Roland Garros: cala la notte e si accendono le polemiche

Il pragmatismo degli organizzatori del Roland Garros rimanda alla nota espressione machiavelliana secondo la quale il fine giustifica i mezzi. Oppure - considerando la località in questione - si può far riferimento direttamente a Enrico IV, che salì sul trono di Francia in seguito alla sua celeberrima «Parigi val bene una messa». Dinanzi al conseguimento di vantaggi politici, egli fu disposto a convertirsi al cattolicesimo. Ebbene, la versione contemporanea in salsa parigina della locuzione, potrebbe essere che davanti alle esigenze commerciali, la salute dei giocatori passa in secondo piano.
Serate interminabili
A cosa facciamo riferimento? Beh, alla programmazione scellerata degli Open di Francia, che sta generando polemiche a non finire. Gli atleti, in primis, hanno manifestato il proprio malcontento. D’altra parte, gli attori protagonisti di questo spettacolo sono loro e giustamente si sentono poco tutelati. Sì, perché una volta concluso un match c’è una routine che va rispettata: interviste, alimentazione e trattamenti fisici vari. I diritti televisivi, però, impongono determinate esigenze e a farne le spese sono proprio i giocatori. Novak Djokovic, negli scorsi giorni, ha concluso la sua sfida di terzo turno contro Musetti alle 3.06 di notte, un record (in negativo) per lo Slam transalpino. Mai, infatti, si era terminato più tardi. Un’eccezione, quindi? Non proprio, a dire il vero, tanto che nei giorni seguenti c’è stato il bis con il match tra Zverev e Rune, terminato all’1.40. Orari insostenibili ai quali, purtroppo, il tennis ci ha abituato. Non si tratta di evenienze straordinarie come accade in altri sport. È vero, le condizioni meteorologiche nella Ville Lumière sono state parecchio avverse, cara grazia, allora, che i due stadi principali sono ormai muniti di un tetto. Qualcosa, però, va rivisto. L’ATP e la WTA, non a caso, hanno preso delle decisioni in questo senso ad inizio anno, ma gli Slam rientrano sotto l’egida dell’ITF, quindi si muovono in maniera indipendente. Far cominciare il primo incontro alle 10.00 di mattina potrebbe aiutare. Oltre alle frequenti ore piccole del Philippe Chatrier, si discute poi di chi gioca le cosiddette «night session». Succedeva l’anno scorso, si sta ripetendo anche in questa edizione. Il motivo è sempre lo stesso: le sessioni serali sono interamente appannaggio delle partite maschili.
La (troppa) euforia sugli spalti
La direttrice del torneo, Amélie Mauresmo, ha le sue gatte da pelare. Una di queste, inoltre, concerne il pubblico presente ai margini di Bois de Boulogne. C’è chi - come il britannico Daniel Evans – ha difeso i tifosi presenti al Roland Garros. Per lui, l’atmosfera che si respira è una delle migliori del tour, ma le sue dichiarazioni sono successive a diverse accuse rivolte da alcuni suoi colleghi. Le parole che hanno fatto più rumore sono state quelle di Swiatek - dopo la vittoria contro Osaka - e, soprattutto, di David Goffin. «Tanti giocatori si lamentano - aveva detto il belga - perché viviamo situazioni così scomode solo qui in Francia. In un match sono stato insultato per 3 ore e mezza. Qualcuno mi ha perfino sputato una gomma da masticare addosso. C’è un ambiente malsano e totalmente irrispettoso». Mauresmo, inevitabilmente, era chiamata a una reazione, che c’è effettivamente stata. Ha riconosciuto che alcune persone hanno superato il limite e ha deciso di agire, proibendo il consumo di alcol sulle tribune.
Le lamentele di «Nole»
Orari, tifosi, potevano mancare anche i campi? Certo che no e allora via alle discussioni sulla superficie di gioco. Il protagonista, in questo caso, era stato nientepopodimeno che Novak Djokovic, fresco di ritiro dallo Slam parigino. Il serbo si era lamentato di quanto fosse scivolosa la terra presente sul Philippe-Chatrier e aveva richiesto - nel match poi vinto contro Cerundolo - di ripassare il campo ogni due game. Richiesta rifiutata dal supervisor del torneo Wayne McKewen, che voleva garantire uniformità con il resto delle partite. «Nole», va da sé, non l’aveva presa bene: «Secondo gli addetti è una superficie in buone condizioni? Beh, per me no. Tu sei il supervisor, dovresti rappresentare i giocatori, come fai a prendere le loro parti e non quelle di chi gioca a tennis?». Prima dell’incontro con l’argentino si erano già intuite le sue difficoltà fisiche, poiché si era presentato con un cerotto all’altezza del ginocchio destro. Le sue precarie condizioni si sono quindi aggravate anche a causa della terra parigina: «Queste ultime settimane avevo già un fastidio, ma non era niente di preoccupante, infatti sono comunque riuscito a giocare dei tornei con quel problema. Nel secondo set però sono scivolato e ho sentito dolore proprio in quel punto». Non sono bastatati, quindi, i trattamenti ricevuti nel «medical time-out» né gli antidolorifici. I controlli di rito hanno costretto Djokovic ad alzare bandiera bianca.