Calcio

Se il «Soccer» non decolla: Stati Uniti già eliminati

Pulisic e compagni salutano anzitempo la Copa America casalinga: fatali le sconfitte con Panama e Uruguay – L'allenatore Berhalter: «Resto per i Mondiali» – Intanto aumentano gli spettatori della MLS
©WILLIAM PURNELL
03.07.2024 06:00

«It’s a shame». Sì, che peccato, ma anche che vergogna per gli Stati Uniti. Pulisic e compagni non sono riusciti a superare i gironi della Copa America. Non era mai successo che la squadra di casa uscisse così presto. Perlomeno non dal 1987, quando la competizione iniziò a ruotare Paese ospitante. Un’altra delusione per il calcio a stelle e strisce. Una riprova che, a trent’anni dal Mondiale di USA ’94 che portò alla nascita della MLS, a livello di risultati il «soccer» non abbia ancora trovato continuità. Allora a far piangere gli statunitensi negli ottavi di finale ci pensò il Brasile - poi campione del mondo - che il 4 luglio rovinò loro la festa nazionale vincendo per 1-0 in dieci uomini. Stavolta è stato l’Uruguay, già qualificato, a mettere la parola fine sul loro percorso, a beneficio di Panama.

Eccesso di gioventù?

Le aspettative del pubblico, va da sé, ponevano l’asticella molto più in alto. Si chiedeva almeno di raggiungere la fase ad eliminazione diretta, come riuscito in occasione dei Mondiali 2022 in Qatar o della Copa America 2016. Anche quest’ultima si disputò sul suolo americano, e gli USA furono fermati solo dall’Argentina in semifinale. In effetti, la rosa a disposizione di Berhalter per questa competizione contava su giocatori sì giovani, ma con già esperienze importanti nei principali campionati europei. Pensiamo ad esempio al capitano Christian Pulisic (15 gol e 11 assist con il Milan questa stagione), a Folarin Balogun (8 gol e 7 assist con il Monaco) e allo juventino Weston McKennie. Ma anche ai vari Musah, Reyna, Weah e Robinson. All’esordio con la Bolivia, l’undici titolare registrava un’età media di 25,9 anni, contro i 27,3 e 29,7 anni delle favorite Brasile e Argentina. Un eccesso di gioventù, forse, palesatosi nella sfida, poi risultata decisiva, contro Panama. L’espulsione rimediata dal figlio d’arte Timothy Weah, reo di aver colpito al volto un avversario a palla lontana, è costata cara agli USA, usciti dal campo sconfitti per 2-1. Un nervosismo che è emerso anche durante la già citata sfida con l’Uruguay a causa di alcune decisioni arbitrali mal digerite dai padroni di casa e che hanno scatenato varie polemiche. Polemiche che hanno poi raggiunto il culmine dopo il 90’, quando il fischietto peruviano Kevin Ortega ha rifiutato la stretta di mano di Pulisic.

Testa al Mondiale

I nordamericani hanno ancora due anni di tempo per guadagnare la maturità necessaria e farsi trovare pronti al Mondiale del 2026 che li vedrà nuovamente padroni di casa. Già, questa Copa America doveva fungere da prova generale per i Paesi ospitanti. Eppure, anche il Messico è uscito mestamente nella fase ai gironi, complici il pareggio con l’Ecuador e la sconfitta con il Venezuela. Del trio dei futuri organizzatori, solo il Canada ha raggiunto i quarti di finale, seppur trovando solo una volta la rete con Jonathan David.

Tornando agli USA, lo staff di Gregg Berhalter – che conta anche il vodese Vincent Cavin, per 13 anni a servizio della Svizzera e vice di Murat Yakin fino allo scorso inverno – resta ottimista. «Siamo parecchio delusi dai risultati ottenuti – ha spiegato nella tesa conferenza stampa post-eliminazione –. Analizzeremo l’andamento dell’intero torneo e poi vedremo dove abbiamo sbagliato. Sappiamo di essere una squadra di talento con un grande potenziale ma non lo abbiamo dimostrato. Se penso di essere ancora su questa panchina ai Mondiali? Io dico di sì».

Cresce invece la MLS

Se sul terreno da gioco gli Stati Uniti traballano, perlomeno il pubblico sugli spalti sta rispondendo presente. Proprio lo scorso autunno la MLS registrava un nuovo record nella media degli spettatori a partita: 22.111. Un numero non lontano da quelli della Ligue 1, primo campionato francese. Ma «l’effetto Messi» sembra non essersi ancora esaurito, perché il campionato a stelle e strisce ha recentemente annunciato di essere sulla buona strada verso un nuovo primato. Già oltre 6,5 milioni di spettatori sugli spalti hanno assistito alle partite fin qui disputate: 725 mila in più dell’anno precedente nello stesso periodo, pari a un aumento del 13%. Oltre all’arrivo della stella argentina, tra le ragioni dell’aumento sembrano esserci alcune azioni strategiche, come un calendario che concentra più partite i sabati sera. Si sa, quando si parla di marketing e spettacolo, gli americani sono tra i primi della classe. Adesso, semmai, tocca ai calciatori evitare l’ennesima bocciatura del «soccer».

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