«Mi sono anche fatto promotore di un torneo nel centro di Cadro»

Tornato nel Team Suisse di Coppa Davis, Luca Margaroli guarda a questa stagione con sentimenti contrapposti: da una parte la preoccupazione per una ripresa delle competizioni ancora lontana, dall’altra la voglia di proporre a Cadro un progetto coinvolgendo un bel numero di professionisti elvetici.
Partiamo da lontano, cioè dalla prima settimana di marzo quando la Svizzera è stata battuta in Perù. Cosa ha significato quella sconfitta?
«È stato un risultato amaro. Tutti, a incominciare dal sottoscritto e da Laaksonen, siamo un po’ responsabili. Potevamo dare di più. Il successo era nelle nostre corde, ma gli avversari sono stati più bravi di noi. Per il mio ritorno in Davis avrei desiderato altro. E invece, sempre che si possa giocare, nel prossimo mese di settembre dovremo lottare in casa contro l’Estonia in uno spareggio per non retrocedere dal gruppo mondiale».
Parliamo della scorsa stagione. Se dovessi dare una valutazione, come la definiresti?
«Con gli occhi di oggi, direi che non è stata negativa. Non sapevamo ancora a che cosa saremmo andati incontro. Innanzitutto si poteva giocare. E questo è già un bel vantaggio rispetto a questa primavera, caratterizzata da una lunga pausa per la pandemia da coronavirus. Sul piano agonistico mi ero difeso piuttosto bene vincendo un Future e raggiungendo tre finali in cinque tornei Challenger con Andrea Vavassori. Quest’ultimo, torinese, è un partner con il quale ho trovato un’ottima sintonia. Ed ora non vediamo l’ora di poter riprendere la via delle competizioni. Riparto dal 130. posto del ranking ATP in doppio. L’obiettivo è quello di poter fare l’ingresso tra i i top 100».
Intanto di tornei non si parla.
«È vero, almeno non di quelli del circuito. Però qualcosa si sta muovendo. Proprio a Vienna, dove vivo e mi alleno, stanno organizzando un torneo-esibizione, però solo per austriaci, nel quale Dominic Thiem è la testa di serie n. 1 . In Italia, in attesa che riparta la vera stagione, stanno programmando eventi con montepremi promossi da privati. Vorrei poterne giocare qualcuno anch’io. Poi, c’è un progetto sul quale sto lavorando io stesso. Da qualche settimana mi sto occupando di promuovere un evento analogo a quelli di cui ho parlato. È nell’ambito di Swiss Tennis e mi auguro che si possa svolgere a Cadro, nel centro guidato da mio padre (ndr: Riccardo)».
Puoi già darci delle indicazioni?
«Se il progetto dovesse andare in porto, potrebbe aver luogo all’inizio del mese di luglio con la partecipazione di una trentina tra i migliori giocatori elvetici. Tra l’altro è previsto anche un tabellone femminile».
Nelle scorse settimane hanno fatto discutere le diverse decisioni dei promotori delle prove del Grande Slam. Se il Roland Garros si è inserito in settembre, imponendo la decisione con una certa arroganza, Wimbledon ha rinunciato a proporre il torneo di quest’anno e già sta lavorando in funzione del 2021. Quali sono le tue impressioni?
«In effetti su questa tematica ci sono state diverse polemiche. Francamente io non ho molto da aggiungere. Posso solo dire, come d’altra parte hanno fatto altri prima di me, che la situazione ha solo confermato i punti deboli dell’organizzazione del tennis nel suo insieme. Una volta di più si è avvertita la mancanza di collaborazione e la poca sintonia tra l’organismo della Federazione internazionale, l’ITF che gestisce le prove maggiori, e i circuiti ATP e WTA. Anche questi ultimi, naturalmente, si muovono a seconda dei propri interessi».
Tutto questo spesso a scapito dei giocatori. In particolare di quelli meno profilati, meno solidi sul piano agonistico e, di conseguenza, finanziario.
«A dire il vero, in quest’epoca di stop agonistico, è stato anche fatto qualcosa di positivo a favore dei tennisti che faticano di più per trovare spazio nel circuito e i cui guadagni non possono neppure lontanamente essere confrontati con quelli dei migliori. Io stesso, lo dico sinceramente, ringrazio per quanto ho ricevuto dal cosiddetto fondo ATP, quello che avevano sollecitato diversi grandi nomi del tennis, a incominciare da Roger Federer, Novak Djokovic, Rafael Nadal e Stan Wawrinka. Tra le voci contrarie, che pure si eran manifestate, figurava ad esempio Dominic Thiem. L’austriaco (n. 3 ATP) ha poi cercato, per alcuni anche in modo convincente, di motivare la sua comunque legittima posizione».