«Un anno fa senza Odi saremmo morti»

Al pari di quanto successo dodici mesi or sono, Odermatt non era il solo atleta a presenziare nel piacevole evento svoltosi all’Hotel Terrace di Engelberg. Certo, lui - sempre e comunque - ruba la scena e cattura le luci dei riflettori. Lo ha fatto anche questa volta, ma a differenza dell’anno passato, anche coloro che lo hanno affiancato nel corso della conferenza stampa - ovvero Alexis Monney e Thomas Tumler - hanno potuto esporre degli allori. Già, perché oltre alle imprese di Odermatt, Stöckli quest’anno ha potuto contare pure sui successi - meno attesi ma altrettanto di spicco - dei due sciatori poc’anzi citati.
«È straordinario ciò che sono riusciti a compiere lo scorso inverno» - ha risposto a tal proposito il CEO dell'azienda con sede a Malters. «Per noi, queste ulteriori soddisfazioni non sono altro che una conferma dell’estrema bontà del materiale che abbiamo messo a loro disposizione». Soltanto fino a qualche anno fa - pensando a quanto fatto da Tina Maze; Ilka Stuhec; Viktoria Rebensburg - il marchio di sci elvetico era legato soprattutto alle atlete donne. Ora, invece, la situazione si è ribaltata e a spiccare sono in particolare sciatori maschi, come mai? «Bisogna considerare che agiamo in un contesto particolarmente dinamico, la situazione evolve molto rapidamente e risulta molto complicato effettuare una pianificazione a lungo termine. Noi, inoltre, dobbiamo mantenere un numero ridotto di atleti e concentrarci su di loro, poiché non possiamo permetterci di pensare troppo in grande». I rischi correlati allo sci alpino - ci ha spiegato il dirigente classe 1968 - sono un altro aspetto da tenere assolutamente in considerazione. «Se un anno fa Odermatt fosse partito, noi saremmo morti. Ad oggi, invece, sappiamo di poter fare grande affidamento anche ai risultati di Monney e Tumler. Allora, però, nessuno lo avrebbe immaginato: il primo aveva mostrato un notevole potenziale ma senza raggiungere questi livelli; il secondo ha vinto la sua prima gara a 35 anni. Alcuni aspetti, insomma, non sono calcolabili».
Rispetto ad altri grandi marchi che agiscono nel mondo dello sci alpino, Stöckli ha peraltro la necessità di selezionare le discipline in cui ambisce a eccellere: «È per questo motivo - ha confermato Gläser - che non siamo in grado di fornire degli sci per coloro che gareggiano in slalom. Non fa parte delle nostre priorità, noi puntiamo esclusivamente al gigante e alla velocità. Per progettare - e in seguito sviluppare - degli attrezzi all’altezza, sono necessarie determinate risorse che in quel settore noi non possiamo permetterci».
I brillanti risultati della stagione appena conclusasi - e impreziosita dalla rassegna iridata austriaca - hanno senza dubbio alcuno garantito un’immagine prestigiosa a Stöckli. «È vero, qualche anno fa sarebbe stato impensabile raggiungere certi traguardi». Questo, tuttavia, non si riflette forzatamente anche nel settore delle vendite. «Si può ottenere un ritorno in ottica futura grazie al consolidamento del brand. Nonostante ciò, posso dire che si tende a sopravvalutare l’impatto delle prestazioni dei nostri atleti. La verità è che sono svariati i fattori che contribuiscono al nostro successo».