Tennis

«Quando Roger Federer piangeva prima di vincere a Basilea»

René Stauffer, biografo del fenomeno, ricorda i successi e diverse sconfitte di Federer agli Swiss Indoors: «Il suo primo titolo alla Sankt-Jakobshalle arrivò solo nel 2006, ben tre anni dopo essersi imposto a Wimbledon»
L’emozione di Roger Federer dopo l’ultimo successo conquistato alla St. Jakobshalle di Basilea nel 2019. © REUTERS/Arnd Wiegmann
Raffaele Soldati
21.10.2022 06:00

A partire dal 1981 sono pochi gli Swiss Indoors che ha mancato René Stauffer. Il biografo di Roger Federer potrebbe contarli sulle dita di una mano. Per il giornalista cresciuto a Weinfelden (Turgovia), da anni pregiata firma del Tages Anzeiger, l’appuntamento alla Sankt-Jakobshalle di Basilea è da sempre un torneo speciale. Con o senza il fenomeno dei venti titoli del Grande Slam.

«Certo - dice - la presenza di Roger lo ha nobilitato per innumerevoli anni. Ma l’evento del patron Roger Brennwald ha alle spalle una lunga storia. Gran parte dei grandi campioni hanno giocato in questo evento. E se Federer ha abbracciato la carriera tennistica, con tutta probabilità lo deve anche a questi Indoors. Lui li ha vissuti in tutti i suoi aspetti. Si era presentato come raccattapalle. E, quasi fosse un segno del destino, ha firmato nel 2019 l’ultimo dei suoi 103 successi nei tornei dell’ATP».

Gli anni di Günthardt

L’ultimo in carriera era tra l’altro stato il suo decimo agli Swiss Indoors. «Naturalmente - prosegue Stauffer - nessuno ha vinto tanto quanto il basilese alla Sankt-Jakobshalle. Ricordo bene la mia prima presenza quale giornalista. Era il 1981, tra l’altro l’anno di nascita di Roger. Allora scrivevo per il «Blick», noto foglio zurighese. Avevo il compito di seguire Heinz Günthardt, che allora era il migliore giocatore elvetico. Qualcuno, esagerando un po’, lo considerava addirittura il nuovo Björn Borg. Heinz, del quale poi sono diventato collega e amico, era un buon tennista. Sia in singolare, sia in doppio. Pochi anni dopo, insieme al suo partner abituale, l’ungherese Balasz Taroczy, vinse perfino a Wimbledon. Altre storie, altri tempi. Resta il fatto che se io ho iniziato ad amare il tennis, eleggendolo a mio primo sport, lo devo senza dubbio anche a Günthardt. In Coppa Davis, nella vecchia e beneamata Davis, Heinz aveva difeso i colori elvetici in oltre sessanta partite e in una trentina di incontri tra il 1975 e il 1990. Una volta chiusa la carriera di giocatore, aveva poi abbracciato quella di allenatore: tra l’altro fu coach di Steffi Graf. E, seppur se per un breve periodo, fu anche capitano di Davis. Ancora adesso, d’altra parte, guida la squadra rossocrociata di Fed Cup».

Da giocatore a speaker

Chi segue il tennis collega subito l’immagine di Heinz a quella degli Swiss Indoors, anche perché per anni è stato lo speaker del torneo, colui a cui spettava il compito di presentare i giocatori. «Con Günthardt, che lavorava per la SRF, hanno in pratica parlato tutti i più grandi campioni, Roger in testa. Si parla sempre del Federer che vinceva, ma c’era stato anche quello che inizialmente faticava ad imporsi. Ricordo come soffrì Roger nel 2000 e nel 2001, dopo le sconfitte subite in finale contro lo svedese Thomas Enqvist e l’inglese Tim Henman. Il basilese si arrese poi nell’ultimo atto in altre tre occasioni, nel 2009 contro Djokovic e due volte di fila - 2012 e 2013 - contro l’argentino Juan Martin Del Potro. Insomma, alla fine si ricordano soprattutto le 10 vittorie di Roger agli Swiss Indoors, ma anche per lui non fu sempre tutto semplice e scontato. Federer si aggiudicò i suoi primi Swiss Indoors solo nel 2006, tre anni dopo la prima storica vittoria a Wimbledon. Che Roger ci tenesse moltissimo a brillare nella sua città è un fatto risaputo. Più volte ha lasciato intendere che considerava questo ATP 500 una sorta di quinto Grande Slam. E avrebbe anche voluto acquistarlo».

La grande festa, per Roger, è stata quella in occasione della Laver Cup a Londra, in un contesto più internazionale. In quell’occasione ha vissuto emozioni fortissime. È stato commovente anche per noi vederlo così emozionato

Una festa è abbastanza

Come giudica René Stauffer la decisione di Roger di non presentarsi quest’anno agli Indoors, dove Brennwald avrebbe voluto organizzargli una festa d’addio? «È una scelta che capisco e rispetto - prosegue il giornalista del Tages Anzeiger - . La grande festa, per Roger, è stata quella in occasione della Laver Cup a Londra, in un contesto più internazionale. In quell’occasione ha vissuto emozioni fortissime. È stato commovente anche per noi vederlo così emozionato, prima e soprattutto dopo la partita di doppio persa insieme a Rafa Nadal. No, Roger non era pronto per affrontare un secondo festeggiamento nella sua città. Chissà, forse ci saranno altre occasioni. Io ho l’impressione che presto ci saranno esibizioni su grandi palcoscenici nell’ambito di eventi benefici legati alla sua fondazione alla quale tiene molto».

Il cast di quest’anno

Pur senza Federer, gli Swiss Indoors di quest’anno si presentano con un cast notevole. «Il pubblico - dice ancora Stauffer - avrà l’occasione di seguire i campioni della nuova generazione, con in testa lo spagnolo Carlos Alcaraz, che si è guadagnato il primo posto nel ranking mondiale. Attenzione però anche a Casper Ruud, che ha un feeling speciale con i tornei in Svizzera, dal Geneva Open allo Swiss Open di Gstaad. Il norvegese è un tennista che si fa voler bene e che è molto apprezzato. Sarà interessante vederlo all’opera anche sulla superficie della Sankt -Jakobshalle. Tra gli altri grandi nomi presenti, mi rallegro di rivedere Andy Murray, che già qualche anno fa avrebbe dovuto giocare a Basilea, ma era stato costretto a rinunciare per un problema alla schiena. Lo scozzese, incluso tra i Big Four dell’ultimo decennio, è ammirevole per quando sta facendo dopo le varie operazioni all’anca. Guarderò con curiosità anche Stan Wawrinka e gli altri elvetici invitati, Marc-Andrea Hüsler (vincitore a Sofia, ndr), e Dominic Stricker, che giocheranno insieme in doppio».