Automobilismo

Se la Formula E non piace

Il campionato più green è alla sua decima stagione - Nonostante per la FIA rimanga un progetto importante, questa disciplina non riesce a generare appassionati
Città del Messico è stata la prima tappa del Mondiale 2024. ©Jose Mendez
Maddalena Buila
23.01.2024 06:00

Per le celebrità è sempre stato cardinale il detto «parlino bene, parlino male, basta che parlino». Lo scopo ultimo è far discutere di sé. E questo concetto vale per ogni ambito. Prendiamo il mondo dello sport. Più nello specifico, quello dei motori. La Formula Uno, per esempio, non ha fatto sicuramente impazzire il proprio pubblico la scorsa stagione, agonisticamente parlando. La ripetitività delle gare e il dominio della Red Bull di Max Verstappen hanno letteralmente fatto addormentare molti appassionati davanti allo schermo. Eppure, per tornare al nostro detto, anche le critiche sono benzina sul fuoco della popolarità di uno sport. I numeri lo dimostrano, la Formula Uno - con tutte le sue vicende dentro e fuori dal paddock - non è mai stata tanto seguita come in questi ultimi anni.

Cercasi tifosi fedeli

C’è invece una categoria nel mondo della FIA che proprio non riesce a decollare. Di cui, appunto, non si sente praticamente parlare. Né in bene, né in male. Sopra di essa aleggia infatti una sorta di nube di disinteresse che, nonostante siano ormai passati anni da quando la disciplina ha preso il via, la Federazione non è ancora riuscita a far diradare. Quantomeno non completamente. Stiamo parlando del campionato di Formula E, che questa stagione spegne dieci candeline. Il Mondiale ha aperto le danze qualche giorno fa a Città del Messico, senza però essere accompagnato da chissà quale copertura mediatica. Anzi, una volta terminata la gara, solo poche «fan pages» sui social media si sono degnate di dedicarle qualche contenuto. La maggioranza di queste sottolineava quanto anche quest’anno la Formula E sarebbe stata noiosa, senza alcuna emozione. E non hanno tutti i torti. D’altronde, i piloti si sono nuovamente presentati in pista mettendo in scena una corsa senza particolari sussulti, che ha visto i primi dettare legge senza problemi per tutti i 35 giri.

Protagonisti sconosciuti

È vero, di primo acchito ci si potrebbe chiedere quale sia in fondo la differenza rispetto alla F1, che la scorsa stagione ha visto una Red Bull in formato extra lusso capace di conquistare tutti i Gran Premi della stagione fatta eccezione per la sola tappa di Monza. Un’annata a senso unico che, come suggerivamo poche righe sopra, non ha fatto impazzire di gioia i tifosi. Ci sono però un paio di differenze sostanziali che permettono al massimo campionato delle quattro ruote di spopolare nonostante la monotonia delle gare, mentre invece la Formula E annaspa nel disinteresse. O meglio, c’è un interesse per questo sport, ma non una vera e propria passione. Non è che gli spalti siano vuoti, ma in generale, questa disciplina non riesce a catturare l’attenzione dei più dopo nove stagioni. Certo, se la si confronta con la F1, risulterà sempre insoddisfacente. Vedasi la mancanza di spettacolo, la maggiore lentezza delle vetture e tanti altri fattori di cui parleremo a breve. Ciò detto, la F1 però esiste, e va alla grande, dunque il paragone vien da sé, pur considerando il grande gap che esiste tra le due discipline. La prima sostanziale diversità tra di esse è l’anonimato dei piloti. La griglia della F1 è infatti conosciutissima, quella di Formula E è invece sconosciuta ai più. Netflix, in questo senso, ha dato un bel colpo di mano, facendo diventare i protagonisti del paddock della F1 delle vere e proprie star. Nessuno dei conducenti del campionato green si può invece far rientrare tra i volti noti del momento.

Tutto troppo silenzioso

A questo aspetto se ne aggiunge un altro, ovvero quello relativo al rumore dei motori. Certo, in un mondo che ha sempre più bisogno di iniziative ecologiche, la Formula E dà sicuramente un contributo maggiore rispetto a quanto fa la massima categoria delle quattro ruote, seppur tanto si è già fatto e si sta facendo anche in quest’ambito. Il problema è che è altresì vero che assistere a 35 giri senza incredibili sorpassi o controsorpassi e senza un minimo di rumore di sottofondo, può rivelarsi davvero un po’ noioso. Oltre all’assenza del suono tipico delle gare del motorsport, c’è poi da tirare in causa l’abilità dei piloti, che pare essere un fattore decisamente meno fondamentale in Formula E rispetto alle altre sue discipline sorelle. Il campionato green è ormai giunto alla terza generazione, ma le modifiche alle regole apportate negli scorsi anni l’hanno resa più un gioco simile a Mario Kart che una competizione seria. Anche i contatti tra le auto sono piuttosto ridicoli. Se in F1 i piloti si sorpassano con grande attenzione basandosi sulle loro abilità per non rovinare le auto - un minimo danno corrisponde infatti a un’enorme quantità di denaro che se ne va - quelli di Formula E guidano al limite della spericolatezza, perché tanto le conseguenze di un guasto sono decisamente meno importanti e non influenzano granché la prestazione in pista. Tutti aspetti che, va da sé, non piacciono ai tifosi.

Ma non tutto è perduto. Questo sport sta comunque crescendo e, anche se per ora non attira molti fan, ha del potenziale per riuscirci in futuro. Il tempo, però, scorre veloce e la Formula E dovrà trovare al più presto il modo di crearsi una solida base di pubblico. Alle nostre latitudini, ci auguriamo che possa succedere a breve dato che, in questa disciplina, possiamo vantare un grande protagonista. Sébastien Buemi si è infatti contraddistinto in passato per i suoi ottimi risultati, e anche questa stagione ha iniziato molto bene, conquistando il secondo posto a Città del Messico. Il Mondiale, nonostante tutto, ripartirà tra una settimana circa con due gare in Arabia Saudita.

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