Jannik Sinner contro il gigante Taylor Fritz: ma chi vincerà gli US Open?
Da una parte il favorito. L'italiano Jannik Sinner, proprio lui, il numero 1 del ranking ATP. Dall'altra la speranza del pubblico di casa, che non vedeva un americano all'ultimo atto degli US Open addirittura dal 2009, quando Andy Roddick si arrese nientepopodimeno che a Roger Federer. Parliamo, evidentemente, di Taylor Fritz. Eccola, la finale dello Slam newyorkese, in programma domani sera alle 20 svizzere.
«Non c'è dubbio che il pubblico sarà più dalla sua parte, ma è normale» ha spiegato l'azzurro. «È qualcosa che accetto. Io, beh, avrò la mia squadra alle spalle e le persone che mi sono vicine. Non solo, saranno in molti a guardarmi dall'Italia e a sostenermi». Sinner, 23 anni, e Fritz, 26, attualmente dodicesima forza del citato ranking, si sono incontrati solo due volte sul circuito. Sempre a Indian Wells. Il bilancio parla di una vittoria a testa, ma va preso con le pinze. Anche perché l'ultimo confronto fra i due risale a quasi un anno e mezzo fa, quando Sinner superò a fatica l'ostacolo Fritz ai quarti di finale.
Da quel precedente, l'italiano ha letteralmente cambiato marcia. Abbracciando una nuova dimensione: lo scorso gennaio, per dire, ha messo le mani sul suo primo Slam firmando gli Australian Open, quindi è diventato il numero uno al mondo. Fritz, per contro, ha un profilo e un palmarès decisamente più sobri: otto i titoli sin qui conquistati, di cui due quest'anno. Il suo trionfo più prestigioso è il Masters 1000 di Indian Wells, vinto nel 2022.
A New York, quest'anno, Sinner in un certo senso è stato fortunato: Carlos Alcaraz, il suo rivale «generazionale», è infatti uscito al secondo turno. L'italiano, in ogni caso, ha dovuto sudare. Soprattutto ai quarti, quando ha eliminato un altro pretendente al trono di Flushing Meadows: il russo Daniil Medvedev, vincitore nel 2021. Anche in semifinale, pur non disputando la sua miglior partita, Sinner si è dimostrato capace e solido.
Resta da capire come sta, fisicamente, l'italiano, caduto pesantemente durante uno scambio e infortunatosi al polso sinistro. «Dopo l'intervento del fisioterapista, che mi ha fatto sentire subito meglio, il dolore è passato man mano che giocavo. Vedremo come andrà nelle prossime ore, ma sono relativamente fiducioso perché se fosse stato grave, l'avrei sentito subito». Quanto all'avversario, Fritz, quattordici finali disputate in carriera, Sinner ha tagliato corto: «Le finali del Grande Slam sono un po' diverse. Si sente molta tensione». Chiamatela pure psicologia. Sinner, al momento, vanta un record del 100% nelle finali del Grande Slam: l'unica che ha giocato, in Australia, l'ha vinta. Ora, intende concedere il bis. Per rispondere, fra le altre cose, a Carlos Alcaraz vincitore al Roland Garros e a Wimbledon.
A proposito di condizioni fisiche, Fritz è reduce da una vera e propria maratona (anche di nervi) in semifinale contro il connazionale Frances Tiafoe. La partita si è conclusa al quinto set. Così Fritz: «Eravamo entrambi nervosi quando siamo arrivati in campo, ma lui si è rilassato più velocemente di me. Ho fatto fatica a digerire il primo set perso, perché ero in vantaggio di un break e l'ho ceduto a causa di errori legati al mio nervosismo». Alla fine, però, Fritz ha ripreso il controllo dei suoi nervi e della partita. Godendosi, non senza un pizzico di emozione, la standing ovation finale. «Quando sono davvero felice, piango. È così che funziona». E ancora: «La folla mi incitava e, in quel preciso momento, mi sono reso conto di essermi appena qualificato per la finale degli US Open. Il sogno di una vita si è avverato. Ho lavorato tutta la vita per arrivare fin qui».
L'America intera, pur rispettando e amando Sinner, trattiene il respiro. Domani, sarà alle spalle del suo gigante buono. Arrivato a un solo passo dalla gloria. Jannik permettendo, ovviamente. «Ma se mostrerò ancora il mio attuale livello posso vincere». Parola di Fritz.