Arriva il Circo Knie, è tempo di sognare
Il fermento si sentiva fin da subito nell’aria fredda e brumosa: un’ottantina di persone, al lavoro già dalle prime luci dell’alba, stanno montando l’iconico tendone del Circo più famoso della Svizzera. La struttura di metallo è già montata e svetta contro il cielo in tutta la sua maestosità. Sopra di essa troneggiano le due scritte a caratteri cubitali con il nome della famiglia. Ebbene sì, il Knie è tornato in grande spolvero nella sua tappa ticinese a Lugano. Portando con sé tutta con la carica e l’entusiasmo che da sempre caratterizzano gli spettacoli. «Far sognare grandi e piccini», questa la missione di Knie, in tournée dal 1926.
Al lavoro
Sono appena le otto del mattino e gli addetti, velocissimi, quasi degli automi, hanno già cominciato a sollevare le prime parti del tendone. Svettano le iconiche quattro punte rosse, mentre piano piano segue il resto dell’immenso drappeggio bianco. Ondeggia, sembra quasi leggero nonostante le dimensioni e il numero di cavi e tiranti dicano altro. «Il montaggio di tutta la struttura completa prende sei o sette ore, contando anche le impalcature interne», ci spiega Gorana Radmilo, responsabile della comunicazione Knie, «ma per smontarlo facciamo più velocemente» aggiunge sorridendo. Gli operai che lavorano qui sono degli esperti e si muovono come se conoscessero i passaggi a memoria. E in effetti è proprio così: «Fanno questo da generazioni e lo fanno praticamente ogni settimana», ci spiega Radmilo. In poco meno di un’ora il tendone è già completamente issato. Vediamo gli addetti ai lavori che controllano i cavi e moschettoni e che con una naturalezza disarmante scalano il «tetto» del Circo, fino ad arrivare in cima, alle torrette rosse.
«Un momento speciale, adoriamo il Ticino»
Montare il tendone del Circo è sicuramente un momento speciale, come ci conferma Ivan Knie: «È un momento bellissimo. Soprattutto arrivare qui, per noi che adoriamo il Ticino. E il primo giorno al montaggio è un momento fantastico, come ogni anno veniamo qua e montiamo il nostro tendone». È un passo carico di significato, vuol dire che sta cominciando qualcosa di nuovo: «È l’inizio».
Ricordi emozionanti
Prima di arrivare a Lugano, la compagnia si trovava a Zugo lungo una tournée che tocca 25 città svizzere. E, dopo il Ticino, ci sarà ancora una tappa finale a Lucerna. Un tempo, invece, ci racconta Ivan Knie, il Ticino era l’ultima località della tournée. «Ho dei ricordi bellissimi legati al Ticino, perché prima, con la vecchia tournée, Lugano era sempre l’ultima città in cui ci fermavamo e dove presentavamo gli ultimi spettacoli. Sono i ricordi più emozionanti perché finiva una tournée, finiva un ciclo. Quindi il fatto di tornare in Ticino lo associo a quei momenti».
I sogni contro i momenti di crisi
Stiamo vivendo un periodo che non è facilissimo, sotto molti aspetti. Prima gli anni della pandemia con le restrizioni (che sono pesate anche sugli spettacoli Knie degli anni scorsi), poi la guerra con tutte le sue implicazioni. Oggi più che mai le persone hanno voglia di trascorrere qualche ora di svago: staccare un attimo, pensare ad altro e divertirsi. È importante lavorare per riuscire a offrire questo momento: «Il nostro obiettivo è sempre lo stesso: quello di vendere sogni, di poter far dimenticare al nostro pubblico il loro quotidiano e i problemi di tutti i giorni, di portarli completamente in un’altra dimensione».
In ripresa dopo la pandemia
Il 2022 è un anno di ripresa per la famiglia Knie: lo spettacolo ora può andare in scena senza i limiti imposti dalla pandemia, permettendo al pubblico di occupare tutti i quasi 2.100 posti a sedere presenti sotto al tendone. E infatti, tappa dopo tappa, il successo viene confermato: «Quest’anno tournée sta andando molto bene – ci spiega Radmilo –, il pubblico è presente e siamo soddisfatti». È un anno di ripartenza, le fa eco Ivan Knie: «Sì, possiamo assolutamente dirlo. Quest’anno abbiamo passato una stagione bellissima, finalmente una stagione all’insegna della normalità».
Innovare un secolo di storia
Lo spettacolo della famiglia Knie è una tradizione che va avanti da oltre un secolo, cercando di armonizzare nel proprio spettacolo storia e tradizione con innovazione e modernità. Ci saranno quindi delle novità anche nello show di quest’anno? «Assolutamente sì – risponde Ivan Knie –, il nostro Circo ha più di un secolo di tradizione, adesso sono 103 anni, e con il tempo ha sempre dovuto cambiare e proporre uno spettacolo più moderno». Una «tradizione innovativa» quindi, che si continua a confermare: «Anche quest’anno avremo un nuovo spettacolo. E riporteremo anche in scena Bastian Baker, la nostra star dello show». Un ritorno molto importante. «L’anno scorso, giustamente, c’erano delle difficoltà dovute al Covid. Avevamo molte restrizioni con il pubblico e ci sono state tantissime persone che purtroppo non hanno potuto vedere questo spettacolo. Lo show in sé è completamente nuovo, ma giustamente le parti migliori volevamo riprenderle».
Artisti russi e ucraini
Quest’anno, come vi avevamo riferito, nello spettacolo saranno presenti anche degli artisti ucraini e russi. Ce lo conferma Ivan Knie: «Esatto, abbiamo sia artisti ucraini che russi che lavorano insieme per creare un bello spettacolo». L’ambiente del circo è un mondo diverso da quello a cui siamo abituati. «Nel nostro ambiente non si parla di politica, né di religione, né di guerra» spiega il nostro interlocutore. «Siamo duecento persone, un piccolo villaggio che viaggia tutto l’anno. Tra di noi bisogna poter lavorare bene insieme e anche vivere bene insieme. È quella l’idea».