L'editoriale

Una promessa sincera che però ora va mantenuta

Il FC Lugano guarda tutti dall'alto e il perno si chiama Mattia Croci-Torti
Massimo Solari
16.12.2024 06:00

Amir Saipi ha ragione. Ha ragione quando, senza particolari esitazioni e nonostante i quattro schiaffoni del Losanna, riassume la prima parte della stagione così: «Sì, lo dico: in questi mesi abbiamo dimostrato di essere la squadra più forte in Svizzera». Lo certifica la classifica di Super League, lo suggerisce - soprattutto - il potenziale del club. Quella del portiere bianconero è solo una sentenza di primo grado, certo. Un castello di solide prove che potrebbe anche venire smontato in appello. Il girone di ritorno, però, assomiglia a una promessa tanto generosa, quanto sincera.

Il paragone con la passata stagione aiuta a fotografare i progressi di Bottani e compagni. Sotto Natale, nel 2023, il Lugano occupava la quinta posizione, con 26 punti, a -12 dalla capolista Young Boys. Ora, dicevamo, i ticinesi guardano tutti dall’alto, a quota 31. La variabile Conference League, in tal senso, è stata assimilata con maturità. Di più: con le sue prestazioni di spessore e un clamoroso ottavo di finale a portata di mano, l’Europa ha alimentato le consapevolezze dello spogliatoio. Lo scorso autunno, al contrario, ne aveva incrinato anzitempo le ambizioni. Sì, perché al Lugano - in primavera - non era bastata una media di quasi 2 punti a partita per tramutare i rimpianti in qualcosa d’inaudito. Non sappiamo voi, dunque. Ma chi vi scrive avrebbe messo precipitosamente la firma sullo scenario attuale, per altro arricchito dai quarti di finale di Coppa.

A fronte di risultati di questa portata, ma anche alla luce di un rendimento coerente e di una proposta di gioco capace di unire seduzione e pragmatismo, la firma più importante - quella di Mattia Croci-Torti su un rinnovo contrattuale strameritato - costituisce invece una logica conseguenza. Il perno sul quale continuare a fondare e far crescere un progetto entusiasmante. Anche se, restando sulla questione, sarà interessante capire l’ampiezza dell’accordo di cui si attende solo l’ufficialità. Due anni, con vista sul nuovo stadio? Tre? O magari solo uno, preparando il terreno a un destino ineluttabile?

I meriti dello staff tecnico, sia chiaro, vanno osservati in controluce. Poiché il rinnovato slancio del Lugano sta premiando pure le scelte della dirigenza. Una dirigenza che durante l’ultima finestra di mercato si è mossa bene, incrementando il valore della rosa, permettendole di essere all’altezza in ogni competizione. Bene. Molto bene, anche. Il difficile, però, arriva adesso. Basta osservare la graduatoria del massimo campionato elvetico e l’estremo equilibrio che lo caratterizza. A separare il Lugano dallo Young Boys - nobile decaduta e al contempo spauracchio - sono 8 punti. 8 punti tra chi comanda e chi occupa il nono rango. Che cosa significa? Beh, che lungo un torneo orfano sia di padroni assoluti, sia di comparse, a fare la differenza saranno i dettagli. Un trasferimento azzeccato, magari due, gli scontri diretti, così come l’incognita infortuni. Ebbene, la società bianconera può incidere in particolare sul primo aspetto.

A Cornaredo, è notizia di qualche giorno fa, arriverà l’attaccante Georgios Koutsias. Più parcheggiato da Chicago che desiderato a Cornaredo, suvvia ammettiamolo. E allora, le parole sibilline pronunciate ieri dal Crus non possono cadere nel vuoto. Per prestazioni fornite e dedizione alla causa, alcuni elementi non stanno galvanizzando chi siede in panchina e potrebbero essere invitati a cercare fortuna altrove, così da liberare spazi di manovra in entrata e - per quanto inviso ai vertici del club - avere il coraggio di ragionare sul corto termine. Perché il Lugano, oggi, è la squadra più forte in Svizzera. Ma noi ad Amir Saipi vorremmo dare ragione anche e soprattutto tra sei mesi.