Serie TV

Avetrana, bloccata la messa in onda della serie sull’omicidio di Sarah Scazzi

La casa di produzione Groenlandia e Disney precisano che «le parti non concordano con la decisione del Tribunale di Taranto e faranno valere le proprie ragioni nelle sedi competenti»
© Disney+
Red. Online
24.10.2024 15:34

Non andrà in onda, almeno per ora, Avetrana – Qui non è Hollywood, la serie tv sull’omicidio di Sarah Scazzi. Lo ha deciso il Tribunale di Taranto, che ha emesso un provvedimento di sospensione cautelare. La serie avrebbe dovuto debuttare domani, venerdì 25 ottobre, su Disney+, ma è tutto rinviato a data da destinarsi. Il giudice ha fissato la prossima udienza, quella di comparizione delle parti, per il 5 novembre. A presentare il ricorso d’urgenza era stato Antonio Iazzi, sindaco di Avetrana, il comune pugliese che dà il titolo alla serie dove nel 2010 fu uccisa la 15.enne Sarah Scazzi.

Secondo il sindaco, la serie TV è diffamatoria perché dipingerebbe la comunità locale come «ignorante, retrograda, omertosa».

La casa di produzione Groenlandia e Disney hanno confermato che «per ottemperare al provvedimento emesso in assenza di contraddittorio tra le parti dal Tribunale di Taranto, il lancio della serie attualmente intitolata Avetrana - Qui non è Hollywood è rinviato». Ma precisano pure che «le parti non concordano con la decisione del Tribunale e faranno valere le proprie ragioni nelle sedi competenti».

Le reazioni

«Anica e Apa esprimono la più viva sorpresa per la decisione senza precedenti, espressa dal Tribunale di Taranto, di sospensione cautelare della messa in onda della serie Avetrana – Qui non è Hollywood, prodotta da Groenlandia e Disney». Così in una nota congiunta le due associazioni di categoria. «La serie, appena presentata alla Festa del Cinema di Roma, si limita a raccontare fatti di risonanza pubblica oggettivamente legati a un determinato contesto, storico e geografico, come tante volte capitato in passato. Gli autori non prendono posizione riguardo al risultato delle sentenze, né le mettono in dubbio: la serie racconta infatti quanto emerso dagli atti processuali», proseguono Anica e Apa.

«Il blocco preventivo della serie, ancora inedita, appare come una grave lesione di quel principio di libertà di espressione chiaramente tutelato anche a livello costituzionale e che deve essere garantito al racconto audiovisivo italiano. Guardate le nostre serie, giudicatele,ma non chiedetegli di non esistere solo perché raccontano la realtà», dichiara Chiara Sbarigia, presidente di Apa. Continua Benedetto Habib, presidente dell’Unione Produttori di Anica: «Obbligare le opere audiovisive a non fare riferimenti alla cronaca e alla realtà è un pericoloso precedente. I titoli basati su fatti realmente accaduti sono una costante della storia del cinema, indipendentemente dalle opinioni del pubblico o dei protagonisti sui fatti trattati, se si mantiene il rispetto verso le comunità coinvolte: esplorare la realtà aiuta a esercitare il senso critico dello spettatore. La libertà di espressione nel nostro paese è garantita dalla Costituzione, e la comunità dei produttori non vuole svegliarsi in un mondo dove questa libertà non è più agibile».

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