Con Delvitech si apre l’ispezione dell’elettronica

Roberto Gatti, CEO di Delvitech: «Al momento l’intelligenza artificiale è un supporto, ma stiamo parlando di una macchina in forte evoluzione, come indica il caso recente di chip impiantati nel cervello per dialogare con essa»
Come nasce Delvitech e con quale strategia?
Delvitech nasce nel 2018 e diventa operativa dal 2019. Persegue la mia idea volta a creare una tecnologia diversa per ispezionare l’elettronica in generale. In realtà non creiamo qualcosa che sul mercato già non esista, ma uniamo concetti utilizzati in altri settori per creare un prodotto unico in grado di offrire una soluzione verticale a tutta la produzione elettronica, a partire dai semiconduttori sino all’assemblaggio della scheda elettronica. In ognuno dei settori dell’elettronica, esistono macchine diverse di ispezione ottica, ma quasi nessuna utilizza l’intelligenza artificiale (AI). Noi creiamo, produciamo ed implementiamo sistemi di Ispezione Ottica Automatica 3D che diano una soluzione a tutti i settori legati all’elettronica, utilizzando al meglio l’AI.
L’AI che contributo fornisce?
Fornisce diversi vantaggi. Il più importante è il fatto di permettere una migliore «detectability », cioè la capacità di rilevare i difetti, comprimendo i tempi di programmazione degli interventi e lasciando agli addetti più spazi per le attività rilevanti. Gli algoritmi matematici hanno dei limiti mentre i programmi AI «si perfezionano» ed incrementano la loro efficienza. Ma per noi questo è solo un punto di partenza. Il nostro punto di arrivo è che questa detectability sofisticata diventi predittiva. Pensiamo al fatto che oggi ogni 1000 cellulari prodotti 7 vengono considerati scarti e gettati e che nel settore automotive ogni 1.000 schede elettroniche prodotte 20 vengono distrutte in quanto difettose. Questo accade perché le schede sono sempre più complesse e si generano errori, per varie ragioni, legati alla persona od alla programmazione. Peraltro le componenti elettroniche e la loro complessità sono destinate ad aumentare con le nuove tipologie di auto elettriche, ad idrogeno, sempre più connesse e dalle funzionalità sempre più sofisticate. Ovviamente in questi casi si crea un danno d’immagine, economico ed ecologico, oltre che uno spreco di risorse. Vi è un altro aspetto da considerare: anche se un prodotto, ad esempio la scheda di un’auto, risulta valida al test funzionale, può diventare difettosa in un momento successivo: dopo 10.000 km. ad esempio, si prende una buca e la scheda ABS smette di funzionare, solo perché mancava una quantità infinitesimale di stagno in una saldatura del circuito. Da qui i periodici richiami di decine di migliaia di auto, i danni enormi ed il contenzioso che ne deriva. Per noi sarebbe fondamentale, invece di migliorare «ex post», intervenire preventivamente affinché l’errore non si crei. Se da 7 schede difettose su 1000 scendessimo a 3, sarebbe già un ottimo risultato.
Quali sono i settori in cui questa vostra tecnologia trova applicazione?
La nostra «soluzione» cambia il concetto stesso di ispezione ottica e rappresenta un salto di generazione. Oggi trova impiego nell’automotive, nelle telecomunicazioni, nell’aerospaziale, e può applicarsi alla tecnologia medicale – pensiamo ai pacemakers – al campo militare, dalle radio ai droni fino ai veicoli armati senza personale, oltre all’orologeria, al farmaceutico ed all’alimentare…
Quale è oggi la vostra struttura?
La nostra struttura è internazionale, con la nuova sede a Rancate, ed altri centri in India, a Bangalore, in Germania e nel Delaware (USA). Oggi il team è di 60 persone in giro per il mondo ma cresce continuamente. Collaboriamo strettamente con SUPSI, USI, l’Istituto Dalle Molle ed altri centri di ricerca.
Cosa pensa delle polemiche che si sviluppano intorno all’AI?
Al momento l’AI è un supporto, ma stiamo parlando di una “macchina” in forte evoluzione, come indica il caso recente di chip impiantati nel cervello per dialogare con essa. Andiamo verso soglie nuove che potrebbero non avere ritorno. Non ci fermiamo e siamo golosi di tecnologia e, con le reti neurali che apprendono e sviluppano nuove capacità di gestione autonoma, sempre più simili a quelle naturali, probabilmente non vi sarà il sopravvento della macchina sull’essere umano, ma danni importanti sono possibili. È un ambito da gestire accuratamente.