Williams: «Acchiappo sogni per trasformarli in speranza»
Hood Dreams, the incredible true story of Isaiah Williams è un mini documentario in uscita domani a Newark, New Jersey. Un «corto» che parla della guardia della SAM Massagno, delle sue origini e di come il ragazzo sia uscito dal ghetto costruendosi una nuova vita. Un esempio, in una zona degli USA dove speranze e prospettive affondano nella povertà. Ne abbiamo parlato con il diretto interessato.
Riassumendo, ci puoi dire cosa racconta il documentario?
«Parla della mia vita, di dove sono nato e da dove vengo. Delle difficoltà di un quartiere come il mio, da cui molte persone non riescono a uscire. Il film rappresenta me, quello che sono. Avere un impatto positivo per le prossime generazioni: questo è il mio obiettivo. Molti ragazzi si sentono bloccati, persi, e attraverso la mia storia possono vedere che una persona nella loro stessa situazione può farcela».
«Lead by example», in pratica...
«Nel quartiere i ragazzi mi conoscono, sanno da dove vengo. Sanno che sono passato attraverso quello che devono affrontare loro. Posso essere un esempio da seguire: “Se ce l’ha fatta lui posso farcela anch’io”. Basta questo, perché per troppi bambini dalla mie parti è difficile vedere una luce quando è tutto buio intorno a loro. Quando vedi solo cose brutte, negative, quella diventa la tua normalità. Attraverso la mia storia posso dare una speranza che la realtà quotidiana nasconde ai loro occhi. Possono diventare quello che vogliono, giocatori, dottori, avvocati. Non c’è solo prigione e disperazione».
Funziona?
«Ognuno prende le sue decisioni e io ovviamente non posso seguire tutti. Ma loro sanno che ci sono, so cosa si prova a non avere cibo in casa, ad avere quelli che dovrebbero essere i tuoi modelli in prigione, o morti, ad essere solo e senza riferimenti. E io sarò sempre lì per chi avrà bisogno, per far capire che ci sono altre vie. Se accendi anche solo una fiammella, allora ha funzionato».
A parte il basket quale via di fuga, cos’ha fatto la differenza tra te e altri? Quale molla interiore ti ha spinto sulla via giusta?
«Sono sempre stato una persona con degli obiettivi, ho sempre cercato di tirare fuori il meglio da ogni situazione. Ho visto tante, troppe persone, famigliari, amici, finire sulla brutta strada. Io fin da piccolo ho capito che non volevo tutto questo, volevo di più dalla mia vita, non rimanere incastrato nel ghetto. Non ho mai cercato scuse, e sarebbe stato facile. Davanti a ogni difficoltà ho sempre abbassato la testa e lavorato duro. Sapevo che un giorno questo mi avrebbe aperto la via a qualcosa di più positivo».
Egoismo non è certo una parola per descriverti, in campo e fuori. Ma, certo, a riguardare il tuo percorso un po’ di fierezza non può mancare.
«Sono molto orgoglioso del mio percorso, che però è ancora lontano dall’essere finito. Io continuo sulla mia strada, cercando di tirare fuori il meglio che posso. Il giorno che la mia storia finirà, quello che più spero è che la gente mi ricordi come un esempio, qualcuno che è riuscito ad aiutare altre persone dando loro una spinta a realizzarsi».
Da circa tre anni c’è un ragazzino in particolare al quale mostrare la via...
«Io sono cresciuto senza un padre. Mi sono sempre detto, quando avrò figli, sarò sempre lì per loro ad ogni passo. Poi la mia storia mi ha reso quello che sono. Per mio figlio lavoro ad uno sviluppo diverso ma gli racconterò di me, di quanto fatto e dei miei errori, perché possa costruirsi anche lui il proprio futuro al meglio».
Durante l’estate hai scelto di rimanere ancora alla SAM.
«Sì, qui a Massagno mi sento a casa. Alcuni compagni sono diventati come fratelli per me. Però c’è anche l’aspetto della sfida sportiva. La SBL Cup dell’anno scorso non ci ha soddisfatti. Vogliamo vincere ancora e il mio obiettivo è di aiutare questa società a riempire la bacheca ancor di più».
Dicembre 2022: contro Ginevra arrivano 50 punti, 13 rimbalzi, 55 di valutazione. La miglior prestazione di sempre nel nostro campionato.
«In realtà ai tempi del liceo ne ho avute diverse di prestazioni così. Mi fa piacere, ma vincere rimane la cosa che conta di più. Giocare in squadre importanti ti fa capire che il gruppo viene prima delle prestazioni personali, mi importa più che gli altri siano felici».