Tennis

Dopo Federer e Wawrinka i giovani di belle speranze

Al Challenger di Lugano Severin Lüthi fa il punto sul tennis svizzero: «L’addio dei grandi non chiuderà un’era» - Il bernese Dominic Stricker, 19.enne dal grande potenziale, ha già dimostrato di trovarsi a suo agio su diverse superfici
©Gabriele Putzu
Maddalena Buila
29.03.2022 06:00

Quando Federer imbraccia una racchetta da tennis, si drizzano le orecchie di tutti. Che poi in realtà sia solo un video di due scambi al muro postato sul suo profilo Instagram poco importa. King Roger è tornato ad allenarsi e conta questo. Mentre il 40.enne di Basilea si prende il suo tempo per capire se e quando tornare sul circuito, chi ha la metà - e anche meno - dei suoi anni cerca di partecipare a quanti più tornei riesce per raggranellare punti e vittorie. Un esempio di casa nostra è Dominic Stricker che, a 19 anni appena, sta già accumulando parecchi risultati importanti. Tra gli altri, figura la vittoria dell’anno scorso al Challenger di Lugano, uno degli ultimi tornei al chiuso della stagione e che si sta svolgendo in questi giorni tra le mura del Padiglione Conza. Ed è proprio qui che abbiamo incontrato Severin Lüthi, allenatore di Roger e della squadra svizzera di Coppa Davis. Con lui abbiamo fatto una lunga chiacchierata, partita proprio da Stricker. «Questo ragazzo ha fatto un enorme passo avanti. Lo dimostrano i suoi recenti risultati. Nel 2020 ha vinto l’edizione juniores del Roland Garros, mentre l’anno scorso, oltre a trionfare qui a Lugano, si è portato a casa la vittoria con Hüsler in doppio a Gstaad. Per non dimenticare il buon piazzamento (semifinale, persa contro il polacco Zuk, ndr) al Challenger di Bienne di qualche giorno fa. Ciononostante, non bisogna soffermarsi troppo sui buoni risultati, ma attaccare subito il prossimo obiettivo. A inizio stagione, con il suo allenatore, Dominic aveva affermato che avrebbe voluto raggiungere il 150. posto nel ranking ATP, ma credo che sappia che è capace di entrare tra i primi cento. Non c’è dunque tempo per difendere i punti fatti l’anno scorso. Questo ragazzo ha anche il vantaggio di essere molto bravo sia sulla terra battuta sia sul cemento, come mostrano i suoi successi; questo gli permette di potersela giocare un po’ dappertutto e tutto l’anno».

Generazioni a confronto

Dominic Stricker (19 anni), Leandro Riedi (20), Jérôme Kym (19). Questa la giovanissima compagine di tennisti che si è presentata a Lugano. «Di solito non faccio una netta separazione tra nuova o vecchia generazione. Mi rifaccio piuttosto ai risultati. Per me ciò che conta è che ci siano tennisti svizzeri sparsi un po’ per tutta la classifica ATP. Ora come ora ne abbiamo diversi tra la 100. e la 300. posizione e va bene così. L’importante è che facciano la loro esperienza progredendo costantemente». Accantonati i giovanissimi, passiamo al duo Federer-Wawrinka, i due grandi del tennis elvetico che sembrano sempre sull’orlo dell’addio, ma che poi, puntualmente, smentiscono le voci di corridoio e si ripresentano sui campi. E, come volevasi dimostrare, i titoli di coda delle loro rispettive carriere sono stati posticipati anche quest’anno. Federer che si allena sui social e Wawrinka che gareggia a Marbella sembrano parlare di tutt’altro fuorché di ritiro. «Ho avuto pochi contatti con Stan ultimamente. Sono contento però che possa continuare a giocare. Per quanto riguarda Federer non c’è tanto da aggiungere rispetto a quello che ha detto lui stesso. Sicuramente si tratta per lui di un periodo di riabilitazione. Sta ricominciando ad allenarsi a poco a poco. Vedremo cosa succederà in futuro. Sicuro è che questi due giocatori hanno costruito un’epoca d’oro per il tennis rossocrociato, ma ciò non vuole però dire che dopo di loro ci sarà il vuoto. Ricordo che quando giocava Martina Hingis pensavo che una giocatrice così la Svizzera non l’avrebbe più avuta. Pensavo che con lei si sarebbe chiusa per sempre un’era per il tennis elvetico. E invece cosa è successo? Che hanno fatto capolino personaggi come Roger Federer, Stan Wawrinka, Timea Bacsinszky e Belinda Bencic. Il declino di un giocatore non significa per forza che il tennis svizzero non tornerà a essere grande».

L’età è solo un numero

Onestamente, possiamo ancora aspettarci grandi imprese dai nostri veterani in campo maschile di 40 e 37 anni? «L’età significa poco. A 35 anni si può soffrire di un grave infortunio e chiudere prematuramente la carriera. Roger e Stan sono dei giocatori che hanno così tanto piacere di giocare che non pensano nemmeno a questo aspetto. Oggigiorno, inoltre, le prospettive di carriera si sono allungate molto di più rispetto al passato. Ma in qualunque sport, non solo nel tennis. Come è stato il caso di Tom Brady, che è tornato a giocare dopo aver annunciato il ritiro. Anche le nuove tecnologie in ambito medico hanno fatto il loro, diventando molto più sofisticate e aiutando i giocatori a riprendersi più velocemente dagli infortuni. Una volta si smetteva di giocare a massimo 35 anni. Adesso invece tutto è cambiato».

«Sono un tipo nostalgico»

Doverosa, sul finale, una battuta sulla Coppa Davis. Severin Lüthi rientra nella categoria dei nostalgici che sentono la mancanza della vecchia versione del torneo, oppure si adatta e apprezza anche la novità? «Tendenzialmente sono un tipo nostalgico, perciò opto per la prima scelta. Ma tutto ha il suo lato positivo. Cerchiamo di guardare quello». Una nuova Davis che magari in futuro potrebbe veder ricomparire nel suo tabellone anche il co-organizzatore del Challenger di Lugano, nonché tennista di doppio, Luca Margaroli. «La porta non è mai chiusa per nessuno, ma ciò che conta sono i risultati. Luca è tra i nostri migliori doppisti. Io in generale preferisco però affidarmi a giocatori che sappiano esprimersi a buoni livelli sia in singolare sia in doppio».