Un altro duello contro l’YB per provare a perdere il vizio

Carlos Da Silva, nella pancia del Letzigrund, l’ha addirittura definita una «malattia». Probabilmente il termine ricercato dal direttore sportivo, fermato a caldo pochi istanti dopo la sconfitta contro il Bruges, era «vizio». Vocabolo a parte, la sostanza tuttavia non cambia. Il Lugano, sì, è oggettivamente in difficoltà. E in un certo senso prigioniero dei suoi stessi limiti. A dirlo non sono soltanto i numeri. Anche se come sempre in queste circostanze, il dato statistico tende a rispecchiare la realtà. I bianconeri, per dire, sono reduci da tre k.o. consecutivi. Era già successo a cavallo tra agosto e settembre, in un periodo caratterizzato dalla doppia sfida con il Saint-Gilloise nei playoff di Europa League. Volete sapere quante volte era accaduto la scorsa stagione? Beh, una soltanto. Per giunta agli albori dell’annata, con una squadra in piena ricostruzione, sorpresa dalla verve del Be’er Sheva.
Fra analisi e responsabilità
Il momento, suggerivamo, non è dunque dei più semplici. E senza cadere negli allarmismi, merita una riflessione approfondita. Lo stesso Carlos Da Silva, incassato il primo k.o. continentale, ha in fondo invitato all’analisi. Un’analisi critica. «È vero che ci sono molti aspetti positivi, ma dobbiamo anche guardare quelli negativi, per poterli eliminare». Tradotto: tante cose, al netto delle sconfitte, stanno funzionando bene. E Mattia Croci-Torti, a giusta ragione, non manca di sottolinearle nelle sue disanime. Alcune tendenze tuttavia, chiamiamoli allora «vizi», iniziano a farsi preoccupanti. Nonché pericolosamente ripetitivi.
Contro i belgi, una volta di più, i bianconeri sono passati in svantaggio per primi. In stagione è accaduto altre 8 volte, a fronte di 7 occasioni - 2 però nelle sfide ampiamente vinte in Coppa Svizzera - in cui ad aprire le marcature erano stati Sabbatini e compagni. La necessità di rimontare, insomma, è ben nota al club sottocenerino. Ma come sottolineava giustamente Da Silva, non si può «sempre pensare di girare la partita in corso d’opera», perché «le rimonte a volte non si realizzano». A complicare ulteriormente il compito al «Crus» e al suo staff, inoltre, vi è una frequente quanto inspiegabile predisposizione dei singoli all’errore individuale. Il caso emblematico, in questo senso, è quello delle reti incassate su cross: 9 su 17 in campionato, 4 su 8 - due contro il Bruges - in Europa, per un totale di 13 su 25. Più della metà. Sulle responsabilità del tecnico momò, che dopo il k.o. col Bruges si è assunto la totalità delle colpe, si può disquisire. In fondo non è raro riflettere sulle scelte da lui effettuate in merito alla formazione titolare, chiedendosi come mai questo o quell’altro giocatore - pensiamo a Vladi e Marques contro i belgi - non siano partiti dall’inizio, entrando solo in corso d’opera. Resta altresì innegabile, per tornare al discorso iniziale, che la sua responsabilità in determinati frangenti appare oggettivamente ridotta. Cosa ne può il «Crus», detto francamente, se Mai guarda Balanta mentre lo anticipa? O se Saipi non è reattivo sul tiro di Skov Olsen? O ancora, se Celar, sull’unica chance della sua partita, controlla malamente il pallone? La mano di un tecnico, in certe circostanze, può arrivare solo fino a un certo punto.
Ancora una volta i gialloneri
Il Lugano, insomma, è chiamato a perdere il vizio. Anzi, i vizi. E alla svelta. Il destino, beffardo, ha voluto ancora una volta riservare lo Young Boys a una squadra in cerca di qualcosa in più. Era già successo a ridosso del referendum per il PSE. Ma anche dopo la discussa intervista a Steffen, poco prima della finale di Coppa Svizzera, nell’ultimo atto della stessa e - recentemente - nel primo turno di campionato post Europa. La corazzata giallonera, in qualche modo, sembra dunque legata a doppio filo ai sottocenerini. E non soltanto per la - presunta? - concorrenza che da qualche tempo anima le due compagini. Lo sguardo di Sabbatini e compagni, ad ogni buon conto, non può posarsi solo sulla sfida di domenica a Cornaredo. Già. Ad apparire cruciali, infatti, sono i prossimi sette giorni. Quando, cioé, i bianconeri sfideranno l’YB, il Losanna in Coppa Svizzera, e poi nuovamente i vodesi in campionato. Questi tre incontri diranno molto sul futuro della stagione dei ticinesi. E, non va dimenticato, apparecchieranno peraltro il ritorno in Conference League contro il Bruges. Nessuna pressione, insomma.