«Benvenuti sul pianeta Trump: l’incertezza purtroppo rimane»

«Benvenuti sul pianeta Donald Trump, dove tutto e il contrario di tutto è possibile, anche nel giro di pochi giorni». È una reazione mista di «sollievo e preoccupazione» quella del presidente dell’Unione svizzera arti e mestieri (USAM), Fabio Regazzi. Di sollievo, in quanto Trump ha sospeso per 90 giorni i dazi sulle importazioni svizzere negli Stati Uniti. Di preoccupazione, perché molte delle incognite legate al commercio con gli Stati Uniti, rimangono: «Probabilmente, lui stesso non immaginava lo tsunami che invece ha generato». Riflettendo sulla dinamica e sulla tempistica della decisione, Regazzi ammette che non si aspettava una marcia indietro così rapida e drastica: «Probabilmente si è reso conto che le conseguenze andavano ben oltre quanto aveva immaginato». Tutto bene, quindi? Assolutamente no, avverte ancora il ticinese: «Questo comportamento conferma la volatilità dell’amministrazione USA e del suo presidente, il quale può decidere ogni cosa innescando il problema principale per l’economia e per gli imprenditori, ossia l’incertezza». Bene, dunque, che questa sciagurata decisione sia stata sospesa, anche se – come osserva Regazzi – il nodo centrale del problema resta irrisolto. «Temo che dovremo convivere con questo umore ballerino e instabile a lungo. Il personaggio del resto è questo, e non cambierà». Calma e gesso, quindi, anche perché il problema, tra 90 giorni, rischia di ripresentarsi. Meglio allora non farsi trovare impreparati: ««Trump ha come obiettivo di finanziare un enorme debito pubblico, e per farlo deve trovare delle soluzioni. Finora, però, le proposte avanzate sono apparse chiaramente eccessive, ingiustificate e sbagliate. Nei prossimi tre mesi, la Svizzera dovrà far valere le proprie ragioni per evitare un trattamento così discriminatorio e penalizzante come quello subito nei giorni scorsi». La palla diplomatica, per così dire, ora è nel campo delle Consiglio federale, osserva Regazzi, il quale conclude: «Se non un’esenzione completa, dovremo perlomeno ottenere un trattamento migliore rispetto a quanto subito finora. La Svizzera ha argomenti solidi da far valere, e i prossimi mesi saranno decisivi per farli pesare nelle sedi opportune».
Tutti sullo stesso piano
Sulla falsariga, la reazione di economiesuisse: «È una notizia in parte positiva», commenta al CdT il responsabile per la Svizzera italiana, Marco Martino. «Probabilmente, le pressioni che ci sono state a livello internazionale hanno spinto Trump a rivedere la propria decisione». Secondo economiesuisse ora occorre proseguire sulla via del dialogo. «I segnali ricevuti da Trump al riguardo sembrano incoraggianti. Siamo quindi convinti che il Consiglio federale debba proseguire su questa strada». Tra i punti positivi evidenziati da Martino figura anche il fatto che sia stata scongiurata un’escalation su scala globale. Al netto della decisione americana, però, secondo economiesuisse molte incertezze rimangono: «Questa notizia ci dà un po’ di ossigeno, ma i dazi al 10% sono comunque pesanti per la nostra economia», avverte Martino. Il quale aggiunge: «Quantomeno, tutti i Paesi sono trattati allo stesso modo, il che evita di svantaggiarci rispetto ai nostri concorrenti diretti». Anche secondo Martino ora spetta alla diplomazia fare la propria parte, mostrando che la Svizzera è un partner «leale» e non un nemico.
Un aiuto esterno
«Non sappiamo bene se ridere o piangere», commenta dal canto suo il direttore dell’Associazione industrie ticinesi (AITI), Stefano Modenini. «La battuta d’arresto sui dazi reciproci, anche se provvisoria, è certamente positiva per le aziende, ma d’altra parte questo continuo altalenarsi di decisioni controverse mantiene una forte incertezza sui mercati e ciò è veleno per chi fa impresa, perché programmare gli affari diventa estremamente difficile», osserva Modenini. Si conferma dunque, anche per AITI, la necessità di lavorare sul fronte diplomatico in vista della fine del periodo di stop. «Credo che ora questi 90 giorni di sospensione sui dazi siano un tempo sufficiente per trovare una soluzione soddisfacente per le parti coinvolte». Secondo Modenini, la Svizzera dovrà mostrare capacità diplomatica e forte empatia nei confronti dei decisori americani. «Al riguardo, sarebbe certamente utile se il Consiglio federale si facesse aiutare anche da figure chiave americane che hanno un’entratura diretta nello staff del presidente Trump, senza dimenticare il lavoro di convincimento che bisogna fare pure sui deputati e senatori americani».
C’è anche l’Europa
Alla luce della crescente instabilità nei rapporti con gli Stati Uniti sarà poi necessario puntellare quelle relazioni commerciali che, invece, negli anni hanno dimostrato di essere affidabili e prospere: «La Svizzera farebbe bene a mantenere un contatto diretto continuo anche con l’Unione Europea», ammonisce Modenini. «Si tratta del nostro principale mercato di riferimento. La maggior parte delle esportazioni svizzere è infatti diretta verso i Paesi membri. Non è quindi nostro interesse che i Paesi europei siano messi in difficoltà dai dazi americani». Secondo Modenini, un certo coordinamento anche con loro sarebbe quindi opportuno, «per quanto chiaramente il primo obiettivo resta di difendere gli interessi economici svizzeri negli Stati Uniti e altrove».