Svizzera

BNS: «La crisi CS non porti a conclusioni affrettate sulle regole delle banche»

Lo ha affermato all'assemblea generale della Banca nazionale svizzera il suo presidente Thomas Jordan
© Gabriele Putzu
Ats
28.04.2023 11:50

Il dissesto del Credit Suisse (CS) e la sua acquisizione da parte di UBS non devono portare a «conclusioni affrettate» sulla regolamentazione bancaria. Lo ha affermato all'assemblea generale della Banca nazionale svizzera (BNS) il suo presidente Thomas Jordan, secondo il testo del suo discorso.

Jordan ha comunque ritenuto necessario condurre una analisi approfondita. «I recenti eventi giustificano la necessità di rivedere la regolamentazione e la supervisione delle banche». Alla luce delle «drammatiche giornate di metà marzo», ha proseguito, il rafforzamento della supervisione bancaria appare ora ovvio.

L'inasprimento riguarderebbe soprattutto la costituzione di garanzie aggiuntive per evitare il ricorso al diritto di necessità, come avvenuto per il salvataggio del Credit Suisse. Per il presidente della BNS, la normativa dovrebbe obbligare le banche a detenere fondi propri sufficienti «che possono essere dati in pegno o trasferiti in qualsiasi momento e senza restrizioni».

Il 19 marzo la BNS ha liberano al favore del CS un sostegno aggiuntivo di liquidità (denominato ELA+) di 100 miliardi di franchi. Con questo prestito si è però giunti «al limite di quanto sia ammissibile», sostiene Jordan. Questo prestito è accompagnato da un privilegio in caso di fallimento del Credit Suisse.

Il salvataggio della banca era comunque necessario e ha consentito di scongiurare il rischio di una «crisi finanziaria ed economica di livello mondiale». «Secondo noi, non sarebbe stato responsabile arrivare a questo punto», ha detto Jordan.

Quanto alla possibile distorsione della concorrenza legata all'emergere di un nuovo colosso bancario nato dall'assorbimento del CS da parte di UBS, Jordan afferma di voler lasciare che il mercato si regoli da solo. Il presidente della BNS ritiene che la nuova UBS svolgerà le sua attività in modo «responsabile».

Credit Suisse e UBS continuano ad assumere personale

L'assorbimento del Credit Suisse da parte di UBS non si fa ancora sentire a livello di tagli di impieghi. È anzi vero il contrario: le due banche sono infatti alla ricerca di dipendenti, e non pochi.

Il Credit Suisse necessita attualmente di 130 persone supplementari. Tra i profili richiesti ci sono anche impiegati con responsabilità manageriali. Presso UBS sono 234 i posti vacanti, afferma un'indagine condotta dal portale d'impiego Indeed per l'agenzia di stampa finanziaria Awp.

A ciò si aggiungono i 140 lavoratori cercati da Raiffeisen e i 130 dalla Banca cantonale di Zurigo. In totale nel settore ci sono attualmente 950 posti vacanti, indica Indeed.

Il fatto che il Credi Suisse stia cercando personale nonostante l'acquisizione da parte di UBS è probabilmente dovuto alle numerose dimissioni di personale avvenute negli ultimi mesi, sostiene Awp. Del resto, fino a fusione formalmente avvenuta, le due banche devono continuare a operare come prima.

Detto ciò, a medio temine sono attesi tagli occupazionali. La stampa ha ipotizzato che nella nuova UBS verranno soppressi fino a 30.000 impieghi in tutto il mondo, molti dei quali in Svizzera. Non ci sono tuttavia cifre ufficiali.

Alla fine 2022, le due banche offrivano complessivamente 123.000 impieghi. Secondo gli ultimi dati, UBS ha 21.000 dipendenti in Svizzera e il Credit Suisse 11.000.

In questo articolo: