Steffen mette subito le cose in chiaro

Non può nulla sul gol subito. Sempre sicuro sul piano dell’impostazione e in uscita.

Forse il principale colpevole in occasione del vantaggio granata. L’azione nasce dalle sue parti e sempre dalle sue parti si aggira il realizzatore: Kutesa. Non sempre preciso.

Il duello con Crivelli è tosto. E, va detto, non sfigura. Un alone d’incertezza, tuttavia, continua ad ammantare i suoi gesti.

Primo tempo in surplace. Poi giusto un paio di sbavature, nel quadro di una prova – per l’appunto – di grande spessore.

Alterna giocate interessanti a palesi cali di concentrazione. Da rivedere, insomma. Come la rete che il VAR gli annulla correttamente per l’improvvida deviazione di Mahou.

Gioca costantemente a uno, massimo due tocchi. Ed è un bel vedere, anche se gli manca un po’ la verticalità. Spesso insidiose le sue palle ferme.

Meglio a partita in corso, quando il Crus lo abbassa per costruire diversamente. Comunque non brillante e determinante come di consueto.

Anche lui sembra pagare le fatiche di Istanbul. Può sempre estrarre il coniglio dal cilindro, ma non affonda mai il colpo veramente.

Non si può certo sostenere che non ci provi. Soprattutto prima della pausa, quando il Lugano fatica a trovare i giusti pertugi e - di riflesso - a rendersi pericoloso.

Diversi ripiegamenti preziosi, un tiro a giro alto che non fa onore alla perfetta preparazione. Sino al solito fastidio muscolare dopo uno scatto dei suoi.

Macchinoso è macchinoso. Il che, superficialmente, penalizza il giudizio di chi guarda. Ma il fisico lo usa abbastanza bene e la squadra ne beneficia a tratti.

Al posto sbagliato sulla conclusione vincente di Marques. L’ennesimo spezzone di gara da vorrei ma non riesco.

L’assist al bacio per l’inzuccata di Belhadj. E poi, certo, il poetico sinistro che chiude il match. Con quell’esultanza rabbiosa, checché ne dica, scaccia i demoni che non gli davano tregua dal rigore fallito in finale di Coppa.

Dopo la perla di Istanbul, un altro gol pesante. Assicura che vuole restare a Cornaredo. «Siamo una famiglia, il mio cuore è qui». Trattenerlo, ora che ha raggiunto questa dimensione, sarà però complicato.

Il Lugano non inizia il match nel migliore dei modi. E i suoi aggiustamenti, felici, lo confermano. Sfrutta inoltre nel migliore dei modi la ricchezza della panchina.