I rischi recessivi superano quelli inflattivi

I tassi d’interesse più elevati portano comunque vantaggi all’investitore - Le considerazioni di José Antonio Blanco di Swiss Life Asset Management.
In questo nuovo scenario fra inflazione, dubbi sulla strategia delle banche centrali e timori di recessione, quale strategia d’investimento ritiene più opportuna?
«Non direi che si tratta di uno scenario nuovo. Forse viene esasperato dal fatto che molti osservatori e operatori si aspettano che avvenga tutto subito. Ma, al di là di fattori e variazioni inaspettate, come la guerra, dobbiamo ricordare che la politica monetaria ha i suoi tempi. Questo tentativo del mercato di vedere dei cambiamenti da una settimana all’altra, dall’uscita di un dato a quello successivo, mi sembra un po’ eccessivo. Pertanto, se parliamo di un investitore normale, non di un trader, la cosa migliore è quella di seguire una strategia legata ai fondamentali e ben diversificata».
Cosa aspettarsi in materia di tassi d’interesse?
«Vi sono alcune cose di cui tenere conto. Anzitutto i tassi non sono a livelli altissimi ma, soprattutto per le scadenze più lunghe, appaiono interessanti. Certamente vi sono dei rischi d’inflazione, ma non possiamo ignorare che essa, al di là di quelli che possono essere degli shock esterni, sta tendendo verso una normalizzazione, certo non verso lo zero ma neppure verso quel 10% di cui si parlava un anno fa. Dobbiamo anche pensare che il concetto d’inflazione viene spesso mal interpretata: se i prezzi salgono, quale che sia la causa, e la banca centrale non aumenta parallelamente la massa monetaria, i consumi diminuiranno. Comunque, il fatto di avere i tassi a livelli più normali ha due vantaggi: il più evidente è quello di conseguire rendimenti cui non eravamo abituati da tempo; il secondo è che un tasso più elevato diminuisce nell’insieme il rischio dell’investitore e permette ribilanciamenti che non erano più possibili, in quanto fa da piccolo airbag nel caso in cui i tassi dovessero salire ancora. Se poi pensiamo alla combinazione fra parte obbligazionaria e azionaria, una eventuale correzione di quest’ultima verrebbe probabilmente controbilanciata da una reazione positiva del reddito fisso, soprattutto nei titoli pubblici e sicuri come i Treasury o le emissioni della Confederazione».
Cosa dire delle emissioni societarie?
«Dal punto di vista tattico, sul debito societario farei più attenzione. I livelli sono interessanti e i rendimenti salgono, ma per il momento non compensano adeguatamente i rischi, che io non vedo tanto legati al surriscaldamento dell’economia, quanto piuttosto a un rallentamento. Ricordiamo che i problemi per le emissioni corporate possono presentarsi con un certo ritardo».
L’azionario è ancora interessante dopo la spinta di inizio anno?
«In termini di valutazioni il mercato è certamente più interessante rispetto a un anno fa, anche se il rally di inizio anno è stato una sorpresa, motivata da un eccesso di ottimismo dopo le delusioni del 2022. Ora le perdite sono state contenute, ma gli utili non sono ancora adeguati rispetto alle evoluzioni più recenti. In termini di utili attesi non sono stati fatti ancora gli aggiustamenti al ribasso, per quanto riguarda il comparto bancario così come altri, e vi è un rischio di correzione, anche se difficile da prevedere. Se l’investitore è in grado di accettare questo rischio, oggi molte posizioni potrebbero essere ricostituite, approfittando soprattutto delle fasi di correzione».
E per quanto riguarda le valute, cosa possiamo aspettarci?
«La forza relativa che sostiene il dollaro può venir meno se, come pensiamo, durante l’estate la Federal Reserve americana rallenterà la sua politica monetaria, mentre la Banca centrale europea è in ritardo. Questo sarà un sostegno per l’euro e anche, seppur modestamente, nei confronti del franco svizzero. Per la nostra moneta c’è da chiedersi se manterrà il suo premio di sicurezza dopo le recenti vicende bancarie. La debolezza iniziale manifestata potrebbe rivelarsi solo un elemento del tutto passeggero ».