Hockey

Un nuovo anno ma i soliti dubbi, l'Ambrì deve cambiare qualcosa

L’ultimo k.o. subito dai biancoblù ha evidenziato una volta di più problematiche preoccupanti – Le premesse stagionali sembravano essere ben altre, i leventinesi ora si ritrovano con le spalle al muro – Cereda: «Continuando così non ne usciremo, dobbiamo imparare dal Langnau e giocare con intensità»
©Keystone/Alessandro Crinari
Alex Isenburg
04.01.2025 06:00

L’Ambrì è caduto, di nuovo, e peraltro lo ha fatto malamente. «Tutte le sconfitte sono dolorose» – ha affermato Luca Cereda in seguito al k.o. contro il Langnau ed è vero, per carità. Talune, tuttavia, lasciano - per motivi diversi - un sapore maggiormente amaro in bocca. E questo è uno di quei casi. I leventinesi volevano imporsi per Dario Wüthrich e non ci sono riusciti. Dovevano ripartire con il piede giusto e non ci sono riusciti. Come già, tra l’altro, era accaduto nei mesi di novembre e dicembre, con le sconfitte patite dopo le due pause dedicate alla Nazionale. Non è tanto il risultato, però, a balzare all’occhio, bensì una prestazione che – unita a una classifica sempre più deficitaria – suscita preoccupazione.

Atteggiamento allarmante

Si tratta infatti anche, o forse soprattutto, di una questione di atteggiamento e quello dell’Ambrì è stato senza dubbio alcuno sbagliato. L’immagine più emblematica è quella del power-play biancoblù, sbiadito e pressoché privo di idee. Un problema, questo, che si protrae sostanzialmente da inizio stagione ma che ultimamente emerge in maniera particolare. D’altra parte, i 2 soli gol segnati nelle ultime 19 opportunità – compresi poi 63’’ di doppia superiorità numerica collezionati al cospetto di Langnau e Losanna – sono un’indicazione tanto precisa quanto allarmante. Le deleterie esecuzioni nella suddetta specialità sono costate la partita contro i bernesi e hanno evidenziato delle problematiche non da poco: «Siamo stati troppo poco disposti nello svolgere il lavoro sporco davanti alla porta e nel vincere i duelli, a partire dagli ingaggi fino alle lotte negli angoli. Insomma, ci è mancata la giusta intensità». Proprio quest’ultima, è la parola chiave che può spiegare la differenza con i tigrotti, che – come riconosciuto dallo stesso coach di Sementina – sotto questo aspetto sono stati impeccabili. «Sì, loro sono una squadra fisica, giocano bene e in maniera estremamente semplice, possiamo e dobbiamo imparare a farlo anche noi».

Con l’Ajoie vietato sbagliare

In questo momento della stagione era difficile, per la verità, aspettarsi questo genere di difficoltà. La battuta d’arresto alla Gottardo Arena è stata la quarta nelle ultime cinque sfide disputate e in questo intervallo il bottino, esiguo, di punti si ferma a due sole unità. Troppo poco, indubbiamente. «Ci sta mancando quella costanza di rendimento che invece avevamo trovato nella pausa prima di dicembre». A questo punto, allora, bisogna imperativamente evitare un filotto negativo – come quello verificatosi tra ottobre e novembre – perché sì, la classifica è ancora corta, ma il penultimo rango rischia di diventare un fardello non da poco. «La nostra posizione, però, non deve influenzare ciò che facciamo sul ghiaccio» ha precisato il «Cere».

La partita di domani, va da sé, è da vincere, senza se e senza ma. In casa del fanalino di coda Ajoie, capace – seppur con due partite in meno - di accaparrarsi la posta piena solamente sei volte in stagione, così come i biancoblù, non può subentrare la paura. Tuttavia, contro i giurassiani e gli altri avversari, almeno sulla carta, più deboli del lotto - ossia Langnau e Rapperswil - l’Ambrì ha vinto la miseria di un match su sette. Oltre ad aver giocato più partite, i leventinesi devono badare a delle rivali dirette che – come testimoniano i recenti risultati di Lugano, Ginevra e Friburgo – sembrano in ripresa e non possono scappare.

Occasione sfumata?

Il problema, forse, è proprio questo: con diverse, presunte, grandi squadre in palese affanno, non bisognava arrivare a inizio gennaio in questa situazione. Le posizioni occupate dal Kloten e dallo stesso Langnau stanno lì ad indicare che finora di spazio ce n’era, eccome. Nonostante tutto, il famoso sesto posto - considerato da molti come una possibilità più che concreta - dista la pochezza di otto lunghezze. Cionondimeno, le squadre da superare ormai sono parecchie e l’obiettivo – quello del raggiungimento dei play-in – che inizialmente sembrava, con una rosa ben attrezzata, il minimo sindacale, attualmente pare il massimo a cui ambire.

«Da qui fino al termine della regular season – ha detto Cereda – tutte le partite sono e saranno delle battaglie. Quando si arriva nella seconda parte della stagione bisogna essere ancor più pronti a combattere e in questo senso dobbiamo fare un passo avanti, in caso contrario la graduatoria non cambierà». Già, peccato che al termine della stagione regolare mancano appena 19 partite e questa grinta, necessaria, si fatica anche solo a intravedere. Qualcosa, è evidente, non sta funzionando. Il progetto biancoblù – perché così si può effettivamente chiamare – è chiaro, ma a distanza di diversi anni sta mostrando diverse lacune. Col passare degli anni – e ne sono ormai trascorsi parecchi dall’insediamento di Cereda, l’allenatore più longevo della storia del club e colui che è in carica da maggior tempo in tutta la National League – le aspettative aumentano mentre le crepe si ingigantiscono. I dubbi sulla direzione da intraprendere, quindi, non fanno che susseguirsi.