già all'epoca, il calcio permeava la società tanto che, ferito durante la Guerra civile spagnola, al poeta, inventore ed editore Alejandro Finisterre venne l'idea di inventare il famoso tavolo da gioco. All'origine della trovata la volontà di permettere anche a coloro che non potevano giocare a calcio di provare le medesime sensazioni e le stesse emozioni di chi invece aveva la possibilità di praticare questo sport.
Caratteristiche della mostra temporanea del FIFA Museum è l'interattività: per questo motivo, accanto al cimelio novecentesco, a disposizione dei visitatori sono stati messi anche alcuni calciobalilla moderni sui quali cimentarsi in avvincenti sfide.
Interattività che si ritrova nella sala dedicata ai giochi da tavolo, dove sono esposti diversi esemplari. Si parte da due modelli di WeyKick (uno più antico, l'altro più moderno) e si arriva ad altrettante tavole di Tipp-Kick. Nel primo caso, il giocatore controlla due pedine e ha l'obiettivo, spostandole sul terreno da gioco, di fare gol nella porta avversaria. Anche nel secondo caso il giocatore controlla due pedine: un portiere e un calciatore di movimento. A differenza del primo passatempo, però, queste figurine sono dotate di un meccanismo che permette loro di eseguire un movimento specifico (l'estremo difensore può tuffarsi, mentre il giocatore di movimento è in grado di tirare).
Avanzando nel nostro viaggio sulla linea del tempo dei giochi a tema calcistico e avvicinandoci ai giorni nostri, troviamo un flipper dedicato alla Coppa del Mondo che si tenne negli Stati Uniti nel 1994. Da qui si passa quindi ai videogiochi con un esemplare di Pong, uno dei primi del suo genere commercializzato dalla Atari.
All'inizio degli anni Duemila si apre quindi un nuovo capitolo nella storia dei videogiochi e, ancora una volta, l'influenza del mondo del calcio è evidente. In quel periodo, infatti, le aziende produttrici di console iniziano a commercializzare dispositivi con l'immagine di calciatrici e calciatori famosi. Al FIFA Museum si può così vedere il gioco per Nintendo Mia Hamm Soccer 64. Prima giocatrice a essere il volto di un videogame, Mia Hamm è l'esempio lampante della forte influenza che hanno le icone sportive sulla cultura pop illustrando la dimensione che può assumere una giocatrice d'élite fuori dal rettangolo verde. Diventata la più giovane internazionale statunitense in occasione della prima convocazione con la maglia del suo Paese nel 1987, all'età di 15 anni, Hamm ha vestito per 275 volte la casacca a stelle e strisce prima di ritirarsi nel 2004. Accanto alla console griffata Mia Hamm c'è una PlayStation del 2000 dall'inusuale livrea gialla. Essa è un omaggio a Ronaldo il Fenomeno, leggenda del calcio brasiliano che ha prestato il proprio nome al gioco Ronaldo V-Footabll. Selezionato con la Nazionale del suo Paese per quattro edizioni della Coppa del Mondo (1994, 1998, 2002 e 2006), l'attaccante ha condotto la Seleção sul tetto del mondo nel 2002 segnando otto reti.
Accanto alle postazioni PlayStation d'inizio millennio, i visitatori possono quindi giocare su console dei giorni nostri. Per coloro che poi vogliono provare un'esperienza immersiva c'è lo skills.lab Cube, un'installazione alta tre metri dotata di un terreno da gioco in erba sintetica e di schermi interattivi a 360°. Al suo interno si possono mettere alla prova le proprie abilità calcistiche con esercizi che comprendono il primo tocco, il controllo del pallone, la precisione dei passaggi e la percezione spaziale.
Chi, invece, non amasse troppo la tecnologia, può dedicarsi a una partita di calcio-biliardo o di Subsoccer. In quest'ultima postazione, i giocatori si siedono uno di fronte all'altro e, bendati, cercano di depositare il pallone, dotato di campanelline, in fondo alla porta avversaria.
La cultura del vestire
Non è solo con l'industria dei giochi che il calcio vive in simbiosi, un legame molto forte c'è anche con la moda. Colori e motivi sono passati dalle passerelle al terreno di gioco e viceversa. Iconiche, in questo senso, sono diventate le divise del portiere messicano Jorge Campos. A renderle particolari il fatto che il loro design venisse creato dallo stesso estremo difensore sulla base delle tendenza dell'epoca. Le sue casacche dai colori vivi erano infatti perfettamente in linea con lo stile degli anni Novanta, caratterizzati da un'esplosione di colori e motivi suggestivi, e hanno influenzato pure le tendenze nello streetwear.
Altra maglietta iconica esposta al FIFA Museum è quella vestita al Milan da Ruud Gullit nella stagione 1990-1991. Il centrocampista olandese ha vinto due volte la Coppa dei Campioni con i Diavoli nel 1989 e nel 1990 ed è diventato un simbolo della cultura popolare. A incoronarlo nella sua veste di emblema di una generazione pure un pupazzetto del 1990 che lo raffigura.
Che campioni Holly e Benji
Parlando di magliette, non si può tralasciare quella ideata per celebrare il centenario della federazione nipponica. L'esemplare esposto al FIFA Museum è infatti impreziosito dal disegno, sulla parte frontale, di Oliver Hutton, protagonista, insieme a Benjamin Price, del celebre manga Holly e Benji (conosciuto anche con il nome di Capitan Tsubasa) da cui è stata tratta anche una serie di cartoni animati. La divisa della Nazionale giapponese dimostra come il calcio abbia influenzato la cultura popolare portando alla creazione di serie letterarie e televisive dedicate a questo sport e di come, successivamente, la stessa pop culture abbia a sua volta suggestionato il mondo del pallone portandovi al suo interno alcuni personaggi iconici. In questo senso, un esempio ancora più lampante è il pallone ufficiale utilizzato per il torneo femminile di calcio alle Olimpiadi di Tokyo del 2020. Sull'oggetto sono raffigurati numerosi personaggi di Holly e Benji disegnati dall'ideatore del manga, Yōichi Takahashi.
Takahashi si innamorò del calcio in occasione della Coppa del Mondo del 1978 e decise di dare forma alla propria passione creando il manga Holly e Benji.
Gli oggetti a tema Holly e Benji presenti al FIFA Museum non si esauriscono comunque qui. Nelle sale della struttura espositiva, i visitatori possono ugualmente leggere i fumetti della celebre serie originale e giocare al videogioco Captain Tsubasa: Rise of New Champions.
Il ruolo delle donne
A influenzare in maniera significativa la cultura popolare non è solo il calcio maschile, ma anche quello femminile. Non bastasse, a testimonianza di ciò, il videogioco che nel 2000 Nintendo dedicò a Mia Hamm, abbiamo la copertina del 2023 di Time Magazine che ritrae un'altra calciatrice statunitense a seguito dell'annuncio del proprio ritiro: Megan Rapinoe. Vincitrice della Coppa del Mondo femminile nel 2015 e nel 2019, oro olimpico nel 2012 e due volte vincitrice del campionato femminile della CONCACAF, Rapinoe può esibire un palmarès che le assicura un ruolo di primo piano all'interno della pop culture e che le offre un'influenza sociale che va oltre le sue abilità sportive.
A sublimare l'importanza del calcio femminile e a conferirgli un posto di diritto nella cultura di massa ci ha poi pensato Lego che, nel 2023, ha creato il set Icons of Play che si compone, tra gli altri, dei pupazzetti di Rapinoe, della giapponese Yuki Nagasato, della nigeriana Asisat Oshoala e dell'australiana Sam Kerr.