La stagione dei 1000 è ripartita dal Paradiso di Indian Wells

Il suo soprannome, «Tennis Paradise», non lascia spazio a interpretazioni: il BNP Paribas Open - che ha preso il via nelle ultime ore -, d’altra parte, non è affatto un torneo qualunque. Innanzitutto, per via della sua importanza simbolica - in quanto è canonicamente il primo dei 9 Masters 1000 previsti nel corso della stagione -. Inoltre, il Tennis Garden di Indian Wells si distingue da tutto il resto del circuito per le sue mastodontiche strutture, un’organizzazione impeccabile e un’atmosfera davvero speciale. Situato nella splendida Coachella Valley californiana, il torneo diretto da Tommy Haas - che quest’anno vanta un montepremi, per gli uomini, superiore ai 9,5 milioni di dollari - è, non a caso, il preferito dai giocatori. Tanto che loro stessi lo hanno votato per dieci volte consecutive - cioè ininterrottamente dal 2014 - come miglior competizione di quella categoria.
Più rapidi oppure no?
Tutti, insomma, amano giocare sui campi nel deserto statunitense. Quegli stessi campi, nonostante ciò, al momento sono al centro delle discussioni. Recentemente sono stati modificati e la superficie acrilica in «Plexicushion» - usata anche sul centrale, l’immenso Stadium 1, la seconda struttura più grande nel mondo del tennis dietro l’Arthur Ashe di New York - ha lasciato spazio al «Laykold». Ciò che viene utilizzato, per dire, anche a Miami e agli US Open. Bando ai tecnicismi, il cambiamento dovrebbe, sostanzialmente, aver velocizzato il terreno da gioco. Nel recente passato, infatti, c’erano state delle lamentele in proposito, soprattutto da parte di Daniil Medvedev. Il finalista delle ultime due edizioni del torneo, autoproclamatosi «specialista del cemento», in una celebre sfuriata, nel 2023, definiva i campi vergognosamente lenti.
Ebbene, lo stesso russo, a riguardo della recente modifica, in conferenza stampa non è apparso affatto entusiasta. «Sinceramente, non ho notato una grande differenza. Anzi, a dire il vero mi sembrano addirittura più lenti di quanto non lo fossero in passato». Anche Zverev - testa di serie numero uno del tabellone in assenza di Sinner - ha affermato di non essersi nemmeno accorto del cambiamento. Il mistero, in pratica, resta e, verosimilmente, dei verdetti più precisi scaturiranno solo con l’avanzare delle partite.
Le peripezie dei primissimi
Chi, teoricamente, potrebbe soffrire di un eventuale campo più rapido è il doppio campione in carica, Carlos Alcaraz. Il murciano, tuttavia, forte delle sue capacità di adattamento, è apparso poco preoccupato e punta con decisione alla tripletta. In terra californiana, il tris di successi consecutivi è riuscito nella storia solamente a Roger Federer e Novak Djokovic e proprio il serbo potrebbe stagliarsi sulla strada di Alcaraz, precisamente nei quarti di finale. I due - affrontatisi già nello stesso stadio della competizione agli Australian Open - non stanno brillando in questo inizio di stagione. Entrambi, infatti, sono stati presto sconfitti in quel di Doha: lo spagnolo al cospetto di Lehecka, mentre il serbo - che ha affrontato anche il doppio al fianco di Verdasco, che ha chiuso in Qatar la sua carriera - è uscito di scena contro Berrettini.
I punti interrogativi, soprattutto su Nole, sono ancora parecchi e non basta un dato - quello dei 5 trionfi a Indian Wells, un record condiviso con Federer - per scacciar via le preoccupazioni. L’unica certezza, per ora, è che pure nella trasferta americana - il cosiddetto «Sunshine Double» che comprende anche Miami - Djokovic verrà affiancato dal coach Andy Murray. Tanti dubbi, però, li ha anche il favorito del «seeding», quel Sascha Zverev che non sta per nulla approfittando della squalifica di Sinner per provare a soffiargli il numero uno ATP. È vero, il ritardo dall’altoatesino attualmente è di 3.195 punti - ossia 500 in meno rispetto a quando è finito il Grande Slam australiano - ma la riduzione dello scarto è unicamente dovuta ai 500 punti persi da Sinner a Rotterdam. Zverev, insomma, come spesso accade sta tremando nel momento decisivo e sta giocando a «ciapanò». Ora il tedesco è atteso all’insidiosa sfida con Griekspoor, ma i pessimi risultati che ha ottenuto tra Buenos Aires, Rio de Janeiro e Acapulco non fanno presagire nulla di buono.
Prodigi ed ex prodigi
Visto che chi si trova davanti nel ranking balbetta, dunque, non è escluso aspettarsi anche delle sorprese. Ad approfittarne, per esempio, potrebbe essere Stefanos Tsitsipas, che figura nello stesso quarto di finale dello stesso Zverev. Ormai separatosi professionalmente dal padre, il greco sembra aver trovato maggior tranquillità sul campo e - anche grazie a una racchetta diversa, sperimentata con successo nel vittorioso torneo di Dubai - è tornato a mettere piede nella top 10 mondiale. Sempre a proposito di ex «enfant prodige», c’è grande curiosità attorno a Denis Shapovalov, il quale - in seguito al titolo conquistato nell’ATP 500 di Dallas - si è ben comportato anche ad Acapulco. Per lui, a Indian Wells, potrebbe prospettarsi un terzo turno contro Alcaraz che farebbe leccare i baffi a qualsiasi appassionato di tennis.
Infine, per ciò che concerne la meglio gioventù, gli occhi sono puntati su dei talenti a caccia di conferme importanti. A partire, naturalmente, da Joao Fonseca - inserito nel «main draw» grazie a una wild card e vittorioso al primo turno - che ora sfida Draper, in uno spicchio di tabellone particolarmente intrigante che comprende anche Felix Auger-Aliassime e Taylor Fritz. Oltre a lui, attenzione anche all’effervescente Learner Tien, già brillante in Australia e in Messico, che battendo Navone potrebbe scontrare Ben Shelton, per un derby tutto a stelle e strisce.