Siamo secondi alla Romania, ed è l'ennesimo schiaffo
Nell’estate del 2021, a Bucarest, la Nazionale svizzera annegava tra lacrime di gioia. Bella e orgogliosa. Finalmente sicura di sé. L’Arena Nationala, a questo giro, si è invece trasformata in un catino ricolmo di dubbi. Altri dubbi, che si aggiungono al mare d’incertezze in cui i rossocrociati navigano oramai da mesi. Macché primato, le qualificazioni a Euro 2024 si sono chiuse nel peggiore dei modi. Con una sconfitta, la prima del girone dopo i cinque, deludenti pareggi che avevano già fatto naufragare il nostro 2023. Resta solo da capire se l’alta marea si porterà via il commissario tecnico Murat Yakin, sempre più pericolante.
«Il mio futuro? Non ora»
Sì, ha vinto la Romania, grazie a un gol di Alibec all’alba della ripresa. E dire che la prestazione di Xhaka e compagni non è stata così male. Anzi, come già accaduto contro Israele e Kosovo, il primo tempo aveva lasciato ben sperare. E con lui il 3-4-3 sperimentato dall’allenatore. «Ma abbiamo sbagliato ancora tanto, troppo sotto porta» riconosce Ricardo Rodriguez ai microfoni della RSI. Vero. La Svizzera ha creato molto e però non ha mai affondato. È affondata, appunto, finendo così in quarta fascia al sorteggio che determinerà i gironi del torneo in Germania. Non per forza un male, considerate le compagne di viaggio, ma in fondo non è questo il nocciolo della questione. Non al termine di una campagna chiusa senza sorrisi. Sotto pressione e - lo ripetiamo - con una gestione tecnica che non ha brillato per intuizioni e coerenza. «Del mio futuro e del mio contratto non è tuttavia il momento di parlare» sottolinea Yakin, ripetendo a memoria un ritornello recitato da giorni. «I sentimenti, dopo la sfida con la Romania, sono contrastanti. C’è delusione per la sconfitta, naturalmente. L’obiettivo qualificazione, però, è stato raggiunto. Non solo. Anche al cospetto dei rumeni ho visto una buona squadra. Purtroppo, e di nuovo, abbiamo sprecato eccessivamente sotto porta, venendo puniti alla prima chance costruita dai padroni di casa».
La palla a Pierluigi Tami
Anche Rodriguez cerca di restare positivo. «Ora guardiamo avanti. Capiamo dove migliorare. È vero, dovevamo vincere più partite in queste qualificazioni. Andremo comunque in Germania - ed è la cosa che conta - e potremo sfruttare i prossimi mesi per progredire e farci trovare pronti all’appuntamento». Per il commissario tecnico, invece, non è ancora l’ora di tirare la cosiddetta riga. Di abbozzare una nota per un percorso diventato viepiù un’agonia. «Non è facile stilare un bilancio a caldo. Serve un’analisi approfondita». Lavoro, questo, che ora attende l’ASF e soprattutto il direttore delle squadre nazionali Pierluigi Tami. Auguri.