Il commento

Vietato avere paura in casa rossocrociata

Il girone mondiale con Brasile, Serbia e Camerun è tosto - La nuova dimensione della Svizzera, però, non permette tentennamenti
Massimo Solari
02.04.2022 06:00

Granit Xhaka non crede nel caso. Lo ha chiarito negli scorsi giorni, commentando la particolare combinazione tra l’amichevole con i «fratelli» del Kosovo e la centesima apparizione con la maglia della Svizzera. Bene. Il nuovo incrocio mondiale con la Serbia, dunque, non dovrebbe scomporlo più di tanto. In qualche modo, era già scritto. Nonostante e forse a causa degli scongiuri. Eccolo l’ennesimo banco di prova. Per il singolo, certo, che come Xherdan Shaqiri dovrà dimostrare se maturità e leadership gli appartengono. Una volta per tutte, compiuti i 30 anni e infranta - purtroppo con l’ennesimo capriccio - quota 100 in rossocrociato. Ma l’esame che conta è soprattutto per la Nazionale di Murat Yakin. Una selezione che dopo Euro 2020 ha raggiunto una nuova dimensione. Inutile girarci attorno, la Svizzera non può permettersi di temere la fase a gironi della prossima Coppa del mondo. E ciò, bisogna pure riconoscerlo, malgrado il pessimo sorteggio di Doha. Il Brasile di Neymar, sempre grande, sempre ambizioso. La Serbia di Vlahovic, capace di scippare al Portogallo il primo biglietto per il Qatar, quasi innominabile e innominata dalla delegazione elvetica. Infine il Camerun, tutto fuorché da sottovalutare, a maggior ragione trattandosi del primo avversario sulla strada verso gli ottavi di finale. E a proposito di obiettivi. A Doha ci si è guardati bene dal pronunciare la parola «quarti». Cose già viste, ci mancherebbe. La scorsa settimana, tuttavia, il direttore delle squadre nazionali Pierluigi Tami aveva espressamente fissato l’asticella. «Vogliamo confermare il risultato degli ultimi Europei» le sue parole. Più che mai corrette e persino doverose, lo ribadiamo, considerato l’attuale status rossocrociato. Tami, ai fallimentari Mondiali russi, non c’era. E anche se non crede al caso, farà meglio a preparare a dovere le sue stelle. 

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