Abbiamo ospedali troppo grandi? Al pettine il nodo della pianificazione
Efas, il giorno dopo. Ma con quali conseguenze sulla pianificazione ospedaliera cantonale? A livello federale la spinta verso l’ambulatoriale uscita dalle urne promette una riduzione dei costi della salute e, di conseguenza, un contenimento della crescita dei premi per gli assicurati. In Ticino, però, la nuova ripartizione dei costi produrrà anche un aggravio (sicuro) per le casse cantonali di circa 60 milioni di franchi all’anno. Un’ulteriore fonte di preoccupazione per Governo e Parlamento, chiamati a ragionare sulla pianificazione ospedaliera in un contesto finanziario già particolarmente teso. A esortare in questa situazione la politica a un’ulteriore riflessione in materia sanitaria è il presidente dell’Ordine dei medici, Franco Denti. Il quale - nelle ore seguenti il voto popolare di domenica - ribadiva la necessità di concentrarsi sulla pianificazione ospedaliera già nel 2026/2027, ossia prima dell’entrata in vigore di EFAS prevista nel 2028.
Critiche e margini d’azione
Secondo Denti, attraverso una pianificazione sanitaria che riduce l’attività stazionaria del 5%, il Cantone potrebbe risparmiare 50 milioni di franchi. Più in generale, il voto di domenica deve spronare la politica a rimaneggiare «con più coraggio» il messaggio sulla pianificazione ospedaliera, in quanto «la politica dei piccoli passi, quella che non vuole fare male a nessuno, quella che vuole garantire tutto dappertutto, renderà impagabile la fattura». Così Denti commentava, su queste colonne, la pianificazione ospedaliera uscita dalla Commissione sanitaria del Gran Consiglio alcune settimane fa, definendola «fallimentare». Non meno tenero - per quanto più diplomatico - il preavviso della Commissione della gestione sul rapporto dei colleghi della Sanità. Dovessimo sintetizzare con un’espressione un po’ abusata diremmo: «Bene ma non benissimo». Insomma, anche secondo la Gestione la pianificazione ospedaliera cantonale andrebbe affrontata tenendo conto che «i livelli strutturali della spesa pubblica sono stati raggiunti, se non superati. Per questo motivo è impostante che anche il settore della sanità non sia esente da una riflessione critica». Tradotto: in futuro occorre risparmiare. I margini per farlo, secondo Denti, ci sono: la discussione andrebbe pertanto affrontata quanto prima. «Il sì alla riforma sanitaria (EFAS) deve incentivare Governo e Parlamento a mettere mani da subito alla pianificazione ospedaliera».
Il coraggio di cambiare
Un’esortazione che abbiamo girato a Matteo Quadranti (PLR), relatore del rapporto che verrà discusso nella prossima sessione di Gran Consiglio. «La riforma Efas era nota da tempo: Consiglio di Stato e Commissione, nelle rispettive valutazioni, ne hanno tenuto conto», premette il relatore PLR. Secondo Quadranti l’esito dei lavori è stato comunque condizionato dal fatto che «mancava una maggioranza politica sufficientemente forte per osare di più, tanto in Governo quanto in Commissione». E ancora: «Personalmente condivido il preavviso della Gestione. Una valutazione simile sulla necessità di intervenire con maggiore decisione, del resto, compare anche nella mia introduzione al rapporto sulla pianificazione». Insomma, anche secondo Quadranti «non si può andare avanti così e, contrariamente a quanto dichiarato da De Rosa dopo il voto di domenica, Efas farà accelerare le riforme». Secondo il deputato liberale radicale, una volta approvata questa pianificazione si dovrà però mettere mano da subito alla prossima: «Giocoforza l’impronta dovrà essere più drastica». Ma perché non farlo subito? I ritardi accumulati in Ticino non consentivano ulteriori posticipi, aggiunge ancora Quadranti: «L’obiettivo di questa pianificazione, che ho definito “di transizione”, era soprattutto di uniformare le regole d’ingaggio per tutti gli attori della sanità in Ticino». Come ricorda il deputato attualmente abbiamo strutture che fanno riferimento alla pianificazione del 2015; mentre altre sono assoggettate a quella (più permissiva) del 2005. «Per la prima volta abbiamo introdotto anche il principio della quota minima di casi per ottenere un mandato».
Nel mirino di Curafutura
Un principio che, al momento, non porta a significative razionalizzazioni, ma che - confida Quadranti - potrebbe farlo con la prossima pianificazione, a meno che gli assicuratori malattia non intervengano prima, colmando il vuoto lasciato dall’incapacità della politica ticinese di trovare un accordo. Dal primo gennaio, infatti, anche gli assicuratori hanno la facoltà di ricorrere contro le pianificazioni ospedaliere cantonali. Al riguardo, Curafutura e Santésuisse lo scorso aprile hanno dimostrato di fare sul serio presentando un ricorso al Tribunale amministrativo federale contro la creazione di un cardiocentro nella Svizzera orientale. Un mese dopo, il direttore di Curafutura, Piüs Zängerle, ha precisato le aspettative riguardo alla pianificazione ticinese: «Auspicheremmo che il documento faccia un passo avanti nella concentrazione di alcune prestazioni. Siamo critici verso un modello che perpetua il passato. Si deve accettare il cambiamento. L’evoluzione medica non richiede più la presenza in Ticino di quattro siti ospedalieri multifunzionali». Insomma, l’associazione di categoria non ha fatto mistero di avere proprio la pianificazione ticinese nel mirino. Escludere oggi un ricorso delle casse malati pare quindi molto difficile.