Territorio

Cambio di passo per limitare il lupo: allevatori e Cantone si fanno sentire

Il mondo agricolo ticinese consegna una lettera al Consiglio di Stato, chiedendo interventi urgenti contro il grande predatore – L'Esecutivo si è a sua volta attivato, interpellando il Dipartimento federale dell'ambiente – Claudio Zali: «Vorremmo regole più semplici»
Giona Carcano
31.08.2022 21:30

Campanacci anziché carcasse. Ma la trama di fondo non cambia: gli allevatori e i contadini ticinesi sono stufi. Stufi di «non venire ascoltati dalle autorità», stufi di «vivere con il rischio costante di perdere capi di bestiame». Stufi, soprattutto, del lupo, «le cui predazioni hanno raggiunto proporzioni mai viste prima». Sono queste alcune voci raccolte questa mattina a Bellinzona, nei pressi dell’entrata di palazzo delle Orsoline. È lì che, ancora una volta, una quarantina di rappresentanti del mondo agricolo cantonale ha voluto ricordare che sì, il lupo era, rimane e rimarrà un grande problema. Tanto che – spiegano – «il grande predatore sta portando a una crisi irreversibile della pastorizia in Ticino». Ma qualcosa, come vedremo, si sta muovendo. Sia a Bellinzona, sia a Berna.

Quasi 200 predazioni

Questa volta, oltre a far sentire il suono dei loro campanacci, i manifestanti hanno consegnato una raccomandata a mano alla Cancelleria. Una decina di pagine – firmate dall’Unione dei contadini ticinesi (UCT), dall’Associazione per un territorio senza grandi predatori (APTdaiGP), dalla Federazione dei consorzi di allevamento caprino e ovino, dalla Società ticinese di economia alpestre, dai Giovani contadini ticinesi e dall’Alleanza patriziale – capaci di descrivere nel dettaglio tutte le predazioni registrate fino al 29 agosto dall’APTdaiGP. Sarebbero 198, un numero – appunto – mai visto prima d’ora. Tanti gli attacchi, quindi. Troppi, evidentemente, per gli allevatori, che hanno altresì ipotizzato il numero di esemplari problematici: una decina, sparsi in tutto il territorio cantonale. Di qui la richiesta al Governo di un intervento urgente. «Siamo qui per mostrare il nostro disappunto per le mancate risposte alle nostre numerose sollecitazioni», spiega Omar Pedrini, presidente del Unione contadini ticinesi. «Chiediamo un aiuto, non per forza finanziario, per far fronte al problema lupo. Un problema che quest’anno è esploso, come dimostrano i dati sulle predazioni che abbiamo raccolto. Le nostre cifre non corrispondono a quelle fornite dall’Ufficio caccia e pesca, tanto che a volte sembra che si voglia sminuire il problema. Noi siamo fiduciosi, vogliamo credere che questa situazione sia dovuta alla mancanza di personale all’interno degli uffici competenti. In generale, ci aspettiamo un impegno maggiore da parte del Cantone per sollecitare casi di abbattimento alle autorità federali».

L’equilibrio non c’è più

Detto, fatto. Perché questa volta il Consiglio di Stato ha a sua volta consegnato una lettera a Berna. «Abbiamo chiesto di essere ascoltati», conferma Claudio Zali, direttore del Dipartimento del territorio. «Abbiamo segnalato che l’equilibrio che c’era in passato tra l’esigenza di salvaguardare una specie protetta e l’esigenza di un settore economico fragile come l’agricoltura di montagna, si è spezzato. Constatiamo che, solo negli ultimi due mesi, ci sono state una trentina di predazioni. Un numero superiore a tutte le uccisioni censite nei due anni precedenti. Questo equilibrio va quindi ripristinato». Nella sua lettera alle autorità federali, il Consiglio di Stato ha anche sottolineato le lungaggini di Berna per quanto riguarda le autorizzazioni di abbattimento e l’ottenimento delle prove del DNA. «Abbiamo dovuto revocare l’ordine di abbattimento per il lupo di Cerentino (18 maggio, ndr) dopo che i dati di Berna dicevano che si trattava di un branco, dunque un campo di competenza federale», prosegue Zali. «Ma due mesi dopo, stiamo ancora aspettando notizie. Chiediamo quindi maggiore efficacia». Non solo. Uno dei punti sollevati dai manifestanti all’indirizzo del Consiglio di Stato e della Deputazione ticinese a Berna (incontrata questa mattina a Bellinzona) è quello di spingere affinché cambi la legge federale sulla caccia e la Strategia lupo Svizzera. Un punto colto anche a Bellinzona. «Vorremmo regole più semplici, perché nella situazione in cui ci troviamo l’equilibrio non è più dato», dice ancora Zali. «Dobbiamo infatti prendere atto di una situazione non più sotto controllo. Di conseguenza, serve un cambio del quadro normativo».

Maggiore rapidità

Zali, poi, riconosce che le misure di protezione hanno i loro limiti «sia in termini di fattibilità, sia in termini di conflitto fra cani da guardia ed escursionisti». La variabile sulla quale è indispensabile intervenire, come spiega ancora il presidente del Governo, è allora «quella di limitare un animale che si è diffuso molto perché non ha nemici naturali». L’Esecutivo si aspetta in primis una risposta allo scritto, indirizzato al Dipartimento federale dell’ambiente, ma anche l’adozione di regole differenti da parte del Parlamento. «Non si tratta necessariamente di godere di maggiore autonomia decisionale da parte dei Cantoni, a me sta benissimo che gli ordini di abbattimento arrivino dalla Confederazione. Desideriamo tuttavia regole più semplici, un sistema meno farraginoso e tempistiche decisamente più rapide». Zali, infine, difende l’operato dell’Ufficio caccia e pesca, criticato dagli agricoltori. «Se l’Ufficio non può intervenire verso l’auspicata regolazione perché le norme non lo permettono, non è più solo una questione di personale. Inoltre, sono ad esempio state spese 600 ore di lavoro in seguito all’ordine di abbattimento del lupo di Cerentino, poi revocato da Berna».

Il sostegno di Berna

Il lupo, in Ticino come in Svizzera, viene dunque visto sempre più come un problema crescente. Anche dallo stesso Consiglio federale, che proprio oggi ha deciso di sostenere la proposta della Commissione dell’ambiente del consiglio degli Stati. Una proposta pensata per estendere il margine di manovra per l’abbattimento di singoli esemplari. Attualmente, indica l’Esecutivo, nel nostro Paese vivono circa 180 lupi e 17 branchi. E a causa della crescita della popolazione di lupi, gli attacchi agli animali da reddito sono in aumento; quest’estate, come ricorda ancora il Consiglio federale, si sono addirittura verificate situazioni di conflitto con l’uomo. Vista la situazione, il Governo ha quindi stabilito l’opportunità di sostenere l’iniziativa parlamentare (depositata lo scorso anno) che ha per obiettivo la regolazione preventiva delle popolazioni di lupi e non solo, come oggi, in seguito a danni o grave pericolo. «Ciò consentirebbe ai Cantoni di eliminare i lupi che diventano pericolosi per l’uomo».  

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