Maria Walliser ricorda l’amica rivale De Agostini: «Aveva uno stile tutto suo»
«Ragazza del treno». «Apripista dello sci ticinese». «Campionessa». «Dura». Potremmo continuare a lungo con la lista delle definizioni. E lei, Doris De Agostini, ci avrebbe guardato con il suo sguardo sincero. E, forse, anche con le guance un po’ arrossate. Soltanto un anno fa, in occasione di un incontro con le donne del nostro sci, Doris ci aveva anche offerto un piccolo ritratto di se stessa: «Potevo sembrare una dura, ma io sono sempre stata una romanticona. Lo sport era nato come un gioco, ho però dovuto lavorare sodo per cercare di adattare il mio fisico lungagnone alle esigenze dell’alta competizione».
Compagne e rivali
Doris è stata un esempio per molte ragazze delle generazioni successive, ma anche per le sue avversarie di allora, con le quali c’era una sana rivalità. Cosa ci ha detto di Doris Maria Walliser, argento in discesa ai Giochi olimpici di Sarajevo dietro a Michela Figini nel 1984? «Eravamo molto diverse, ma Doris era un esempio anche per me. Il suo cuore di combattente mi ha sempre impressionata. Il suo stile non poteva essere imitato. Però ho imparato molto da lei anche osservandola sulle piste. Quando, nel 1983, vinse la Coppa del mondo di discesa mi disse: ‘‘Il prossimo anno tocca a te’’. Ci azzeccò», ricorda con simpatia la sciatrice di Mosnang. «Una volta che abbiamo smesso di sciare – dice ancora la sangallese – ci siamo ritrovate e, davanti a un buon caffè espresso, abbiamo parlato dei nostri nuovi impegni e dei ruoli di donne e madri. Di Doris conservo un ricordo indelebile. Era una compagna e un’avversaria leale».
Sempre disponibile
«La Doris che ho conosciuto io non amava essere al centro dell’attenzione – dice Katrin Müller, presidente dello Sci Club Airolo – però era sempre disponibile. Quando la chiamavi per un’occasione particolare lei c’era. Anche se da una vita abitava con la famiglia a Minusio, Airolo e la Leventina, erano nel suo cuore. Quando Doris otteneva i suoi grandi risultati in Coppa del mondo io non ero ancora nata. La mia pertanto è stata una scoperta tardiva. Quando andavo a sciare e qualcuno mi diceva ‘‘Guarda, quella è la Doris’’, non potevo non girare la testa. Noi, allora giovani, adesso un po’ meno, la guardavamo come si ammirano quelli che hanno contribuito a scrivere un pezzo importante di storia dello sci».
Primi passi sugli sci
Katrin Müller, specialista dello skicross (con tanto di partecipazione olimpica a Vancouver 2010) è presidente dello sci club dove Doris aveva mosso i primi passi. «Poco più di un anno fa, il 15 ottobre 2019, all’incontro con le donne dello sci organizzato a Faido, avrei dovuto esserci anch’io. Mi ero scusata con Ellade Ossola, moderatrice della serata al centro scolastico perché ero appena diventata mamma. Proprio non potevo. Però ero molto dispiaciuta perché quella sarebbe stata una grande opportunità di essere al fianco di Doris e Michela Figini. Non solo. Anche di Natascia Leonardi-Cortesi, Deborah Scanzio e Mauro Pini».
«Doris – ci confida ancora Katrin – era un mito dello sci alpino, eppure aveva un grande rispetto anche per noi, che in un modo diverso eravamo riuscite a rappresentare altre discipline di scivolamento in appuntamenti di rilievo. Non ci guardava dall’alto. Ci faceva anzi sentire parte integrante della realtà sciistica cantonale per la quale serbava un grande affetto».
Di Doris ci è rimasta impressa un’altra frase: «Ricordo la mamma (ndr: Sofia) che ci portava a Lüina, il ruscelletto vicino a casa, i rami di nocciole che dovevano servirci come palette. Ed era difficilissimo trovarli dritti. Airolo ha subito molti cambiamenti dai tempi in cui ero bambina, eppure c’è ancora il locale Sci Club che si impegna tantissimo per i nostri giovani».
Attaccamento alla Valle
Katrin Müller ricorda come Doris era attaccata alla sua valle, al suo paese, alla sua famiglia e ai suoi allenatori. «Questi sono racconti che noi giovani abbiamo sentito e che oggi, forse un po’ meno giovani, proviamo a fare nostri. In fondo il messaggio che Doris ci ha lasciato è proprio questo. L’attaccamento alle nostre radici e il rispetto per chi ci ha dato i primi insegnamenti. Sappiamo che nel caso di Doris, almeno per quanto riguarda lo sci, il primo maestro era stato Edy Mottini (un insegnante che ha forgiato tanti sciatori delle nostre vallate). Penso che anche Claudio Ardia, che conosce vita e miracoli dello SC Airolo, abbia avuto un ruolo importante nella formazione di diverse generazioni di giovani».
A Doris De Agostini (ma anche a Michela Figini) è stata dedicata una pista ad Airolo. «Un’iniziativa davvero bellissima – conclude Katrin – che si è concretizzata lo scorso inverno. Gli appassionati di sci non possono che essere fieri della proposta. È stato un modo per ricordare ancora meglio quanto hanno fatto le due più illustri portacolori del nostro sci club».