Il reportage

A Locarno giovani talenti in azione per creare il futuro

Cinquanta ragazze e ragazzi dai 13 ai 15 anni hanno appena concluso l'esperienza creativa di «Atelier du futur», culminata con la consegna in Piazza Grande del premio Pardo «Kids» a Claude Barras
Il musicista e imprenditore sui media sociali Nick Antik è responsabile dell'atelier dedicato alla musica: 12 giovani producono due canzoni e due videoclip
Jona Mantovan
16.08.2024 09:45

Cinquanta ragazze e ragazzi dai 13 ai 15 anni hanno appena concluso l'esperienza di «Atelier du futur», culminata con la consegna in Piazza Grande del premio «Kids» a Claude Barras la sera del 13 agosto. Una «quattro giorni» divisa in quattro gruppi creativi tra musica (con Nick Antik), moda (con Rafael Kouto), espressione libera (Valentina Rampazzi e Veronica Romerio) e, naturalmente, cinema (con Agnese Làposi). La magia si è svolta alla Villa San Quirico di Minusio, per il terzo anno consecutivo dell'«esperimento» avviato da La Mobiliare insieme al Locarno Film Festival nel programma «Locarno Kids». Riavvolgendo il nastro del tempo, ecco che nella storica costruzione proprio in riva al lago e a pochi minuti dalla nuova stazione ferroviaria (i partecipanti raggiungono la loro meta quotidianamente con i mezzi pubblici, in autonomia) è un brulicare di giovani e giovanissimi. C'è chi taglia e cuce indumenti, chi dipinge, chi sta manovrando una macchina da presa sotto l'occhio vigile di una professionista del settore. L'atmosfera è carica di entusiasmo in tutte le stanze della villa, arricchita da decorazioni colorate e cartoline con la riproduzione dei manifesti del Festival fin dalla sua alba dei tempi. «Per sei anni, abbiamo organizzato un grande campo in Vallese, intitolata appunto “Atelier du futur”, coinvolgendo 350 giovani per una settimana», spiega al Corriere del Ticino Susanne Maurer che ha raggiunto Locarno da Berna, dove lavora normalmente nel settore della comunicazione di La Mobiliare, marchio tra i sostenitori principali della grande manifestazione internazionale. «Tuttavia, ora stiamo iniziando a organizzare non un grande campo, ma diversi piccoli campi in varie località della Svizzera, come qui a Locarno», indica la 54.enne.

Ma qual è lo scopo di tutto questo «fervore»? Lo spiega sempre la nostra interlocutrice, mentre si fa largo tra un gruppetto di bimbi che stanno caricando sulle scale un baule stile tesoro dei pirati. In effetti, serve proprio alle riprese di una finzione presentata sotto forma di documentario a cura di un gruppetto. «I giovani, qui, imparano che il futuro non è semplicemente qualcosa “che accade“ e basta. Al contrario, si tratta di qualcosa che possono influenzare. Non solo il loro futuro, ma anche quello dell'intera società, della Svizzera. I laboratori ruotano attorno ai quattro temi consumo, cultura, digitalizzazione e sostenibilità. E abbiamo scelto Locarno perché siamo convinti come la cultura e il cinema possano offrire prospettive diverse e soluzioni alternative alle sfide del nostro tempo».

Sfide che dovranno giocoforza essere raccolte dalla nuova generazione, da questi «piccoli pardi» che muovono i loro primi passi nel mondo. Ecco arrivare sorridente anche Mara Manzolini, capoprogetto «Atelier du futur» qui a Locarno. «In questo grande salone, i ragazzi incontrano ogni mattina un ospite speciale. Per esempio, oggi è la volta di Claude Barras. Maestri come lui si presentano per parlare del loro lavoro, ispirando chi partecipa a questa iniziativa. Ma è in questa stanza si fa musica, teatro, nella quale si scambiano idee tra atelier... è tutto molto dinamico, insomma», esclama la 30.enne. «C'è sempre molta emozione quando incontrano una personalità del mondo del cinema, al quale possono rivolgere domande sul suo lavoro». Nell'aria si sente l'attesa. Il regista de «La mia vita da zucchina» e di «Sauvages» sta per arrivare, ma c'è ancora qualche minuto per un giro all'aperto, nel grande prato che circonda la villa.

Il colore è importante quanto il prodotto, inteso come genere alimentare alla base della preparazione. Cerco di selezionare ingredienti genuini, sostenibili e legati al territorio
Agese Zgraggen, progettista di cibi e pietanze, 58 anni

Dodici ore immersi nell'arte

«Dalle nove di mattina alle nove di sera, sono confrontati con varie forme d'arte, dalle decorazioni qui attorno a ciò che si mangia», aggiunge Manzolini. «Abbiamo un'artista esperta di gastronomia, Agese Zgraggen, food artist. I suoi piatti sono basati sui quattro colori degli atelier, tra l'altro presenti nel logo: verde, giallo, rosso e blu». È proprio Zgraggen, appunto progettista di cibi e pietanze, che interviene mostrando un libretto intitolato «Ricette perfette»: «Il colore è importante quanto il prodotto, inteso come genere alimentare alla base della preparazione. Cerco di selezionare ingredienti genuini, sostenibili e legati al territorio. Per me, si tratta di un'esperienza unica e interessante. Quest'anno, abbiamo avuto l'idea di offrire un ricettario che i ragazzi possono portare a casa, a mo' di stimolo per ricreare quanto assaggiato durante questi quattro giorni e, perché no, sperimentare», conclude la 58.enne, che sta preparando le tavolate coperte da tensostrutture.

Manzolini presenta poi la celebrità sui media sociali Nick Antik (oltre mezzo milione di sostenitori sommando i vari canali) che si sta godendo un istante di pausa all'ombra, in mezzo al verde. Il 25.enne non è ovviamente qui per caso, perché, da musicista qual è, non poteva avere altre responsabilità se non seguire la dozzina di ragazze e ragazzi nella produzione di due due canzoni... con tanto di videoclip. «Ci esibiremo pure dal vivo», afferma l'artista. «È il terzo anno consecutivo che lo faccio ed è uno dei lavori più belli che mi capitano nell'arco dell'anno. Sono sempre contento di tornare a sentire tutta questa energia. Il mio obiettivo è di togliere le barriere a chi partecipa a questo “corso intensivo”. Si può avere vergogna di cantare e questa cosa può essere stressante, ma il mio scopo è proprio quello di liberarli da questi blocchi affinché possano capire quanto sia sbagliato soffocare il loro potenziale».

Magari uno di loro sarà qui tra quindici o vent’anni al mio posto, sarebbe bello!
Claude Barras, regista, 50 anni

Un'ispirazione per il futuro

Un applauso irrompe nella conversazione. Claude Barras ha appena terminato una buona mezz'ora tra presentazione e domande e risposte dai «pardini», i quali hanno visto la sua opera del 2016 (all'epoca anche nominata agli Oscar), ma non ancora la sua ultima produzione (per il quale dovranno aspettare la sera, in Piazza Grande). «È fantastico, hanno rivolto molti interrogativi belli e interessanti», confida il regista. «Appena sono entrato nella sala, stavo quasi per piangere dall'emozione sentendo l’energia che tutti questi ragazzi creano insieme da diversi giorni».

Il regista Claude Barras circondato dall'energia dei «piccoli pardi» © Salvatore Vinci/La Mobiliare
Il regista Claude Barras circondato dall'energia dei «piccoli pardi» © Salvatore Vinci/La Mobiliare

«Forse posso anche dare loro un po’ di ispirazione per futuro di qualcuno e magari uno di loro sarà qui tra quindici o vent’anni al mio posto, sarebbe bello. Il mio nuovo film per il momento è stato presentato a Cannes e ad Annecy. Sono principalmente festival professionali e penso che stasera sulla Piazza Grande, con questo pubblico, mi avvicinerò di più a un grande pubblico e al pubblico composto da famiglie che cerco quando faccio un film. Quindi sarà un grande momento in una grande piazza», aggiunge il 50.enne.

L'emozione in Piazza Grande © Salvatore Vinci/La Mobiliare
L'emozione in Piazza Grande © Salvatore Vinci/La Mobiliare

Che, a questo proposito, evidenzia come sia importante «non dimenticare i giovani in un festival dedicato al cinema, perché il pubblico del cinema è sempre più anziano. Dobbiamo davvero riuscire a interessare anche i giovani ad andare nelle sale, perché è un’esperienza che è comunque particolare e diversa da quella che si ha dietro uno schermo a casa. In questo, trovo che Locarno faccia bene ad avere la sezione “Kids”, che cresce di sessione in sessione. E, sì... Sono molto contento di essere qui».

Non capita tutti i giorni di vedere registi del suo calibro... e oltre a questo avere la possibilità di chiedere dettagli sul loro lavoro
Kenzo, 12 anni

Tante scoperte sul mondo del cinema

«È stato molto bello, non capita tutti i giorni di vedere registi del suo calibro e di poter chiedere loro qualcosa sul lavoro», afferma Kenzo, 12 anni di Rivera, che frequenta l'atelier «Espressione artistica» sotto la responsabilità di Valentina Rampazzi e Veronica Romerio. Era già stato all'«Atelier du futur» l'anno scorso. «Il regista (Barras, ndr) ci ha spiegato come è stato realizzare il film, che ha richiesto dieci anni per un'ora e mezza di pellicola. È davvero impressionante». Gli fa eco, qualche metro più in là, Nora, 15 anni di Cureglia: «Non mi aspettavo che realizzare un'opera richiedesse tanto tempo e il coinvolgimento di tante persone». La giovane, che l'anno prossimo andrà al liceo, pensa che sessioni con professionisti di questo livello possano essere d'ispirazione per una possibile strada da percorrere in futuro. «Ma ancora non cosa voglio fare da grande», ammette congedandosi per raggiungere il gruppo di «colleghi» dell'atelier «Moda», seguito da Rafael Kouto: «Cerchiamo di dare una seconda vita a vestiti inutilizzati, sfruttando i loro tessuti».

La consegna del premio «Kids» a Claude Barras © Salvatore Vinci/La Mobiliare
La consegna del premio «Kids» a Claude Barras © Salvatore Vinci/La Mobiliare

«L'anno scorso era stato il mio primo anno e mi era piaciuto molto. Quest'anno, ho deciso di provare di nuovo, sempre nell'atelier “Musica” di Nick Antik», dice un'altra partecipante, la 13.enne di Locarno Esther. «Stiamo registrando una canzone in inglese e una in italiano». Timidamente, accenna il passaggio che preferisce della canzone in italiano: «Se splenderai / io ti vedrò / anche nel buio / di una nuvola nera...».

È la storia di due contrabbandieri di scarpe del Lago Maggiore: cinque anni dopo la loro scomparsa, la loro barca riappare, ma dei due non c'è traccia
Petro, 12 anni

Spunta un documentario di finzione

Tecla, invece, è qui per la prima volta. «Il mio migliore amico me ne ha parlato e mi ha iscritta», dice la 14.enne di Minusio. Mi trovo molto bene, non pensavo fosse così bello. Ho scoperto tante cose in più ed è stato molto bello vedere tanti altri film di altre nazioni, in altre lingue». La ragazza, dell'atelier «Musica», è stata scelta per andare sul palco a consegnare il Pardo d'oro allo stesso Barras, vincitore appunto della sezione Kids del Festival di Locarno.

Anche Pietro, 12.enne di Cureglia, ha qualche secondo per rispondere a un paio di domande: «Mi sono iscritto all'atelier “Cinema” (con Agnese Làposi, ndr) e stiamo girando un piccolo film, una sorta di documentario di finzione. La storia, che abbiamo inventato noi, parla di due contrabbandieri di scarpe nel Lago Maggiore: cinque anni dopo la loro scomparsa, la loro barca è rispuntata, ma dei due non c'è traccia». Il ragazzo – il quale un giorno ricoprirà un ruolo nella grande industria dell'immagine in movimento? Chissà – dà proprio l'impressione di divertirsi a lavorare con i suoi amici e in effetti non vede l'ora di tornare a questo progetto. «È molto bello vedere chi c'è davvero dietro ai film, grazie agli ospiti che sono passati di qui nel corso delle mattinate. È molto interessante capire il perché dietro a opere tanto complesse, direttamente da parte di chi le ha realizzate o ha contribuito a concretizzarle».

Per i quattro gruppi di creativi, sono le ultime ore utili per mettersi all'opera. Alle 18.30, infatti, arriveranno i genitori che potranno assistere alla presentazione dei progetti. Poi, alla sera, l'emozione di Piazza Grande: prima con la consegna del Pardo d'Oro «Kids» a Barras e poi con la visione sul grande schermo sotto le stelle dell'ultimo lavoro del regista, «Sauvages». Un titolo incentrato sulla sostenibilità e sull'urgenza di preservare le foreste tropicali sempre più a rischio. 

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