La tecnologia avanza oltre l’Occhio di Falco
Da Washington, dove si sono imposti la statunitense Coco Gauff e il britannico Daniel Evans, il grande tennis si sposta in Canada. Con il Masters 1000 di Toronto - e con il torneo femminile di Montréal - si apre un trittico di tornei sul cemento dove si ritrovano quasi tutti i migliori tennisti al mondo. A Toronto, è vero, è assente Novak Djokovic. Il serbo si ripresenterà però in campo già la prossima settimana a Cincinnati. E lì si preparerà per l’Open degli Stati Uniti (il via a New York dal 28 agosto), quarta ed ultima prova stagionale del Grande Slam. Una bella notizia per gli aficionados del tennis è arrivata anche dall’Europa. A Kitzbühel, almeno in parte, si è rivisto il talento di Dominic Thiem. L’austriaco, padrone di casa, è tornato a giocarsi un titolo a quasi tre anni dall’ultima finale disputata, quando nel 2020 si arrese a Daniil Medvedev nell’ultimo atto delle Finals ATP. L’ex numero 3 del ranking mondiale, tra i giocatori più apprezzati sul circuito, nulla ha potuto contro l’argentino Sebastian Baez (6-3 6-1 il risultato), ma ha comunque inviato un bel messaggio per quanto riguarda la sua ritrovata competitività.
La leadership di Alcaraz
Intanto, inevitabilmente, le attenzioni si concentrano oltre oceano, in particolare su Carlos Alcaraz, l’iberico che ha firmato il suo primo Wimbledon, cancellando i sogni di gloria di Djokovic e rafforzando la sua leadership nel ranking. In molti si sono chiesti se è davvero iniziata l’era Alcaraz. Il ventenne di Murcia ha tutte le caratteristiche per marcare una nuova epoca. Lo ha detto anche Ivan Ljubicic, che dal 2015 al 2022 è stato coach di Roger Federer, affiancando Severin Lüthi. Intervistato da Federica Cocchi sulla «Gazzetta sportiva» di domenica, Ljubicic ha però lasciato intendere che l’iberico dovrà fare comunque ancora i conti con il campione serbo. «Novak - ha detto - sarà rimasto deluso ma non penso che aver perso a Wimbledon abbia creato una crepa nelle sue sicurezze o nella sua carriera. Se uno ha vinto 23 Slam, non si scompone per una finale persa». Staremo a vedere. E lo faremo anche pensando alle novità sperimentali che arrivano dagli Stati Uniti. Nel prossimo US Open ci sarà il VAR del tennis. «Ma non c’era già l’Occhio di Falco il cosiddetto Hawk Eye? Beh, a parte che è stato ormai sostituito dal sistema di Fox Tenn (dopo il falco la volpe) sappiamo bene che alla tecnologia - in continuo divenire - dovremo arrenderci. E, dunque, ecco appunto il VAR in calcistico stile : a New York, nell’impianto di Flushing Meadows , i giudici di sedia avranno un altro supporto digitale che potranno usare a loro discrezione in caso di dubbi su un eventuale doppio rimbalzo, oppure una invasione di campo, o magari un fallo di piede», ha spiegato Paolo Rossi su «la Repubblica» di giovedì 3 agosto. E poi ha aggiunto che si tratta di un supporto aggiuntivo. I tennisti potranno ancora ricorrere ai «Challenge», le chiamate alla moviola nel caso non siano d’accordo su dove la pallina sia rimbalzata. Il regolamento concede tre chiamate per ogni set con un’altra che si aggiunge in caso di tie-break.
Una fase sperimentale
Nel 2023 il VAR del tennis è in fase sperimentale e sarà presente solo su alcuni campi di Flushing Meadows. E il futuro? Si prevede che le innovazioni troveranno il via libera dopo l’esperienza a New York anche perché i tre regni del tennis - ITF, ATP e WTA - sembrano essere sulla stessa linea di pensiero. Rossi ha infine ricordato che l’uso della tecnologia nel mondo del tennis era iniziato negli Stati Uniti nel 2006, a Miami. Ormai ci si appresta ad entrare in un nuova fase. Ben venga, comunque, la tecnologia se servirà ad evitare il ripetere di casi difficili come quello capitato quest’anno al Roland Garros: un clamoroso doppio rimbalzo di Rune contro l’argentino Cerundolo. E, in quell’occasione, il danese si era distinto per la sua mancata sportività.