Calcio

USA, bisogna preoccuparsi per i Mondiali del 2026?

La recente edizione della Copa America, tenutasi negli Stati Uniti, doveva essere il banco di prova in vista della prossima rassegna iridata – Sono stati innumerevoli, però, i disordini che si sono verificati sia dentro sia fuori dagli stadi e le scarse misure di sicurezza hanno portato al caos
©Epa/Brian Westerholt
Alex Isenburg
17.07.2024 06:00

La prossima edizione della Coppa del Mondo – che si disputerà nel 2026, tra i mesi di giugno e luglio – sarà la prima di sempre ad avere 48 squadre partecipanti e l’organizzazione del torneo sarà suddivisa tra tre paesi: Canada, Messico e, soprattutto, Stati Uniti. In termini sportivi, si sa, non esiste un evento più rilevante di un Mondiale di calcio e quando si organizza una manifestazione di tale portata bisogna fare grande attenzione anche ai minimi dettagli. Beh, visto e considerato quando accaduto nella recente Copa America – conquistata dall’Argentina di Lionel Messi e disputatasi proprio negli USA – di lavoro da fare ce n’è davvero parecchio e la preoccupazione che in molti hanno espresso a riguardo sembra giustificata.

«Loco» ma non troppo

Di criticità, va detto, se ne sono presentate assai: tra disordini, momenti di caos e violenza si è sostanzialmente assistito a tutto. Procedendo con ordine, però, le prime polemiche di una certa entità si sono verificate al termine della semifinale vinta dalla Colombia a discapito dell’Uruguay, quando gli animi sugli spalti si son fatti a dir poco turbolenti. In seguito al fischio finale, infatti, gli scontri tra i sostenitori delle due nazionali sono degenerati a tal punto che anche alcuni calciatori della Celeste sono intervenuti in prima persona a tutela dei loro famigliari. Alla luce di quanto accaduto, la CONMEBOL – la Conderazione sudamericana che ha organizzato la competizione – ha aperto un’indagine per chiarire la sequenza degli eventi accaduti in quel di Charlotte. Il procedimento disciplinare ha coinvolto anche una dozzina di giocatori uruguaiani, i quali hanno dichiarato di essere stati le vittime dell’aggressione e di aver agito a causa della mancanza di agenti di polizia.

L’accaduto ha fatto sbottare il commissario tecnico Marcelo Bielsa - soprannominato «El Loco» - che ha difeso strenuamente i membri della sua squadra: «Hanno reagito come avrebbe fatto qualsiasi essere umano. Se vedi tua moglie, tua madre o tuo figlio aggrediti, e nessuno li aiuta, cosa avrebbero dovuto fare? Non avevano opzioni, è una vergogna totale. Sapete benissimo chi è responsabile per la sicurezza degli spettatori, le sanzioni dovrebbero ricadere su di loro».

Disorganizzazione totale

L’apoteosi del caos, poi, è stata raggiunta prima dell’atto conclusivo del torneo, quando all’Hard Rock Stadium si sono verificati diversi incidenti dovuti a certi tifosi che cercavano di accedere allo stadio senza biglietto, passando attraverso enormi condotti dell’aria condizionata. La polizia di Miami – che ha una politica di tolleranza zero per questo tipo di comportamenti - ha in molti casi usato la forza e ha effettuato anche diversi arresti. A causa della chiusura dei cancelli e delle scene di panico createsi, poi, ci sono stati anche diversi feriti che hanno richiesto l’intervento dei soccorritori. Il tutto, quindi, ha portato a un ritardo del fischio d’inizio di quasi un’ora e mezza.

In seguito ai tafferugli, la CONMEBOL ha diramato una nota, nella quale ha specificato che «secondo le responsabilità contrattuali stabilite per le operazioni di sicurezza, la situazione era soggetta alle decisioni prese dalle autorità dello stadio. Le nostre raccomandazioni per eventi di questa portata non sono state prese in considerazione». L’organo calcistico, in sostanza, si è defilato ma ha anche dovuto fronteggiare una situazione sgradevole che ha coinvolto il proprio vice presidente, Ramon Jesurun, il quale è anche a capo della Federcalcio colombiana. Il 71.enne è stato arrestato a Miami con l’accusa di «aggressione a un agente», per via di un litigio con la sicurezza avvenuto al termine del confronto.

La promessa americana

Il disastro, insomma, è stato totale: risse, disordini, ritardi (compreso quello dovuto allo show troppo lungo di Shakira nella pausa della finale) e persino problemi legati alle condizioni dei campi da gioco. A proposito di ciò, lo sfogo del già citato Bielsa è stato iconico, con il suo laconico commento «Sono un covo di bugiardi», riferito a coloro che negavano i problemi dei manti erbosi.

La CONCACAF – che rappresenta le federazioni del Nord-Centroamerica, ossia dove figurano i Paesi ospitanti dei prossimi Mondiali – sarà dunque chiamata a svolgere un lavoro decisamente migliore di questo. Le preoccupazioni in tal senso, dicevamo inizialmente, sono parecchie. Non a caso, dagli Stati Uniti si è fatto sentire il governatore del New Jersey, Phil Murphy, che ha provato a rassicurare gli scettici. «Il torneo del 2026 sarà incredibilmente sicuro – ha affermato con certezza – ed episodi come quelli di Charlotte non potranno capitare». Nel suo Stato, tra l’altro, si disputeranno alcune partite al MetLife Stadium, che ospiterà soprattutto la finale del 19 luglio. «Qui le cose funzionano diversamente. Noi affrontiamo il tema della sicurezza in un altro modo e vicende del genere non si sono mai verificate». A noi, francamente, non resta che credergli e sperare per il meglio.

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