«Un ostacolo insormontabile»

«È una sospensione, non la fine del Galà dei Castelli». Beat Magyar, presidente del comitato d’organizzazione del prestigioso e amato meeting bellinzonese, vuole che il messaggio sia chiaro. «Non spariremo, anzi» sottolinea a più riprese, commentando la comunicazione choc recapitata a media, partner e, non da ultimo, atleti e appassionati. No, le luci del Comunale non si accenderanno il prossimo 8 luglio. Nessuna stella, svizzera o straniera, brillerà in pista e in pedana. «L’edizione del 2025 è stata annullata». Dicevamo, si tratta di un annuncio inaspettato, alla base del quale vi sono tuttavia ragioni oggettive. Problemi, almeno sul corto termine, ritenuti insormontabili dai responsabili dell’evento. Galeotto si è rivelato un controllo dell’autorità fiscale cantonale, alla luce del quale è emerso come il trattamento fiscale riservato agli atleti stranieri non fosse conforme alla legge. Un’incongruenza relativa al pagamento delle imposte alla fonte di fatto emersa già nel 2014, quando le parti si erano sedute per la prima volta attorno a un tavolo, ma sino ad oggi mai sanata. «Tengo tuttavia a precisare come gli errori in questione siano stati commessi in buona fede, e a riconoscerlo è stata la stessa Divisione delle contribuzioni» indica Magyar. Impossibile però adeguarsi al quadro legale vigente nel giro di poche settimane. «L’aggravio finanziario sarebbe stato eccessivo» ammette il presidente.
«Meglio fermarsi per un anno»
«Eravamo lanciati verso l’obiettivo, con tanto di contratti firmati con tutti gli atleti svizzeri e star come Gianmarco Tamberi o Grant Holloway» rileva con un pizzico d’amarezza Magyar: «Ma tenuto conto della data del meeting, previsto in luglio e non più in settembre, a imporsi è stata una decisione repentina e coraggiosa. Oltre che rispettosa verso i nostri partner e sostenitori». Il presidente si spiega: «In questa fase, in cui molto va ancora chiarito, riteniamo preferibile fermarci, piuttosto che organizzare un’edizione fortemente zoppicante. E quindi non all’altezza della reputazione costruita in questi anni. Improvvisare un formato ridotto non sarebbe stato corretto. Penso ai partner televisivi, dalla RSI ai 23 Paesi che hanno investito nei diritti di trasmissione dell’evento. Ecco: la responsabilità e le attese sono proporzionate a un Galà di prima fascia, non al meeting numero 50 al mondo». Di qui la decisione di non rischiare una partenza falsa. «Ma siamo disposti a tornare dal 2026, persino più forti» rilancia Magyar.
Calcoli errati «in buona fede»
Per riuscirci, comunque, serve e servirà tempo. Il terreno sul quale ci si muove, in effetti, è tanto scivoloso, quanto lastricato di rigidi paletti. «E sia chiaro, non stiamo incolpando l’autorità competente, che ha agito in modo corretto» precisa il presidente del 23. meeting più importante a livello mondiale. «A fronte del trattamento previsto in altri Cantoni o all’estero per eventi simili, reputiamo tuttavia che esistano dei margini di manovra – politici e non - per trovare un punto d’incontro. Il tutto risolvendo una situazione che, sul piano della competitività fiscale, non è sicuramente favorevole al Galà».


La materia, lo ribadiamo, è ardua. Di più: da quanto da noi appurato, l’autorità fiscale non dispone di particolari margini di apprezzamento. «È complicato» ammette a più riprese Magyar, riferendosi ai «due elementi critici» che hanno convinto il comitato d’organizzazione a tirare il freno a mano. Parliamo per l’appunto del sistema di calcolo dell’imposta alla fonte per gli introiti destinati agli atleti stranieri. Sin qui, il Galà dei Castelli aveva deciso di applicare una trattenuta del 18% sui compensi, suddivisi in ingaggio fisso e premi a seconda dei risultati ottenuti (il cosiddetto prize money). Successivamente - si precisa - l’imposta dovuta veniva «calcolata secondo la tabella ufficiale del Canton Ticino, con il Galà dei Castelli che si è preso a carico la differenza tra l’ammontare trattenuto e quello risultante dal calcolo effettivo». Stando alle recenti valutazioni del fisco, tuttavia, l’irregolarità del sistema di calcolo non si è limitata alla trattenuta arbitraria del 18%, ma ha interessato anche la definizione della base imponibile. Il Galà, leggiamo, non ha mai smesso di allinearsi alla «prassi della stragrande maggioranza degli altri meeting sul territorio svizzero», escludendo dai propri calcoli i rimborsi per le spese di viaggio degli atleti, così come i costi sostenuti per il pernottamento, il vitto e i trasporti locali. «Prestazioni - osservano i responsabili - che non vengono percepite direttamente in forma monetaria dagli atleti». L’autorità cantonale si è però vista costretta a intervenire.
Le regole del gioco sono cambiate nel 2021
Da noi contattato, il direttore della Divisione delle contribuzioni del DFE Giordano Macchi non commenta il caso specifico. Ma, legge tributaria alla mano, fornisce il quadro della situazione per quanto riguarda i proventi delle attività svolte in Ticino da sportivi non domiciliati, evidenziando come le regole del gioco abbiano subito un importante aggiornamento 4 anni fa: «Dal 2021 esiste un nuovo diritto, sul piano federale e cantonale, che introduce delle semplificazioni e delle schematicità. Questo prevede che la base imponibile non sia limitata solo ai premi di gara netti, ma includa gli importi lordi, compresi vitto, alloggio, trasporto e altri rimborsi spese. Da questo valore lordo è quindi possibile dedurre un forfait fisso del 20%». Macchi fa un esempio: «Se lo sportivo incassa 500 franchi di premio e sostiene 300 franchi di spese (pagate dall’organizzatore), fa stato un importo lordo di 800 franchi a cui applicare un forfait di 160 franchi di spese deducibili. Il dovuto si calcola dunque su 640 franchi. Cifra, questa, a cui si applica l’aliquota d’imposta alla fonte del 20%, per un totale di 128 franchi d’imposta». Il Galà, al proposito, non manca però di menzionare effetti ritenuti «paradossali: un atleta con un ingaggio monetario di 500 franchi potrebbe vedersi tassato fino al 54%».


Come ripartire
Resta il fatto che gli organizzatori dovranno rifare i conti. Del passato e del futuro. «Normalmente - spiega Macchi - la questione viene regolata tramite autodichiarazione. Ebbene, se in questo esercizio, su più anni, viene commesso sistematicamente un errore, è possibile che emergano degli scostamenti più o meno rilevanti in sede di ispezione». Il nodo da sciogliere, insomma, è duplice. Da un lato il Galà sarà chiamato a risarcire l’erario cantonale. Dall’altro dovrà capire in che misura l’adeguamento fiscale impatterà sul budget della manifestazione. «Più che sulla cifra necessaria per sanare la situazione pregressa, vogliamo focalizzarci sulle basi dalle quali ripartire» evidenzia Magyar. «I cerotti non c’interessano, puntiamo a soluzioni definitive, sicuri che anche la politica ticinese riconoscerà le ricadute positive del meeting sul territorio». Il comitato del Galà si spinge però più in là, alludendo a una sorta di disparità di trattamento. Aliquote alla mano, d’altronde, il Ticino applica il 30% agli introiti superiori ai 3.000 franchi, mentre Lucerna si ferma al 20%, Berna e Zurigo addirittura al 17%. «La riflessione di natura politica solleva interrogativi sulla reale volontà - più volte proclamata - di garantire una competitività fiscale tra i cantoni. Nel caso del Galà, tale competitività è venuta meno, compromettendo la sostenibilità di un evento sportivo di prestigio». Un evento, assicura Beat Magyar, che non è in pericolo. «La situazione finanziaria del Galà a oggi è sana. Per i contratti in essere, molti dei quali validi per più anni, non prevediamo scossoni. In queste ore stiamo percependo grande comprensione da parte di sponsor e amici del meeting. Ed è proprio questa vicinanza a renderci fiduciosi per l’avvenire della competizione. Un anno di pausa non spegnerà l’entusiasmo che regna attorno al Galà dei Castelli».