Lugano

«C'è chi dice che ho sventrato la città, ma quella strada l'ho fermata io»

L’ex sindaco Giudici ricorda quando a fine anni Settanta venne progettata una circonvallazione per aggirare il centro - Fu costruito solo il viadotto incompiuto del Brentino
© CdT/Chiara Zocchetti
Giuliano Gasperi
26.06.2024 06:00

«Mi sono messo in mezzo e ho bloccato tutto: è rimasto solo il ‘ponte dei sospiri’, che a mio parere andrebbe demolito». Ci parla al telefono, Giorgio Giudici, non lo vediamo in volto, ma la sua voce tradisce quel mezzo sorriso che testimoniava, e testimonia ancora, la sua passione per la politica. Che con tutta probabilità gli manca. Sarà per questo che ieri, dopo aver letto il nostro articolo sul Brentino, viadotto abbandonato per decenni e tornato utile come deviazione nel contesto dei lavori di risanamento dello svincolo di Lugano Sud, l’ex sindaco ha voluto ripercorrere la storia di quella strada mancata. Dobbiamo tornare al 1978, quando il nostro interlocutore era un semplice municipale. «Allora il Cantone voleva realizzare la cosiddetta ‘strada di cabotaggio’, che era prevista dal Piano regolatore di Lugano del 1964: un aggiramento del centro città che, dal Brentino, avrebbe dovuto proseguire parallelamente alla ferrovia e attraversare la Valle del Tassino, che è bellissima e sarebbe stata stravolta da un viadotto con i suoi piloni di cemento. La strada – continua Giudici – sarebbe arrivata in zona Sant’Anna a Sorengo e, verso Nordest, alla stazione FFS, che avrebbe oltrepassato con un tunnel più o meno dove oggi si vuole costruire il nuovo sottopassaggio Genzana. Questa circonvallazione avrebbe infine imboccato via Tesserete, che avrebbe dovuto essere ampliata distruggendo un intero filare di piante, per poi scendere in via Torricelli e giungere di fronte alla masseria di Cornaredo».

I piani di allora. Le cose sono andate molto diversamente.
I piani di allora. Le cose sono andate molto diversamente.

Tutto andato a monte, ad accezione del Brentino. La sua costruzione, come spiegava il Consiglio di Stato sette anni fa rispondendo a un’interrogazione di Sara Beretta Piccoli e cofirmatari, era stata anticipata alla fine degli anni Sessanta in concomitanza con i lavori per la creazione dello svincolo di Lugano Sud. Un portarsi avanti rivelatosi infausto. Nel suo complesso «il progetto costava troppo e i Comuni toccati non avevano intenzione di mettere mano al portafoglio» scriveva la stessa Beretta Piccoli. «Così il Gran Consiglio, bocciando il credito per una prima tappa, nel 1985, mise la parola fine sulla circonvallazione di Lugano». «Quella variante – osserva ancora Giudici – sarebbe entrata in modo brutale nella città: per quello mi opposi. Poi capimmo che la vera strada di cabotaggio sarebbe potuta essere la A2, a cui però serviva un’uscita Nord. Ma non quella, assurda, che portava tutto il traffico verso le Cinque Vie: serviva un aggiramento che toccasse i due estremi di Lugano, come una tenaglia. Così nacque l’idea della galleria Vedeggio-Cassarate». Sulla situazione viaria attuale di Lugano, l’ex sindaco ha parole amare. «Situazione gravissima, caotica. Quando ci proposero il Piano viario, ricordo che dissi a un ingegnere: ‘Se non funziona, il ripristino lo faremo pagare a lei’. Ora non ci si mette più mano con forza... Io posso dire di essere intervenuto diverse volte per salvare Lugano da interventi sbagliati, anche se alcuni mi rimproverano di aver sventrato la città...». Sì, la politica gli manca.

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