Carlos e Nole, per uno scontro tra titani
A sorteggio avvenuto, lo scorso 9 gennaio, in molti hanno iniziato a sperare in un big match ai quarti di finale. Djokovic e Alcaraz erano infatti inseriti nella stessa parte di tabellone. E così è stato. Domani mattina, alle 11 circa ora svizzera, i due si daranno battaglia per un posto in semifinale degli Australian Open. Uno scontro tra due fenomeni, entrambi con grandi sogni nel cassetto, seppur molto diversi tra loro. Dal canto suo, Carlos brama di conquistare l’unico titolo del Grande Slam che ancora manca in bacheca. E qualora dovesse farcela, il 21.enne spagnolo entrerebbe nei libri di storia come il più giovane giocatore ad aver vinto tutti e quattro i Major. Un record per il momento rimasto intatto dal lontano 1938, quando l’americano Don Budge completò la sua collezione con l’Open di Francia all’età di 22 anni e 363 giorni. Domenica, giorno fissato per la finale di Melbourne, il numero 3 al mondo avrà appena 21 anni e 266 giorni. Ai titoli di coda del torneo australiano, tuttavia, Alcaraz ci deve ancora arrivare, superando l’ostacolo Novak Djokovic.
Il serbo è invece alla ricerca di un altro primato: diventare il tennista più vincente della storia, quando si parla di trofei del Grande Slam. Al momento ne possiede 24, condividendo il trono con la leggenda australiana Margaret Court. Dovesse trionfare a Melbourne, siederebbe sul piedistallo in solitaria. Anche questa, va da sé, è però musica del futuro. Nole sa che la strada è ancora lunga, anche se le prestazioni messe in campo finora hanno convinto. L’annus horribilis 2024, insomma, sembra un lontano ricordo. Le cose sono cambiate anche grazie a chi ora, letteralmente, sta alle spalle di Djokovic. Nonostante abbia un nonsoché di anacronistico, la presenza di Andy Murray nel box del serbo pare avergli giovato. Sì, il tempo passa, anche se per Novak sembra fare un’eccezione. A quasi 38 anni, il numero 7 del ranking ATP è ancora lì, tra i migliori, a giocarsi un quarto di finale da brivido nella Rod Laver Arena. A cadere sotto i suoi colpi, in questo 2025, sono già stati diversi ottimi protagonisti del circuito. L’ultimo è stato Jiri Lehecka, agli ottavi, senza opporre chissà quale resistenza. Una vittoria che ha permesso al serbo di agguantare per la 15. volta in carriera i quarti degli Australian Open, i 61. in totale nei majors. Altro record assoluto. Il vero test sarà però quello di questa mattina, contro un avversario che lo annichilì in finale di Wimbledon lo scorso anno.
Un gran polverone
Djokovic è comunque già riuscito a farsi notare più degli altri anche in questa edizione del torneo. Riavvolgiamo brevemente il nastro. Qualche giorno fa, durante una diretta, il giornalista sportivo Tony Jones si è rivolto ai tifosi del serbo, intenti a inneggiarlo, dicendo che Novak è «passato e sopravvalutato». Aggiungendo «cacciatelo», apparentemente facendo riferimento al 2022, quando all’ex numero 1 al mondo non era stato permesso di giocare a causa della mancata vaccinazione COVID. Ebbene, Nole l’ha presa parecchio sul personale. Al termine della sfida contro Lehecka ha infatti negato a Jim Courier, dipendente della stessa emittente Nine Network per cui lavora Jones, la tradizionale intervista post partita. Nonostante Jones avesse già chiesto perdono, il serbo ha preteso delle scuse ufficiali, minacciando di non presentarsi più ai microfoni di «Canale Nove». E nel giro di qualche ora ha ottenuto quel che voleva. Questa mattina, ora australiana, Jones si è presentato in diretta per ribadire il suo mea culpa. «Non lo dico solo per cercare di tirarmi fuori dai guai. Mi dispiace sinceramente per aver deluso i tifosi serbi e Novak. Se potessi tornare indietro nel tempo… Ma adesso proviamo a concentrarci sul tennis», ha detto il giornalista, sottolineando di essersi comunque già offerto di incontrare Djokovic per scusarsi faccia a faccia. Una polemica poi diventata un caso nazionale, dato che persino il primo ministro australiano si è sentito in dovere di dire la sua, richiamando tutti alla comprensione e al rispetto.
Per un posto in semifinale
Torniamo al tennis giocato. La sentenza più grande arriverà dal campo e dall’ottava sfida tra il serbo e lo spagnolo. Il loro primo incontro allo stadio dei quarti. Per gli spettatori un match imperdibile, e per i diretti interessati? «Onestamente non è l’avversario ideale per un quarto di finale», ha ammesso Alcaraz, sconfitto 4 volte su 7 nelle sfide passate e mai vittorioso sul cemento. «Ma d’altronde va bene così. Da questo punto in poi della competizione è normale affrontare i migliori. Se non ci fosse stato Djokovic ci sarebbe stato qualcun altro da alta classifica», ha proseguito Carlos. «Io mi aspetto battaglia, come è successo nella maggioranza delle partite che abbiamo giocato l’uno contro l’altro», l’analisi invece di Nole. «Per l’intensità e l’energia messa in campo (Alcaraz, ndr) mi ricorda Nadal. È fantastico guardarlo giocare. Un po’ meno affrontarlo».