Allentamento di Via sicura, innestata la retromarcia
La parziale marcia indietro del Consiglio nazionale sugli allentamenti di Via Sicura «è l’espressione di un Parlamento inaffidabile e senza coraggio civico». Ci va con il piede pesante Rossano Guggiari, avvocato e presidente dell’Unione automobilisti e motociclisti (UAM): «Sono deluso, arrabbiato e sfiduciato. Questo non è il sistema di fare politica».
A RoadCross, la Fondazione per le vittime degli incidenti della circolazione, è bastato agitare lo spettro di un referendum per frenare gli allentamenti alla legge federale sulla circolazione stradale. Ieri il Consiglio nazionale ha ceduto alla minaccia, accettando tacitamente - e senza dunque condurre alcuna discussione in merito - di mantenere la pena minima di un anno di detenzione per i gravi reati stradali, lasciando però un maggior margine di manovra ai giudici in alcuni casi.
Influenzati dalle minacce
Il compromesso ha fatto infuriare il numero uno dell’UAM: «Il Parlamento si fa influenzare da un gruppo microscopico. Vogliono lanciare il referendum? E allora lasciamo che sia il popolo a decidere. C’è stato un iter lunghissimo per cercare di contestare le criticità di Via sicura e dopo tutto questo tempo basta che Road-Cross faccia una minaccia del genere per far cambiare idea ai parlamentari? Sono assolutamente inaffidabili e senza coraggio».
Una critica che accoglie anche il consigliere nazionale Fabio Regazzi: «Sono piuttosto deluso. Dovremmo avere il coraggio di fare politica senza farci influenzare dalle minacce. Se ogni volta che si alzano i toni bisogna piegarsi, allora tutte le associazioni - anche le più piccole - avranno vita facile ». Per il deputato ticinese, la proposta è stata strumentalizzata. «Nessuno chiedeva una diminuzione della pena massima, bensì di dare un maggior margine di manovra ai giudici che ora hanno le mani legate. Alcuni punti sono stati corretti e dunque un leggero miglioramento c’è, ma le pene minime restano sproporzionate ».
RoadCross sul chi vive
Non si è trattato di un’inversione a U, ma la decisione di ieri ha spianato la strada a Road-Cross: la presidente Stéphanie Anne Kebeiks si è detta soddisfatta. «Anche se si tratta di un compromesso che va ad aggiungersi a un altro compromesso: già una decina di anni fa avevamo fatto alcune concessioni, ritirando una nostra iniziativa popolare dopo l’adozione di Via sicura. Ora vediamo cosa succede nel prossimo futuro – anche gli Stati dovranno chinarsi sulla questione – , ma non è escluso il lancio di un referendum se qualcosa non dovesse andare nella giusta direzione. Spero tuttavia che non ci siano brutte sorprese», afferma Kebeiks. Le nuove misure sono sostenute anche dal TCS, secondo cui il quadro legislativo consente ora alle autorità amministrative e ai giudici di adeguare le sanzioni caso per caso alla gravità dei reati commessi.
Margine di manovra
In base al compromesso formulato dalla Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale (e analogamente a quanto avviene oggi), occorre mantenere sia la pena minima di un anno di detenzione, sia la revoca della licenza di almeno 24 mesi (e non 12 mesi come deciso dalle Camere in precedenza) per i reati di pirateria stradale. Tuttavia, bisogna lasciare più margini di manovra ai giudici qualora non vi siano iscrizioni nel casellario giudiziale a causa di violazioni delle norme della circolazione oppure qualora il superamento della velocità massima sia stato commesso per «motivi validi». Sarà inoltre possibile pure una diminuzione, di 12 mesi al massimo, della durata minima della revoca. Con questa via di mezzo, i giudici potranno avere un maggior margine di apprezzamento, ma al contempo sarà possibile continuare a reprimere i reati stradali con una certa intransigenza.