Azionario e bond alle prese con nuovi equilibri

I rischi geopolitici si mantengono elevati (e non solo per la crisi russo-ucraina), le materie prime tornano protagoniste per la transizione energetica e tecnologica, le banche centrali navigano a vista ed il rialzo dei tassi si fa sentire su consumi, utili aziendali ed insolvenze, accrescendo indebitamenti già elevati. Una stagione prossima in cui superare le euforie ed assumere atteggiamenti difensivi?
L'estate è spesso un periodo da seguire con cautela per le Borse perché i volumi diminuiscono: una correzione non è da escludere. Ciononostante, sono positivo. La politica monetaria restrittiva vuole frenare la domanda, quella fiscale la stimola. C'è una sorta di concorrenza tra gli Stati e le loro rispettive banche centrali che può certo creare volatilità nelle Borse, ma anche sostegno.
I rendimenti obbligazionari e monetari ora tornati interessanti spostano molti investitori da un azionario che procede a strattoni di cui listini hanno poche «locomotive» e forse qualche bolla. Ma anche l'obbligazionario potrebbe risentire di default e crisi, o si può considerare oggi un porto nuovamente sicuro?
Visti gli enormi livelli d'indebitamento pubblico e privato gli Stati non possono appiattirsi su politiche di austerità, ma devono stimolare la crescita in concorrenza con le banche centrali, ferme sull'obiettivo di riportare l'inflazione al 2%. E un contesto favorevole sia per il mercato azionario sia per quello obbligazionario sul quale, a questi livelli, la volatilità e più contenuta.
Se si manifestasse l'esigenza di diversificare ulteriormente i portafogli, possono i mercati emergenti o quelli definiti «di frontiera», rappresentare delle valide alternative?
In un'ottica di diversificazione i mercati emergenti devono essere presenti nei portafogli. Molto dipenderà dalla ripartenza della Cina sia come sostegno alla domanda mondiale, sia per le eventuali politiche monetarie espansive. Un indebolimento del dollaro USA rappresenta in forte aiuto per questi mercati.
La Federal Reserve e le sue omologhe hanno condotto, seppur in condizioni diverse, strategie bilanciate fra contrasto all'inflazione moderato sostegno all'economia (ed ai prezzi degli asset finanzia-tri). Ma può davvero l'inflazione scendere sensibilmente alla luce di rischi geopolitici, indebitamento, materie prime scarse, concentrate ed «weaponizzate«, oltre ai premi di rischio che gli investitori richiedono?
Solo la pace in Ucraina, un allentamento delle tensioni USA/Cina e un uso costruttivo dell'intelligenza artificiale possono a lungo contenere l'inflazione. Altrimenti, a un certo momento, le banche centrali saranno costrette ad alzare i loro target d'inflazione, magari oltre il 3%.
L'economia e la finanza svizzera e ticinese, come reagiscono al »nuovo ordine globale«, fatto di nuove catene logistiche, cluster geopolitici, reshoring ma soprattutto «friendshoring», nuove barriere commerciali e nuovi sistemi finanziari (fra l'altro in chiave sempre più anti-occidentale)?
La Svizzera ed il Ticino sono ben posizionate nel contesto internazionale attuale grazie alla loro produttività, alla qualità dei prodottied alla flessibilità. Ma gli Stati Uniti hanno assunto una posizione decisiva. Civuole molta fantasia politica e intraprendenza imprenditoriale per navigare in questo contesto.
Rischia l'Europa di essere l'elemento più fragile in questa «globalizzazione rivisitata»? La Svizzera gode di qualche vantaggio differenziale in più?
Si è interrotta l'era delle materie prime russe a buon mercato. Ma l'Unione europea sta prendendo coscienza che ha un mercato di 440 milioni di consumatori ricchi» che vanno stimolati e non puniti come è avvenuto in passato con le politiche di austerità. Deve calibrare bene il passaggio verso l'economia verde. La svizzera è strutturalmente forte. Ma la forza può trasformarsi in debolezza se non si chiariscono in fretta e con coraggio le priorità del Paese. Da un punto di vista finanziario il franco svizzero riflette questa forza. La Banca Nazionale Svizzera (BNS) è stata abile a sorprendere i mercati mostrando subito la sua determinazione nel combattere l'inflazione che resta il target prioritario assoluto. Il franco forte rafforza la solidità della piazza finanziaria. Ma per tornare ad una piazza strutturalmente più indipendente, UBS dovrebbe, dopo aver consolidato Credit Suisse, esaminare l'opportunità della quotazione delle sue partecipate estere nei rispettivi mercati, in particolare negli Stati Uniti: ciò accrescerebbe la trasparenza, la forza finanziaria della banca e, indirettamente, quella di tutto il sistema finanziario della Confederazione.